Processo Mediaset Berlusconi: storia, condanna e cos'è: sentenza

Processo Mediaset Berlusconi: storia, condanna e cos'è, qual è la sentenza e la spiegazione che ha reso ineleggibile il leader di FI con la Legge Severino

Redazione
di Redazione
11 aprile 2018 11:08
Processo Mediaset Berlusconi: storia, condanna e cos'è: sentenza

Processo Mediaset Berlusconi: storia del processo che ha condannato il Cavaliere ad una sentenza che lo ha interdetto dagli uffici pubblici.

Cos'è esattamente il processo Mediaset?

Per quale motivo è nato?

In questo articolo scopriamo:

tutta la sua storia,

le varie sentenze,

i passaggi del lungo processo,

gli effetti che il processo ha avuto sulla vita politica di Silvio Berusconi.

 

La storia del processo Mediaset: cos'è?

Cos'è il processo Mediaset? La lunga storia del processo Mediaset comincia il 27 aprile del 2005 quando viene chiesto il rinvio a giudizio, da parte dei PM Alfredo Robledo e Fabio De Pasquale, di 14 persone tra cui Silvio Berlusconi, con l’accusa di appropriazione indebita, frode fiscale e falso in bilancio. In un procedimento separato ma inerente all’accusa, sono stati anche indagati i figli di Berlusconi: Marina Berlusconi e Piersilvio Berlusconi.

Della stessa indagine di Silvio Berlusconi invece:

7 dirigenti del gruppo Mediaset e Fininvest;

Fedele Confalonieri con l’accusa di Falso in bilancio;

David Mills;

Paolo Del Bue;

Candia Camaggi;

Farouk Mohamed Agrama;

Daniele Lorenzano.

Dalle indagini che erano state svolte sulla All Iberian si trovò un intreccio tra due società, Century One e Universal One, con una finanziaria di Silvio Berlusconi, la Silvio Berlusconi Finanziaria, con sede a Lussemburgo. Sui conti della Century One e dell’Universal One sono state trovate traccie di fondi neri che venivano girati in altri conti siti in Svizzera, Montecarlo e Bahamas. Questi fondi neri erano, secondo le indagini, a disposizioni degli indagati e manovrati da uomini di fiducia del Cavaliere. In questo modo Mediaset riusciva a comprare diritti dei film made in USA in maniera illegale, ovvero non comprandoli direttamente ma dietro società offshore (Century One, dell’Universal One, Wiltshire Trading, Harmony Gold) che tra un passaggio e l’altro della compra vendita aumentavano il prezzo e permettendo di togliere somme di denaro in nero tra il prezzo iniziale dei diritti televisivi e quello finale.

L’accusa di falso in bilancio per Silvio Berlusconi deriva proprio da quest’ultimo giro di soldi. Infatti Silvio Berlusconi, con l’acquisto indiretto dei diritti televisivi USA, avrebbe guadagnato fondi neri per l’ammontare di 280 milioni di euro (che avrebbe riscosso in lire, dollari, franchi svizzeri e francesi, fiorini olandesi e in euro). Su tale somma non solo non vi è stato il pagamento di alcuna tassa, secondo i PM ci sarebbero state anche operazioni di frode nei confronti degli azionisti (appunto falso in bilancio).

Nel ricostruire questa difficile vicenda (difficile per tutti gli intrecci che vi sono dietro) i PM hanno dovuto tenere conto della rinuncia, da parte di Silvio Berlusconi, delle cariche societarie nel 1993 (che comunque ha continuato a gestire dietro prestanome).

L’accusa è stata sostenuta da:

Carlo Bernasconi (personaggio a capo della società Silvio Berlusconi Communication);

Marina Camara (dipendente di Bernasconi, nonché segretaria, che ha sostenuto che le indicazioni per gli acquisti avvenivano ad Arcore);

Oliver Novick (che era responsabile della direzione della Direzione Corporate Development).

 

Processo Mediaset e la Corte Costituzionale

Il 1 marzo del 2010 la difesa di Silvio Berlusconi ha fatto ricorso presso la Consulta sul legittimo impedimento. Il ricorso alla Corte Costituzionale fu fatto dalla difesa del Cavaliere per il rigetto dell’istanza presentata dai giudici sul legittimo impedimento. Secondo la difesa di Silvio Berlusconi, ci doveva essere il rinvio dell’udienza in quanto il Cavaliere, allora Presidente del Consiglio dei Ministri, doveva presiedere una riunione di governo per discutere il disegno di legge anti-corruzione.

La Corte Costituzionale, ha respinto il conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato sollevato dalla difesa di Silvio Berlusconi, dichiarando la richiesta dalla difesa del Cavaliere infondata.

 

Processo Mediaset: la condanna in primo grado

Dopo la lunga ricostruzione dei fatti, il 18 giugno 2012 i due PM, Fabio De Pasquale e Sergio Spadaro, hanno chiesto al giudice una condanna, per la frode fiscale, per un ammontare di 7,3 milioni di euro. La condanna richiesta dai due PM era di 3 anni e 8 mesi di reclusione.

Circa quattro mesi dopo sono arrivate le prime condanne. Infatti il Tribunale di Milano ha condannato in primo grado, il 26 ottobre del 2012, Silvio Berlusconi a 4 anni di carcere, 5 anni d’interdizione dai pubblici uffici e 3 d’interdizione dagli uffici direttivi. Mentre Fedele Confalonieri è stato assolto per non aver commesso il fatto, Frank Agrama è stato condannato a 3 anni di reclusione. Al manager Daniele Lorenzano sono stati dati 3 anni e 8 mesi e all’altro manager, Gabriella Galetto, 1 anno e 2 mesi.

Le pene di tutti i condannati sono ridotte di 3 anni grazie all’indulto del 2006.

 

Processo Mediaset: Corte d’Appello

Il 9 novembre del 2012 la difesa di Silvio Berlusconi presenta il ricorso presso la Corte d’Appello.

L’8 maggio del 2013 la Corte d’Appello di Milano conferma la pena nei confronti di Silvio Berlusconi:

4 anni di reclusione;

5 anni d’interdizione dai pubblici uffici;

3 anni d’interdizione dalle cariche direttive.

Dopo la pena della Corte d’Appello la difesa di Silvio Berlusconi ha fatto ricorso presso la Corte di Cassazione.

 

La sentenza della Cassazione

Il 1 agosto 2013 alle ore 19:38 arrivata la sentenza della Corte di Cassazione. Il Palazzo di Giustizia era da ore blindato dalle forze dell’ordine. Sotto Palazzo Grazioli i giornalisti attendevano con ansia la notizia assieme all’Esercito di Silvio, gli storici sostenitori del Cavaliere.

Dopo sette ore di camera di consiglio i giudici hanno pronunciato il verdetto. Il giudice della Suprema Corte recita: “annullata la sentenza impugnata nei confronti di Berlusconi Silvio” aggiungendo che l’interdizione dai pubblici uffici sarà rimandata alla Corte d’Appello e confermando la condanna nei confronti di Silvio Berlusconi. Mentre il mondo sta a guardare la storica giornata politica, che per molti ha messo fine alla Seconda Repubblica, l’Esercito di Silvio, ingannato dalle prime parole del giudice “annullata la sentenza” comincia ad esultare e ad inneggiare il nome di Silvio Berlusconi. Ma i festeggiamenti durano ben poco. Viene spiegato anche a loro che Silvio Berlusconi è stato condannato:

4 anni di reclusione (3 di indulto e 1 anno di arresti domiciliari o di servizi sociali) per frode fiscale.

Per quanto riguarda l’interdizione, la Corte di Cassazione ha deciso di rinviarla alla Corte d’Appello che la dovrà ricalcolare fino a 3 anni.

 

Processo Mediaset e la legge Severino

Il processo Mediaset ha reso Silvio Berlusconi incandidabile per sei anni.

La Legge Severino, varata dall'ex Ministro della Giustizia Paola Severino durante il Governo di Mario Monti, prevede l'interdizione immediata in caso di condanne (anche in primo grado) per corruzione.

E' stata proprio questa legge che ha messo Silvio Berlusconi nella condizione di non essere candidabile per sei anni, dal 2013 al 2019.

Il leader di Forza Italia ha fatto ricorso alla Corte di Strasburgo che entro l'anno si dovrebbe esprimere sulla questione.

Per il momento Silvio Berlusconi non può ricoprire nessun incarico pubblico.

Tuttavia alle passate elezioni politiche lo stesso leader di Forza Italia ha fatto una forte campagna elettorale nel Centrodestra.

Sebbene il suo partito abbia perso molti voti nell'arco degli anni, Forza Italia continua comunue ad essere una forza politica che ha un certo peso in Italia.

Non è da escludere che dopo l'interdizione dagli uffici pubblici Silvio Berlusconi possa tornare a ricoprire degli incarichi istituzionali.

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