Ocse, a fine 2020 tasso di disoccupazione al 9,4%. In Italia al 12,4

Da Parigi l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico: “Causa Covid persi tra i 31 e i 53 milioni di posti di lavoro in 37 Paesi”

Ocse, a fine 2020 tasso di disoccupazione al 9,4%. In Italia al 12,4

Le Prospettive sull’Occupazione 2020 sono tutt’altro che rosee. I dati resi noti oggi dall’Ocse non lasciano scampo: negli ultimi quattro mesi di quest’anno la disoccupazione nei 37 Paesi che aderiscono all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico toccherà la cifra record del 9,4%. In Italia arriverà fino al 12,4, “cancellando di fatto i miglioramenti” seppur lenti “registrati negli ultimi quattro anni”.


Segnali di ripresa potrebbe esserci a partire dal 2021. Ma tutto dipenderà dalla pandemia e da quanto i Paesi sapranno tenerla sotto controllo, arginandone il più possibile gli effetti sul piano sanitario e su quello economico. Comunque, ci vorrà del tempo prima di ritornare ai livelli pre-crisi. In Italia in assenza di una seconda ondata del Covid il 2021 potrebbe assestarsi con livelli di disoccupazione all’11%. Ma nel caso in cui in autunno si dovesse ripresentare l’emergenza davvero si rischia di non uscire a lungo dalle attuali stime.


Da Parigi, dove l’Ocse ha sede, ribadiscono che quella attuale è una ‘crisi sanitaria che si è trasformata in una gravissima crisi economica”. E come già i più grandi istituti economici e finanziari del mondo, compreso il Fondo Monetario Internazionale, parlano della “crisi economica peggiore dai tempi della Grande Depressione del 1929”. Complessivamente, e nello scenario migliore, nel corso del 2020 in tutta l’area Ocse andranno persi 31 milioni di posti di lavoro rispetto al 2019, in quello peggiore 53. Cifre impressionanti. Un miglioramento è atteso ‘salvo imprevisti’ per l’anno nuovo. Nel 2021 saranno circa 15 milioni i posti di lavoro polverizzati rispetto al 2019, nella peggiore delle ipotesi 25. L’Italia in tutto questo segna un ulteriore dato particolarmente negativo: a marzo, aprile e maggio le ore lavorate sono diminuite del 28%". Si tratta di un livello che supera di molto la media Ocse del 12,2%.


Nel focus dedicato al Belpaese emerge anche che nello stesso trimestre le richieste di sussidi di disoccupazione da noi sono aumentate del 40% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Secondo l’Organismo, che ha come obiettivo principale la promozione a livello globale di politiche che migliorino il benessere economico e sociale dei cittadini, "l'aumento del numero di persone non occupate è stato determinato principalmente dal mancato rinnovo di molti contratti a tempo determinato e dal congelamento delle assunzioni".


Per l’Ocse l'Italia deve “riconsiderare" il blocco dei licenziamenti deciso a seguito della pandemia e adottare misure per evitare che il peso della situazione “si scarichi interamente sui lavoratori senza un contratto a tempo indeterminato". Anche le misure di sostegno al reddito dovranno essere riviste per evitare che le famiglie cadano in povertà. Dubbi vengono sollevati in merito al reddito di cittadinanza e al reddito di emergenza. L’Organismo di Parigi non manca di rivolgere lo sguardo ai più giovani. L’invito a Roma è ad “agire rapidamente per aiutare i propri giovani a mantenere un legame con il mercato del lavoro, per esempio rinnovando il programma Garanzia giovani.” Quanto ai servizi pubblici e privati per l’impiego, per l’Ocse dovrebbero prepararsi a un aumento della domanda e a programmi di formazione online e offline che possano aiutare le persone in cerca di lavoro. Un’attenzione particolare va ricolta poi agli incentivi all'assunzione da concentrare sui gruppi più vulnerabili.

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