
Gli Hotspot immigrazione sono dei centri per lo smistamento e identificazione che l'Europa ha chiesto di allestire dal 16 settembre 2015 in tutti quei luoghi sensibili per lo sbarco di immigrati (Grecia e Italia).
Tale misura in Italia, secondo le dichiarazioni dell'allora Ministro degli Interni, Angelino Alfano, sarebbe dovuta partire solo dopo l'avvio delle prime ridistribuzioni di richiedenti asilo dall'Italia verso l'Europa.
Ma cosa sono gli hotspot e come funzionano? A cosa servono esattamente e dove sorgeranno in Italia?
Hotspot immigrazione: cosa sono?
Gli hotspot sono centri di prima accoglienza per i migranti giunti in Europa via terra o via mare senza regolare permesso.
Questi nuovi centri in Italia hanno sostituito i vecchi CIE, centri di Identificazione ed espulsione, sorgendo nelle località più sensibili agli sbarchi clandestini, per cui concentrati in 5 porti del Sud e Catania come base operativa regionale di Frontex, Ufficio dell'Asilo Ue e Europol che collaboreranno con le autorità italiane.
Con gli hotspot cambia il nome ma non la sostanza, in quanto rimangono centri per la detenzione dei cittadini stranieri sprovvisti di regolare permesso di soggiorno, dai quali lo straniero accolto non può, o almeno non potrebbe, uscire senza permesso e né ricevere visite di terze persone.
Differenza tra Hotspot e Centri Identificazione Espulsione: posto che l'obiettivo dei CIE e degli hotspot è pressoché simile, ossia, accogliere, identificare e rinchiudere le persone straniere in attesa di rimpatrio, di asilo politico o riconoscimento dello status di rifugiato, la differenza più importante sta nel funzionamento. Nei CIE il trattenimento del migrante presso il centro, avviene su disposizione del Questore entro 30 giorni, prorogabili fino a 18 mesi nel caso in cui vi siano impedimenti oggettivi al rimpatrio. Il suo funzionamento invece è di competenza del Prefetto che può affidare la gestione dei servizi del centro a soggetti privati, cooperative, Onlus con il compito di provvedere a tutte le persone presenti nella struttura mentre lo spazio esterno è vigilato dalle forze dell'ordine.
Negli Hotspot, la pemanenza dei migranti dovrebbe essere al massimo di 48 ore, ossia, il tempo necessario per effettuare una prima divisione tra migranti con diritto di asilo e clandestini.
Leggi la nuova normativa sull'immigrazione di Salvini nel decreto Sicurezza.
Come funzionano gli Hotspot immigrazione?
Gli hotspot immigrazione che come abbiamo detto, sono in tutto 5 e tutti concentrati vicino ai porti di 5 città del Sud Italia in particolare della Sicilia ma anche in Grecia, vede nella città di Catania la creazione di una base operativa regionale di Frontex che collaborerà con l'Ufficio dell'asilo Ue (Easo), Europol e le autorità italiane, fornendo all'Italia anche i mezzi operativi necessari per le attività funzionali degli hotspot come navi, aerei ecc.
Come funzionano gli hotspot?
Questo tipo di centri fortemente voluti e sostenuti dal Cancelliere Angela Merkel al fine di trovare una soluzione ai flussi migratori che stanno investendo le coste d'Europa, sono centri di detenzione e di identificazione, che verranno gestiti oltre che dall'Italia e dalla Grecia, anche e soprattutto da agenzie europee quali Frontex, EASO e Europol.
Una volta sbarcati sulle coste italiane o greche, i migranti saranno immediatamente trasferiti negli hotspot dove verranno curati, rifocillati, vestiti e, teoricamente entro 48 ore, smistati.
Lo smistamento nei nuovi hotspot immigrazione avverrà sulla base di chi ha i requisiti o meno per il diritto d'asilo, per cui le persone cui viene riconosciuto lo status di rifugiato per cui idonee a presentare la richiesta di permesso di soggiorno per asilo politico, verranno trasportate nei cd. "hub aperti" dedicati, le altre invece, migranti economici e quindi clandestini, saranno mandati in "hub chiusi".
Dove sorgono gli hotspot in Italia?
Il primo hotspot in Italia ad aprire, è stato quello di Lampedusa, il più grande con 500 posti, a seguire le strutture nei porti di Pozzallo (300 posti), Porto Empedocle (300 posti) e Trapani (400 posti) e solo alla fine del 2015 anche quelle di Augusta e Taranto entrambe con una capienza da 300 posti l'uno.
In questi centri hotspot, voluti dalla Commissione europea, si svolgoo tutte le operazioni di identificazione, registrazione, rilevamento delle impronte digitali e smistamento di tutte le persone appena sbarcate o salvate in acqua.
Hub aperti per chi ha diritto d'asilo e hub chiusi per migranti clandestini:
HUB aperti per chi ha diritto d'asilo: Gli hub aperti sono strutture del progetto hotspot Italia che ospitano i migranti con diritto di protezione internazionale, in attesa dell'udienza per il riconoscimento, o meno, della domanda d'asilo.
Ricordiamo a tal proposito che per legge il diritto d'asilo è riconosciuto alla persona che:
"temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese; oppure che, non avendo una cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di siffatti avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra”.
In questi casi, la Commissione territoriale competente può, a seguito presentazione della domanda di protezione internazionale, riconoscere lo status di rifugiato ed il rilascio da parte della Questura del permesso di soggiorno per asilo politico dalla durata di 5 anni e rinnovabile, che consente di accedere allo studio, al lavoro, al SSN, prestazioni INPS quali l'assegno sociale, invalidità, assegno di maternità ecc. nonché alla domanda del permesso per soggiornanti di lungo periodo e poi il reddito di cittadinanza se residenti in Italia da almeno 10 anni.
HUB chiusi per i migranti economici: invece sono strutture dislocate al Sud, che ospitano tutti i migranti in attesa dell'ordinanza di rimpatrio, poiché durante la permanenza negli hotspot, sono stati classificati come non aventi diritto d'asilo, e per questo respinti dal nostro Paese.