Spagna, Italia e Portogallo cercano in Ue “schema di reddito minimo”

Introdurre uno scudo sociale per i Paesi Ue. La proposta dei 3 Ministri mira a combattere esclusione sociale e arginare gli effetti della recessione.

Spagna, Italia e Portogallo cercano in Ue “schema di reddito minimo”

A poche ore dall’inizio della riunione dell’Eurogruppo, dove si cercano ancora risposte comuni alla crisi del coronavirus, i Governi di Spagna, Italia e Portogallo hanno lanciato una richiesta, chiara e comune, per arrivare ad uno “Schema di reddito minimo europeo”. L’obiettivo di tale intervento è arginare gli impatti sociali di una nuova recessione economica, evitando le conseguenze disastrose di quella vissuta a seguito dello shock finanziario del 2008.

 

La proposta, attualmente in fase di stesura, verrà sottoposta all’esamina di Bruxelles affinché l’Unione consideri di introdurre una livello minimo di reddito per ogni Stato membro.

 

È il momento per l'Unione europea di guardare al futuro e continuare il percorso, finora intrapreso, presentando un Piano d'azione per l'attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali. In sostanza, si mira a introdurre uno “scudo sociale europeo”, attraverso l’adozione di una soglia minima di reddito per tutti i lavoratori dell’Ue. Questa la premessa dei tre firmatari della proposta.

 

La priorità è quella di frenare la disoccupazione e adottare misure anti-crisi a sostegno del reddito, in una congiuntura in cui maggiore è il numero di persone che perdono il lavoro, più alto è il rischio di indigenza e esclusione sociale (i dati attuali parlano di ben 25 milioni di giovani che riversano in stato di povertà in Europa).

 

Attenzione particolare alle fasce più vulnerabili, con un'iniziativa di solidarietà che generalizzi e sostenga i sistemi di reddito minimo, decente e adeguato in tutti gli Stati membri”. – cosi si legge nella nota stampa odierna del Ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Nunzia Catalfo, a seguito della sottoscrizione di un messaggio congiunto assieme al Vice-premier spagnolo, Pablo Iglesias Turrión, responsabile per i Diritti Sociali e l'Agenda 2030, e all’omonima portoghese Ana Mendes Godinho.

 

 

Il documento sottolinea la necessità di un impegno congiunto, a livello europeo, nella mobilitazione delle risorse necessarie a integrare gli importi previsti dallo schema. Il testo specifica che l’Unione europea compenserebbe lo scarto mancante, qualora i contributi nazionali non fossero in grado di coprire la portata complessiva del programma. Madrid, Roma e Lisbona si aspettano reazioni favorevoli alla proposta da parte degli altri Paesi dell’Ue. È quanto si apprende da fonti del Governo spagnolo, che rassicura sul fatto che Italia e Spagna sono rispettivamente la terza e quarta economianel blocco dei 27. 

 

Lo schema comune di reddito minimo non si baserebbe solamente sul livello di sussistenza o agli indici di ‘povertà relativa’ in Europa, ma anche su uno strumento legalmente vincolante per tutti gli Stati membri che funga da quadro di riferimento per la creazione di un reddito minimo adeguato e differenziato a seconda dei costi e degli stili di vita di ciascun Paese.

 

 

I Ministri dell'Unione responsabili dell’occupazione e degli affari sociali si erano riuniti il 5 maggio scorso in videoconferenza per discutere sulle sfide demografiche nel contesto della pandemia del covid-19 e sulle misure nazionali adottate o previste per mitigare le conseguenze negative della crisi sui mercati del lavoro e sulle economie. Il risultato del ‘tour de table’ ha alimentato nuovi elementi di dibattito in merito a un report che sta elaborando la Commissione europea sull'impatto del cambiamento demografico (che riflette anche gli andamenti causati dalla diffusione del coronavirus).

 

I Ministri hanno anche scambiato opinioni sulle misure di uscita dal lockdown e sul piano di ripresa, già adottati o previsti dalle autorità nazionali e dall’Unione europea. Quella del 5 maggio è stata la seconda videoconferenza per il settore occupazionale e sociale (dopo quella tenutasi il 19 marzo 2020).

 

La Presidenza croata di turno del Consiglio dell’Ue ha ricordato come i finanziamenti comunitari possano svolgere un ruolo cruciale nel processo di riavvio delle attività produttive e si continui a cercare soluzioni per attuare meccanismi finanziari “inclusivi” e adatti alle specifiche esigenze dei Paesi. A questo proposito, sempre nel corso della video-conferenza, l’Esecutivo Ue ha riferito quanto sia fondamentale accelerare per trovare l’accordo sullo strumento SURE (cassa-integrazione) entro l’1 giugno.

 

"Lo sforzo comune deve essere orientato verso un'Unione più resiliente, giusta e sostenibile, che abbia a cuore le persone. (…) In questi sforzi, il pilastro europeo dei diritti sociali rimane la nostra bussola” – ha affermato Nicholas Schmit, Commissario Ue per il Lavoro e i diritti sociali a chiusura della video-conferenza.

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