I piani di riforma e investimento

Stesura piani Recovery Fund: le linee guida Ue per gli Stati membri

I prossimi step per i 672,5 mld destinati a ripresa e crescita sostenibile nel 2021. Ue presenta criteri, dritte e scadenze per stesura dei piani nazionali.

Stesura piani Recovery Fund: le linee guida Ue per gli Stati membri

La Commissione europea ha presentato oggi le Linee guida per orientare gli Stati membri nella stesura dei rispettivi Recovery Plan (piani di ripresa e di riforme) per il raggiungimento degli obiettivi e delle finalità del NextGenerationEU. All’Italia, maggiore beneficiario dell’aiuto, il maxi-fondo anticrisi assegna ben 209 miliardi di euro.

 

Ma attenzione a non confondere quelle dell'Ue con le altre linee guida di cui si sta parlando in questi giorni. In Italia, infatti, si discutono le linee guida recovery plan italiano contenute nel documento trasmesso dal Governo Conte ai presidenti delle Camere  per illustrare una strategia tesa al raddoppio del Pil, al calo delle tasse per i ceti medi, alla svolta “verde” e al digitale.

 

Per facilitare l'applicazione di misure anticrisi per una reale ripresa e alla crescita sostenibile nel 2021, Bruxelles ha messo in campo un sostegno finanziario senza precedenti. Si tratta di 672,5 miliardi di euro, sotto forma di prestiti e sovvenzioni, concentrati sui primi anni, cruciali per rilanciare l’economia. Per beneficiare del NextGenerationEU, gli Stati membri dovranno presentare un piano che illustri il programma nazionale di riforma e di investimenti in conformità ai criteri stabiliti dall’Ue. La Commissione sta anche lavorando a ‘dritte’ aggiuntive da inviare ai Governi per coadiuvarli al meglio (visto che i piani dovrebbero ricalcare un modello standard predisposto da Bruxelles).

 

Gli orientamenti strategici (o Linee guida) sono incentrate sulla concreta attuazione dello strumento per la ripresa e la resilienza che l’Esecutivo Ue ha integrato nella sua strategia annuale per il prossimo anno.

 

Recovery Plan, cosa sapere sulle Linee guida dell'Ue

Si segnala un’importante scadenza: entro il 30 aprile 2021, le capitali dovranno presentare i piani del Recovery Plan, assicurandosi che i documenti contengano gli elementi necessari alle riforme, già indicate nelle raccomandazioni Ue del 2019-2020. Gli Stati membri sono, tuttavia, incoraggiati a presentare i loro progetti preliminari a partire dal 15 ottobre 2020. La Commissione invita i Governi a continuare a interagire con la task force europea per la ripresa e con la DG ECFIN, ad esempio, per ricevere assistenza nella fase di finalizzazione.

 

In termini concreti, i piani devono fornire le schede con i dettagli sui progetti dedicati alle tecnologie pulite, alle fonti rinnovabili, all'efficienza energetica degli edifici, ai trasporti pubblici “intelligenti” (smart mobility), alla diffusione della banda larga, della fibra, alle reti e infrastrutture per il 5G, alla digitalizzazione della Pubblica Amministrazione e al consolidamento delle competenze digitali per tutte le fasce di età. Insomma, una spinta tout court che comporta una svolta, toccando da vicino un po’ tutti, dalle imprese agli enti statali e dai giovani ai più anziani.

 

Bruxelles sembra avere le idee chiare sui criteri con cui valutare i piani, dove si dovrà dare priorità agli investimenti e alle riforme faranno davvero la differenza nell’affrontare le sfide delle raccomandazioni specifiche elaborate per i Paesi. In particolare, verificherà se contengono misure che contribuiscano ad aumentare la resilienza economica.

Essendo fondi Ue, i requisiti per i contributi che alimenteranno i piani nazionali dovranno comunque restare “coerenti ad un ampio concetto di investimento in formazione di capitale, ovvero di capitale fisso, come infrastrutture, palazzi, ma anche ricerca e sviluppo, inclusi i brevetti o i software. Capitale umano, ossia spesa sulla salute, protezione sociale, istruzione, formazione. E capitale naturale, ossia aumento delle fonti di energia rinnovabili, protezione ambientale o adattamento al cambiamento climatico”. Sempre nelle Linee guida, si legge che le riforme devono prevedere azioni tese ad un “miglioramento duraturo al funzionamento dei mercati, delle strutture istituzionali, amministrazioni pubbliche”.

 

Il Recovery Plan e le raccomandazioni Ue (quelle del 2019-2020) sono già interconnesse. Per cui, a maggio del 2021, l’Esecutivo Von der Leyen non presenterà nuove raccomandazioni per tutti i 27, ma solo per quelli che non avranno ancora trasmesso i piani a Bruxelles.

 

Recovery plan, i passi successivi

Una volta che i servizi della Commissione Ue avranno finalizzato la valutazione dei piani inviati dai Paesi, sarà necessario sottoporli all’esamina degli sherpa dell’Ecofin (la palla, quindi, passa al Consiglio europeo).

 

Si monitoreranno i progressi sulle riforme e gli investimenti sulla base dei target fissati dai Governi (in comune accordo con la Commissione). Devono emergere obiettivi realizzabili e numeri ben definiti, verificabili e direttamente determinati o influenzati dalle politiche statali. Man mano che si completano i target del piano, gli Stati potranno passare alla fase successiva: avviare la procedura per la richiesta alla Commissione di erogare il sostegno finanziario. Si prevede che, qualora uno Stato membro individui gravi deviazioni dal piano, in via straordinaria o in casi eccezionali potrà richiedere l’intervento del Consiglio europeo e della Commissione, affinché questi provvedano a ordinare uno stop all’esborso per decidere sul 'da farsi'.

 

Oggi presentiamo questa guida e siamo pronti ad aiutare gli Stati membri nello sviluppo delle strategie nazionali”, ha detto Ursula Von der Leyen, a distanza di un giorno dal discorso sullo Stato dell’Unione pronunciato all’Europarlamento. “Non solo affinchè i fondi possano arrivare il prima possibile, ma affinché siano la spinta per una vera trasformazione", ha spiegato Paolo Gentiloni, Commissario Ue all’Economia.

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