Ma perché Giuseppe Conte venerdì sera ha risposto male ad Angela Merkel che aveva fatto (in una intervista collettiva ai principali giornali europei, e per l’Italia a La Stampa) un’apertura importante a Italia e Spagna? La leader tedesca aveva persino detto che i paesi più indebitati dovrebbero avere “più sovvenzioni che prestiti” e che i fondi Mes sono stati apprestati per essere utilizzati, invitando indirettamente l’Italia a farlo. Il premier ha risposto piccato che “lui e Gualtieri fanno i conti e preparano il recovery plan per settembre”. Non sarebbe stato meglio tacere e incassare l’amichevole endorsement della Cancelliera, che è anche presidente pro tempore del Consiglio d’Europa nei prossimi sei delicatissimi mesi? Possibile che abbia prevalso il timore che i grillini contrari al Mes avrebbero potuto criticarlo, oppure che sia stato un riflesso condizionato per essere sul pezzo, insieme a quel tanto di vanità che, secondo i suoi critici, contraddistingue il premier? Per una volta non si poteva far finta di niente e incassare un aiutino che certo non mette a repentaglio la sovranità nazionale di un paese che si sta indebitando a rotta di collo senza peraltro riuscire a invertire la caduta dell’economia?
Lo scontro Merkel-Conte va ricostruito bene sia perché è importante per le sorti del nostro Paese, sia perché si lega indirettamente, rischiando pericolosamente per il governo di sommarsi, alle inquietudini del Pd e a qualche attenzione che riservatamente alcuni importanti esponenti della maggioranza riservano a Mario Draghi. Ecco come Francesca Sforza, autrice dell’intervista racconta la scena: “Angela Merkel si sistema appena la giacca blu cobalto, si sofferma sui giornalisti presenti durante il giro dei nomi, ognuno si suoi occhi è un Paese, e l’impressione è che lei riconosca la particolarità che ciascuno rappresenta in Europa. Guarda Italia e Spagna con simpatia, la Francia con complicità, la Polonia con indulgenza, la Gran Bretagna con un filo di distanza. Concentrata e sintetica, è molto attenta a usare le parole, non dice frasi di troppo che poi è costretta a ritirare o rettificare, non si espone mai”.
Fatta l’introduzione, Sforza aggiunge che “le scappa un sorriso quando risponde alla domanda se l’Italia farebbe bene a utilizzare il Mes” e riporta le poche e sentite parole che la Cancelliera dice: “non abbiamo messo a disposizione tutte queste risorse perché restino inutilizzate”. Più avanti aggiunge: “non credo si debba parlare dei Paesi del Nord e del Sud” e spezza una lancia per i paesi più indebitati perché “per loro ha più senso ricevere sovvenzioni anziché ulteriori prestiti”. Riconosce anche che la pandemia “ha avuto un impatto enorme sull’Italia e la Spagna: è necessario che la Germania non pensi solo a se stessa, ma che sia pronta a compiere un atto di solidarietà”.
Per una volta riprendiamo alcune analisi fatte bene sui giornali di sabato 27 giugno. Nicola Saldutti sul Corriere parte dai dati per dire qualche “scomoda verità”: “i consumi sono caduti di 84 miliardi, 9 milioni di lavoratori sono in cassa integrazione, ci sono richieste di moratoria sui debiti da parte di famiglie ed imprese per 270 miliardi. Non bisogna esagerare negli allarmi ma nemmeno nelle promesse impossibili: qui il tema non è il consenso politico alle prossime regionali, ma la coesione sociale da conservare ad ogni costo”. E noi aggiungiamo che Esselunga fa pubblicità ai propri sconti pari al 50 per cento, cosa mai vista nella catena che copre le regioni più ricche d’Italia. Gli altri operatori della Gdo, secondo l’osservatorio di Saverio Addante (capo di Promomedia, azienda leader nazionale della promozione), fanno le offerte sul pane e sulla mortadella, cosa storicamente mai successa sinora.
Massimo Franco, sempre sul Corriere, trae le prime conclusioni: “Covid, economia e immigrati, essere esposti su questo triplo fronte potrebbe far vacillare anche un esecutivo definito “obbligato” come quello di Conte. Lui ha indici di gradimento ancora alti ma i suoi alleati faticano a tenere”. E Verderami, ancora sul quotidiano diretto da Fontana aggiunge questo giudizio di Zingaretti su Conte: “si è messo a fare il furbo, ma a volte ha cadute di ingenuità. Eppoi non capisce le dinamiche parlamentari”. E spiega che “il rinvio è una tattica che garantisce a Conte più tempo a palazzo Chigi ma sta mettendo a repentaglio la forza del Pd che lo sorregge”
Dunque, mentre gli italiani che possono (e anche quelli che non possono ma magari non hanno un lavoro cui badare) cercano di godersi senza stare troppo a pensarci su la prima vera domenica d’estate dopo la chiusura, mentre i ragazzi escono di casa con pagelle più generose rispetto agli studi fatti in condizioni precarie via web, mentre l’indecorosa sceneggiata dello scaricabarile tra ministero dell’Istruzione, regioni, presidi e insegnanti sembra per il momento risolta destinando un miliardo per spegnere il focolaio, i deputati (lo scrive sempre oggi Marcello Sorgi su La Stampa) non escono più dal portone principale di Montecitorio per evitare di essere riconosciuti come casta o classe politica e contestati dai primi che passano, i partiti non sanno cosa fare: difendere il governo che non decide su Autostrade (mentre in tutta Italia dove c’è un cavalcavia magari alto solo qualche metro si viaggia ad una sola corsia per evitare rischi mentre gli investimenti in manutenzione continuano a latitare) e su dieci altri dossier, oppure dare una svolta.
Il tema principale è infatti uno solo: mentre l’economia evapora al sole dell’estate, le forze politiche (non facciamo qui differenza tra opposizione e maggioranza, salvo ricordare che tocca a quest’ultima la responsabilità di governare) sono attente solo a restare abbarbicate a questo Parlamento con il quale vogliono addirittura eleggere il presidente della Repubblica nella primavera del 2022. Ma, primo, come pensano di arrivarci con l’economia e il lavoro in queste condizioni? Dove pensano di prendere 5 miliardi al mese per mantenere la Cassa integrazione, che peraltro l’INPS non riesce nemmeno a erogare a tutti gli aventi diritto? E, secondo, non pensano che se un Parlamento totalmente delegittimato perchè i partiti, a cominciare dai grillini, non sono più l’espressione del Paese che pure ebbe a votarli a marzo di due anni e mezzo fa, riesce ad eleggere un Capo dello Stato, questi non rischia (indipendentemente dalle sue qualità) di essere delegittimato a sua volta? E conviene al Paese che anche il Quirinale entri nella palude?
Qualche segnale di movimento c’è: esponenti importanti della maggioranza, in gran segreto, avrebbero chiesto udienza a Draghi. Non sappiamo cosa si sono detti e se l’ex presidente della Bce abbia aperto qualche spiraglio e a quale invito, mentre la Treccani inseriva il suo “Whatever it takes” tra le voci dell’Enciclopedia e persino il grande Branko, l’astrologo più seguito d’Italia, citavano il celebre motto draghiano nel suo oroscopo sul Messaggero qualche giorno fa. Sotto il segno della Vergine, che è proprio quello che comprende la data di nascita di Mario Draghi.