Digital Tax Italia: cosa prevedeva la proposta di tassazione Renzi

Digital tax Renzi come funziona in Italia la tassazione sul commercio elettronico con ritenuta 25% per imprese estere che vendono online nel nostro Paese

Redazione
di Redazione
13 settembre 2019 15:55
Digital Tax Italia: cosa prevedeva la proposta di tassazione Renzi

La Digital Tax Italia, è la tassa che Matteo Renzi voleva far introdurre dal 2017 e che avrebbe dovuto colpire i grandi colossi digitali come Google, Facebook, eBay.

Il presupposto dell'imposizione fiscale, doveva essere quello di far pagare le tasse nei luoghi dove si svolgono le transazioni commerciali e gli affari.

 

Questo è quanto era stato annunciato dall'ex Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, prima della debacle del referendum costituzionale.

 

Dal 2019, entra in vigore la Web tax 2019 con aliquota al 3%.

 

Digital tax Italia: che cos'è?

Che cos'è la digital tax?

La Digital tax Italia, doveva essere la nuova tassa che Renzi voleva far inserire nella Legge di Bilancio 2017, se l'Europa non avesse provveduto ad affrontare il problema della web tax Google, una tassa, fra l'altro, fortemente osteggiata dallo stesso Presidente del Consiglio nel 2013 quando era ancora segretario del PD e successivamente modificata nel 2014 con l’abrogazione della norma che imponeva l’acquisto di pubblicità online solo da società aventi sede in Italia, quando era a capo del Governo.

 

Proprio questo repentino cambio di rotta di Renzi, fa della digital tax un vero punto di domanda, nel senso che se da una parte la nuova tassazione italiana per i colossi digitali come Google o Apple, viene messa in campo per sconfiggere l'elusione fiscale online ed inserita nella Legge di Stabilità, è perché l'Europa non si è ancora espressa con un'apposita legge comunitaria, dall'altra invece c'è già chi sostiene che questa, sembrerebbe solo una mossa strategica di Renzi per sollecitare Bruxelles ad intervenire sulla questione con una legge comunitaria; in quanto una digital tax solo italiana che tassi Google per le sue transazioni e affari in Italia, oltre che ad essere illegale è anche inapplicabile, in quanto serve prima l'ok dell'OCSE, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che auspicando patti sovranazionali per sconfiggere l'evasione fiscale, probabilmente boccerebbe la tassa di Renzi.

 

Nel testo della nuova Legge di Bilancio 2019 si è tornati a parlare di una nuova Web Tax, per maggiori informazioni leggi Web tax che cos'è e come funziona mentre dal 2019 potrebbe arrivare la web tax Europa.

 

Digital tax di Renzi: come sarebbe dovuta funzionare?

Per capire cos'è e come sarebbe dovuta funzionare la digital Tax in Italia, occorre fare riferimento al testo della bozza della proposta di legge presentata dai deputati di Scelta Civica Stefano Quintarelli e Giulio Cesare Sottanelli in pieno accordo con il sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti che tratta le norme in materia di contrasto all'elusione fiscale online.

 

La proposta di legge, parte da una considerazione importante che il commercio elettronico ed internet sono fonti di reddito ai quali è impossibile, o molto difficile, applicare le norme sulla territorialità in quanto l'immaterialità dei confini, fa si che i tradizionali confini territoriali non possano essere utilizzati in tal senso. In particolare, questo fenomeno è ancora più evidente nel commercio elettronico diretto, perché le operazioni di scambio online non sono legate ad un bene materiale ed ad un luogo dell'attività specifico, così come avviene nel commercio tradizionale.

 

Per cui se il bene, il venditore e il luogo in cui viene la consumazione non sono definibili territorialmente occorre intervenire:

1) sulla residenza fiscale dell'impresa che ha effettua il commercio elettronico;

2) individuare il luogo in cui vengono erogati i servizi principali degli affari dell'impresa, dei fornitori, delle banche e dei clienti. 

 

La bozza della proposta di legge va in un nuovo verso, ossia, quello di assumere il luogo dei pagamenti come prova della proprietà nel commercio elettronico. D'altro canto anche l'OCSE afferma già da tempo che, occorrono nuove regole per fermare l'elusione fiscale dei grandi colossi digitali, colpevoli di una significativa erosione della base imponibile, grazie al trasferimento dei profitti in Paesi a fiscalità ridotta, vedi Google con l'Irlanda.

Regole che in Italia, darebbero vita ad una tassazione applicata ai compensi pagati per l’uso o la concessione del diritto d’autore su prodotti informatici da parte di distributori italiani alle software house estere, che grazie alla nuova legge sarebbero qualificati come royalties e quindi tassabili. 

 

Digital tax ritenuta del 25% sulle vendite digitali dall'estero:

Per quanto riguarda gli effetti della digital tax sulle imposte dirette, la proposta di legge, a causa delle difficoltà nel quantificare i beni intangibili, individuare una territorialità nel commercio elettronico ed il luogo in cui avviene la consumazione del bene, propone sulla base degli studi OCSE una ritenuta alla fonte ai pagamenti effettuati da soggetti residenti in un Paese al momento dell'acquisto di prodotti o servizi digitali presso un e-commerce estero. Dal momento però che i consumatori finali non sono sostituiti di imposta, occorre ricorrere all'ausilio delle istituzioni finanziarie che si occupano di regolare i pagamenti degli acquisti online.

 

Ipotizzando che tutto questo sia realizzato, la digital tax prevede una ritenuta del 25% su ogni vendita digitale effettuata dall'estero in Italia. Tale ritenuta, sarà operata dall'intermediario finanziario, per cui banche, poste i istituti di credito, al momento del pagamento a meno che Google, Apple, Facebook, eBay e tutti gli altri colossi digitali non decidano di aprire una sede fiscale sul nostro territorio o trovino un accordo fiscale con il fisco italiano. Cosa che è già successo per Amazon che da maggio 2015 ha una stabile organizzazione nel nostro Paese.

 

Il principio di imposizione della digital tax, è quindi di prevedere una ritenuta alla fonte su ogni transazione effettuata, tramite banca, dall'estero in Italia da parte di società digitali che in più di 6 mesi hanno superato 5 milioni di euro di entrate nel nostro Paese.

 

DIgital tax e IVA: La nuova tassazione sui prodotti e servizi digitali pone il problema dell'imposta sul valore aggiunto che il Governo Renzi o l'Europa deve risolvere, se intendono portare a casa questo importante risultato: tassare i colossi digitali.

Il problema dell'IVA nella digital tax, riguarda i casi in cui il venditore o l'acquirente online, siano residenti in paesi che non prevedono l'IVA o che la prevedono con aliquote ridotte. Stessa difficoltà per l'imposta sul valore aggiunto per i beni acquistati dai consumatori finali, ai fini della tassazione sul consumo, si deve applicare la legge del Paese di residenza del fornitore, e ciò può far decidere alle aziende di cambiare sede in Paesi in cui vige un'aliquota IVA ridotta.

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