Aspettando la Ferrari

L’autunno malinconico delle Ferrari in Formula 1 si fermerà a Monza?

La scuderia di Maranello non è mai stata così giù di corda dai tempi di Jean Todt e Luca di Montezemolo. Per i due Gran Premi italiani mancano 50 cavalli

L’autunno malinconico delle Ferrari in Formula 1 si fermerà a Monza?

Che le cose non andassero bene si sapeva, ma che nel Gran premio di Spa le due Ferrari si classificassero tredicesima e quattordicesima è un inedito assoluto. Cosa sta succedendo a Maranello? Com’è che Jacques Leclerc ha preso a male parole durante la corsa gli ingegneri al muretto? Poi si è scusato, ma è un fatto che le rosse avevano meno potenza e meno velocità delle altre, come è altrettanto un fatto che se altri piloti in altre epoche avessero alzato la voce in quel modo sarebbero stati immediatamente accompagnati fuori dalla scuderia.

 

Quel che ai ferraristi, dentro e fuori Maranello, poi più brucia è che Hamilton, il pilota della Mercedes, sta bruciando senza competitor tutti i record di Michael Shumacher, il pilota più vittorioso della Ferrari. E questa è una pena nella pena, e certo non solo per le condizioni di salute del pilota tedesco, tuttora in coma a diversi anni dall’incidente sugli sci.

 

Certo, in Formula Uno una stagione storta può capitare, e questa è pessima. Ma c’è da riflettere sul fatto che negli ultimi anni si è andati via di sprazzi, di vittorie come quelle di Leclerc proprio a Spa l’anno scorso. E soprattutto a Monza, una cavalcata solitaria che aveva rinverdito tutti i sogni di gloria dei tifosi. Poi il buio, che dura da troppi anni. Bisogna avere il coraggio di dire, a diversi anni di distanza, che l’avvicendamento ai vertici non ha pagato. La sostituzione di Luca di Montezemolo, artefice delle vittorie degli anni Duemila, con Sergio Marchionne era stata già la rottura di un equilibrio forte tra azienda, management e squadra corse.

 

Certo, Marchionne avrebbe preso meglio le misure, se la malattia non l’avesse strappato alla vita e anche alla passione per le Ferrari. Ma Camilleri e il nuovo assetto deciso dopo la sua scomparsa non hanno trovato né il quid tecnico né l’autorevolezza che nel circo della Formula Uno bisogna avere per destreggiarsi tra giganti come Mercedes e vecchie volpi come i gestori del circuito. Invece bisogna risalire ai tempi di Jean Todt e Luca di Montezemolo per trovare simili riscontri.


Il fatto è che ora il circuito si sposta in Italia: Monza, dove non ci saranno spettatori ma dove il padrone di casa Angelo Sticchi Damiani, presidente dell’Aci, ha scelto giustamente di invitare una delegazione di infermieri e di personale medico che ha combattuto in prima linea la grande guerra del Covid-19, e Mugello. Si spera in uno scatto di reni, per il bene della Ferrari, per il piacere dei tifosi, per ridare qualche brivido alla solita passerella della Mercedes. Ma riusciranno i nostri eroi in una settimana a trovare i 50 cavalli che mancano?

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