Fase 3, Lamorgese: “Il rischio di un autunno caldo è concreto”

I dati di Banca d’Italia, Ue e Ocse drammatici. Censis e Assogestioni fotografano il Paese: “Eredità della pandemia paura e incertezza. Italiani spaventati”

Fase 3, Lamorgese: “Il rischio di un autunno caldo è concreto”

“Il rischio di un autunno caldo è concreto perché noi a settembre vedremo gli esiti di questo periodo di grave crisi economica che ha colpito le aziende”. La ministra dell’Interno Luciana Lamorgese lancia l’allarme per la difficile situazione che si è venuta a creare nel Paese a causa dell’emergenza sanitaria. Da Agorà estate su Rai 3 la titolare del Viminale aggiunge: “Vediamo negozi chiusi e cittadini che non hanno la disponibilità di provvedere ai propri bisogni quotidiani. Il Governo ha cercato di andare incontro a queste esigenze e necessità ma, ripeto, il rischio di un autunno caldo c’è”.


D’altra parte i dati degli ultimi giorni parlano chiaro. Per la Banca d’Italia che ha condotto un’indagine straordinaria sul reddito delle famiglie italiane più della metà degli intervistati ha subito una riduzione delle proprie entrate in seguito alla pandemia. I più colpiti sono i lavoratori autonomi. Il 36% di loro si è visto dimezzare il reddito. Nel quadro generale un terzo degli italiani dichiara di avere risorse cash per coprire le spese essenziale per meno di tre mesi. E il 40% non riesce più a pagare le rate del mutuo. La Commissione Ue certifica che nel 2020 il crollo del Pil in Italia sarà pari all’11,2% con un possibile recupero del 6% ma solo nel 2021. Non vanno meglio le previsioni Ocse sulla disoccupazione. Polverizzati nell’anno in corso milioni di posti di lavoro nei 37 Paesi compresi nell’area dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. In Italia nell’ultimo quadrimestre di quest’anno la disoccupazione raggiungerà la cifra record del 12,4%.


Ma c’è dell’altro. Oggi gli italiani sono un popolo spaventato. La fotografia arriva dal Censis che ha diffuso questa mattina nuovi dati. Il coronavirus e le sue conseguenze hanno lasciato in eredità una paura che secondo il Centro studi investimenti sociali è radicata nei territori e, allo stesso tempo, attraversa i diversi gruppi sociali. Il 67,8% degli italiani ha paura per la situazione economica familiare e la percentuale sale al 72% tra i millennial e le donne. Raggiunge il 75% al Sud, supera il 76% tra gli imprenditori e arriva all'82,6% tra le persone con i redditi più bassi. Dal rapporto “Il valore della diversità nelle scelte d'investimento prima e dopo il Covid-19” che il Censis ha condotto con Assogestioni emerge che i timori per il contagio si uniscono a quelli per la crisi economica. “Ne risulta un Paese - si legge in una nota – in cui la paura diventa il principio regolatore emotivo di questa nuova stagione”.


E se pure ci sono 28 milioni di italiani che non hanno visto intaccare il proprio reddito - pensionati, dipendenti pubblici, lavoratori del settore privato non in cassa integrazione o congedo parentale - paura e incertezza sono stati determinanti e hanno spinto a gestire i propri soldi con estrema cautela. Sono crollati i consumi e gli investimenti. Chi ha potuto ha risparmiato. “L’unica certezza è che tutto può succedere”, da qui un boom di risparmi. Un risparmio forzoso, però, nato da continuità nelle retribuzioni e tagli nei consumi.


Intanto, l’Ocse analizza anche i possibili termini di una ripresa post lockdown. Gli indicatori - rispetto al rallentamento senza precedenti raggiunto al culmine dell'attuale crisi ad aprile - indicano sì un piccolo miglioramento, ma la ripresa resta fragile. Perché permangono incertezze sulla possibilità di futuri blocchi nel caso si dovessero seconde ondate della pandemia. “Gli attuali indici”, sottolinea l'Ocse "vanno interpretati con cura in quanto permane una notevole incertezza”. E l'entità del declino” non dovrebbe essere considerata come una misura del grado di contrazione dell'attività economica, ma piuttosto come un'indicazione della forza del segnale".

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