Istat, produzione industriale rimbalza a maggio dopo tonfo aprile

I dati diffusi dall’Istat evidenziano una marcata flessione della produzione industriale su base annua, del 20,3%. Rimbalza invece il dato mensile

Istat, produzione industriale rimbalza a maggio dopo tonfo aprile

Istat, produzione industriale:

 

***Istat, produzione industriale ultime notizie 11 luglio 2020: a maggio 2020 l'istituto di statistica nazionale stima un rimbalzo della produzione industriale del 42,1% rispetto ad aprile 2020, mentre su base annua una contrazione del 20,3%. 


***Istat: produzione industriale ultime notizie 2 luglio 2020

Ancora in calo la produzione industriale per gli effetti legati al lockdown.

Per il mese di aprile 2020 l’Istat stima una flessione del 19,1% rispetto a marzo mentre nella media del periodo febbraio-aprile, il livello della produzione cala del 23,2% rispetto ai tre mesi precedenti.

L’indice destagionalizzato mensile mostra un aumento congiunturale solo per l’energia (+0,7%), mentre ampie diminuzioni si registrano per i beni intermedi (-24,6%), i beni strumentali (-21,8%) e, in misura meno intensa, i beni di consumo (-14,0%).

Corretto per gli effetti di calendario, ad aprile 2020 l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 42,5%, con forti flessioni tendenziali in quasi tutti i principali comparti; il calo è infatti meno pronunciato solo per l’energia (-14,0%), mentre risulta molto rilevante per i beni strumentali (-51,5%), i beni intermedi (-46,0%) e quelli di consumo (-39,8%).

Tutti i principali settori di attività economica registrano diminuzioni tendenziali. Le più accentuate sono quelle delle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-80,5%), della fabbricazione di mezzi di trasporto (-74,0%), delle altre industrie (-57,0%) e della fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (-56,3%); i cali minori, invece, si osservano nella produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (-6,7%) e nelle industrie alimentari, bevande e tabacco (-8,1%).

 

Istat: produzione industriale marzo spazzata via dal Coronavirus

Non si salva nessun comparto industriale italiano dalla furia del Coronavirus. I dati diffusi oggi dall’Istat evidenziano una flessione della produzione industriale del 28,4% nel mese di marzo rispetto a febbraio 2020. Mai così male dal 1990. Nella media del primo trimestre dell’anno, il livello destagionalizzato della produzione diminuisce dell’8,4% rispetto ai tre mesi precedenti.

 

In flessione tutti i settori

Crolla la produzione industriale italiana nel mese di marzo, per effetto delle condizioni della domanda e delle misure di contenimento dell’epidemia di COVID-19. Il dato era atteso in flessione alla luce della statistica pubblicata precedentemente dall’Istat sul PIL, che evidenziava una frenata nel primo trimestre del 4,7% nel primo trimestre, attribuibile completamente al mese di marzo. Un dato senza precedenti.

 

Senza precedenti anche la caduta della produzione industriale di marzo in termini mensili (-28,4%) così come quella tendenziale che mostra la diminuzione più ampia della serie storica disponibile (che parte dal 1990), superando i valori registrati nel corso della crisi del 2008-2009. Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente la produzione corretta per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 22 contro i 21 di marzo 2019) ha registrato una contrazione del 29,3%.

 

Tutti i principali settori di attività economica registrano flessioni tendenziali e congiunturali, in molti casi di intensità inedite. La caduta congiunturale e tendenziale supera ampiamente il 50% nella fabbricazione di mezzi di trasporto (-52,6%) e nelle industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-51,2%). Male anche il comparto della fabbricazione di macchinari e attrezzature n.c.a. (-40,1%) e quello della metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (-37,0%). Il calo minore si registra nelle industrie alimentari, bevande e tabacco (-6,5%), con la media degli ultimi tre mesi che mantiene una dinamica tendenziale positiva.

 

La produzione industriale in Europa

Male la produzione a marzo anche nel resto d'Europa. In Germania l'output delle imprese ha registrato una flessione del 9,2% rispetto a febbraio 2020, arrivando a cedere l’11,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Si tratta del peggior dato rilevato dall’inizio della serie (gennaio 1991).

Da rilevare soprattutto le flessioni registrate nel settore automotive, pari al 31,1%, nel comparto media -12,5%, nella produzione di prodotti farmaceutici -11,8% e nella produzione di abbigliamento -11,5%.

 

Pesante la flessione della produzione industriale anche in Francia. A marzo si è rilevata una contrazione dell’output del 16,2% su base mensile e del 7,3% su anno, con il settore manifatturiero che ha fatto peggio registrando rispettivamente un -18,2% e un -7,8%. Sotto pressione soprattutto il settore edile, con una flessione mensile del 40% mentre rispetto all’anno precedente la diminuzione è stata del 14,3%.

 

Non va meglio la Spagna, con la produzione in calo dell’11,9% su mese e del 12,2% su anno. Le flessioni più marcate si registrano nel comparto dei beni durevoli -28,1% e nei capital goods -26,7%.  

 

Per rilanciare l’economia servono misure di sostegno a fondo perduto

Servono misure per riavviare l'economia nella seconda parte del 2020 e nel 2021. Il grido viene lanciato dal direttore generale di Bankitalia Daniele Franco, secondo il quale è “essenziale che il credito affluisca alle imprese e che vengano adottate misure di sostegno a fondo perduto e per rafforzare il capitale". 

 

Dello stesso avviso Confindustria e Confcommercio che puntano sugli indennizzi. “Le imprese hanno bisogno di indennizzi e non di prestiti", ha dichiarato il vicepresidente della principale organizzazione rappresentativa delle imprese manifatturiere e di servizi italiani Maurizio Stirpe. “I soldi a pioggia con una logica assistenziale non funzionano”, ha aggiunto.

 

Per garantire la salvezza delle imprese, spiega invece Confcommercio, il governo deve adottare delle misure di indennizzo per le attività produttive più colpite, visto che non si può puntare solo ad un maggiore indebitamento delle imprese private.

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