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Ritratti (poco) diplomatici

Zarif, l’uomo iraniano del dialogo se si attenua lo scontro con USA

Ministro degli Esteri dell’Iran, diplomatico di lunghissimo corso, Mohammad Javad Zarif è anche il più interessato spettatore dello scontro Trump-Biden

Zarif, l’uomo iraniano del dialogo se si attenua lo scontro con USA

A volte, nelle relazioni internazionali, una propaganda effettuata in maniera strumentale per mettere il proprio avversario in cattiva luce può diffondere percezioni sbagliate sul ruolo di uno Stato sulla scena globale. Oppure sono proprio alcuni uomini di Governo a rovinare la reputazione del Paese che rappresentano, con le loro azioni scriteriate oppure le loro esternazioni decisamente poco diplomatiche. A volte però intervengono personaggi di estremo prestigio e professionalità che, grazie alla loro esperienza, riescono a restituire un’immagine più obiettiva del proprio paese e della sua popolazione.

 

Un esempio è Mohammad Javad Zarif, attuale Ministro degli Esteri iraniano nel governo considerato riformista guidato da Hassan Rouhani.Nel dibattito politico, così come da parte di certa stampa, si tende spesso ad identificare l’Iran solo come uno “Stato canaglia”, spinto esclusivamente dal fanatismo islamico e mosso dall’unico obiettivo di annientare Israele. Non ci si dovrebbe però dimenticare che l’Iran, che altro non è che l’antichissima Persia, è un Paese caratterizzato da cultura e tradizioni millenarie, da una società complessa e raffinata, nonché da un regime politico più articolato e complesso della maggior parte delle monarchie del Golfo e del resto del Medio Oriente.

 

Javad Zarif rappresenta bene cosa l’Iran è in realtà, e soprattutto di come è il popolo iraniano. Il Ministro degli Esteri è un diplomatico di lunghissimo corso, estremamente preparato e con una grande esperienza internazionale (completò i propri studi universitari proprio negli Stati Uniti durante gli anni Ottanta, tra San Francisco e Denver). L’ho conosciuto ed incontrato varie volte durante il mio mandato in Iran, negli anni Novanta, quando Zarif era direttore generale del Ministero degli Esteri. Ricordo ancora la sua eleganza (veste sempre in maniera impeccabile, con camicie tradizionali inappuntabili) i suoi modi cortesi e le sue grandi doti di negoziatore.Zarif – che è anche stato Ambasciatore dell’Iran presso le Nazioni Unite a New York - è sempre stato a favore di una distensione con l’Occidente e per questo motivo è stato osteggiato dalle fazioni più intransigenti, che una decina di anni fa raggiunsero il potere con l’elezione a Presidente di Ahmadinejad. Eppure, da quando Rouhani ha vinto le elezioni nel 2013, Zarif è stato il principale artefice dell’accordo storico che fu siglato nel 2015 e che sembrava aprire la strada al progressivo smantellamento del programma nucleare iraniano in cambio della rimozione delle sanzioni economiche.

 

Purtroppo, le cose poi non sono andate come si sperava: la denuncia del trattato “5+1” da parte degli Stati Uniti di Trump ha provocato, come reazione, un irrigidimento da parte iraniana e un preoccupante raffreddamento delle relazioni di Teheran non solo con l’Occidente, ma anche con il resto della regione accentuando la rivalità politica e religiosa con l’Arabia Saudita. Una vittoria di Biden alle Presidenziali di novembre potrebbe cambiare le cose e consentire la ripresa del dialogo con l’Iran. In una simile eventualità, Zarif sarebbe di sicuro in prima linea per riprendere un negoziato costruttivo. Il Ministro iraniano potrebbe allora dimostrare qual è la differenza tra un fanatico intransigente e un uomo di Stato che agisce, in maniera consapevole e ponderata, per sostenere l’interesse del proprio Paese.

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