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Ritratti (poco) diplomatici

Due donne africane si contendono la guida dei commerci mondiali

La nigeriana Ngozi Okonjo-Iweala è ora in vantaggio sulla keniana Amina Mohamed. In ballo c'è la nomina e il rilancio del Wto a fronte del protezionismo Usa

Due donne africane si contendono la guida dei commerci mondiali

Si sta scaldando la competizione in vista della nomina del nuovo Direttore Generale dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Potrebbe sembrare una questione poco interessante, esclusivamente da addetti ai lavori, in realtà si tratta di un evento importante e che potrebbe provocare cambiamenti attesi da molti anni per favorire un migliore funzionamento degli scambi globali. Come è noto, gli Stati Uniti di Donald Trump hanno cambiato approccio rispetto al commercio internazionale: da alfieri del liberalismo hanno messo in pratica un atteggiamento protezionistico, che si è manifestato soprattutto nei confronti della Cina (nel tentativo di ridurre il proprio deficit commerciale) e dell’Unione Europea (con l’imposizione di dazi più elevati come rappresaglia per gli aiuti di Stato offerti al consorzio Airbus ai danni di Boeing). 

 

Inoltre, gli Usa sono i principali e coscienti responsabili dell’attuale “paralisi” in cui versa il Wto a causa del perdurante veto posto nei confronti del rinnovo dei membri del Trade Appellate Body, l’organo di soluzione delle controversie commerciali senza il quale non è in grado di funzionare. Traffici commerciali piu’ liberi sono essenziali, specie in questa epoca di crisi economica perdurante e specie per un paese come l’Italia, tra i maggiori paesi esportatori al mondo, per dare slancio ad una ripresa che gia’ partita timidamente dall’Asia tarda ad arrivare nel nostro continente. 

 

In seguito alle dimissioni anticipate del brasiliano Roberto Azevedo (che sarebbe dovuto rimanere in carica fino alla fine del 2021), è cominciata la corsa alla sua successione, facendo rinascere le aspettative per la ripresa dell’organizzazione. Il primo round di votazioni si è concluso da un paio di settimane e ha consentito di effettuare una prima scrematura, lasciando in gara cinque degli otto candidati iniziali. È bello sottolineare che, anche in questo caso (così come è già avvenuto per altre organizzazioni internazionali negli ultimi anni), si tratta di una competizione al femminile. In pole position ci sono infatti due donne di grande carisma ed esperienza, che provengono dall’Africa sub-sahariana e sono dunque espressione di Paesi in via di sviluppo, tradizionalmente sottorappresentati ai vertici dei grandi fora multilaterali.

 

La prima è Ngozi Okonjo-Iweala, candidata nigeriana dal profilo internazionale davvero invidiabile. Accademica specializzata in economia dello sviluppo, Okonjo-Iweala è stata dal 2011 al 2015 Ministro delle Finanze per il governo del proprio Paese; incarico che ha lasciato per assumere il ruolo di Presidente del Gavi, l’Alleanza Globale per i Vaccini: un’organizzazione che, come si può facilmente intuire, svolge in questo periodo un ruolo cruciale. La seconda è Amina Mohamed, candidata dal governo keniano per il quale ha svolto incarichi a livello internazionale di altissimo livello: ha guidato commissioni nell’ambito dello stesso Wto, ha rappresentato Nairobi alle Nazioni Unite ed è anche stata Ministro degli Esteri. Non manca poi una terza candidata femminile, la sudcoreana Yoo Myung-hee, attuale Ministro del Commercio nel governo di Seul.

 

Il secondo round si sta svolgendo in questi giorni e si concluderà il 6 ottobre; ce ne sarà poi uno finale, così che per novembre sapremo chi sarà alla guida del commercio internazionale. Le due candidate africane sono in testa per gli analisti, anche se probabilmente Okonjo-Iweala alla fine sarà in grado di spuntarla battendo anche l’outsider Liam Fox ex ministro del commercio estero con Theresa May. Il suo carisma e leadership politica potrebbero infatti consentirle di prevalere: il Wto oggi ha bisogno di una figura politicamente autorevole, e non di un semplice tecnico esperto di diritto internazionale. L’arrivo di una donna africana al vertice del Wto rappresenterebbe inoltre un riscatto rispetto alla gestione assai discutibile dell’altro rappresentante africano alla testa dell’altra grande organizzazione internazionale di Ginevra, il direttore generale del Who, l’organizzazione mondiale della Sanità.

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