Prima italiana a guidare un partito europeo

Conservatori e riformisti europei: Giorgia Meloni eletta presidente

Un traguardo importante per la politica italiana. La scelta di non seguire ‘Identità e Democrazia’ della Le Pen ha pagato. Salvini pronto a un dietrofront.

Conservatori e riformisti europei: Giorgia Meloni eletta presidente

Riunisce 40 partiti occidentali e da ieri è guidato dalla presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. I conservatori e riformisti europei (Ecr), nati nel 2009 per unire l’ala conservatrice rappresentata in Europa, hanno una nuova guida: “unica donna leader sia di un partito politico europeo che di un importante partito italiano”. La nomina della Meloni è stata approvata all’unanimità dal Consiglio del partito. Riconfermata segretario generale l’europarlamentare polacca Anna Fotyga e tesoriere l'eurodeputato spagnolo Jorge Buxade.

 

A Strasburgo, in questa legislatura, sono 62 i parlamentari che aderiscono al gruppo Ecr in rappresentanza di 14 Paesi: la componente più nutrita è quella polacca con 27 eurodeputati, di cui 24 del partito Diritto e Giustizia. Sei i rappresentanti di Fratelli d’Italia. Precursore dei Conservatori e riformisti europei è stato il Movimento per la riforma europea voluto dai Tories d’oltremanica che non si riconoscevano più nel Partito popolare europeo. Proprio il partito di David Cameron figura tra i principali ‘azionisti’ di Ecr al momento della nascita. Peso che i britannici hanno conntinuato ad avere anche dopo, fino alla Brexit, nella composizione come nella leadership. 

"Ringrazio la famiglia dei conservatori per la fiducia. Continuiamo a batterci insieme per un'Europa confederale di Stati Liberi e Sovrani”. Così la leader di FdI ha salutato la sua nomina.

 

Il sovranismo è uno dei cavalli di battaglia di Ecr, che si oppone al federalismo europeo e si dichiara favorevole al principio di sussidiarietà. Non mancano le critiche all’unione monetaria e alla nomenclatura europea. Totale, invece, è il sostegno al libero mercato e all’abbattimento di ostacoli e procedure che nel limitano lo sviluppo.

Un incarico politico europeo di prestigio che va a una donna italiana è da salutare con congratulazioni e auguri di buon lavoro”, ha dichiarato la vicepresidente dem Debora Serracchiani. “Chiaramente il Pd sta da un'altra parte rispetto alle posizioni dei conservatori europei”, ha aggiunto, “però l'auspicio è che Meloni si applichi a risolvere in Europa le contraddizioni del sovranismo quando governa Stati membri, che spesso si riflette negativamente sull'Italia".

 

Un ponte lo lancia Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia e del Ppe. “Ora rafforziamo la collaborazione tra Popolari e Ecr per difendere industria, agricoltura e ambiente. Ma soprattutto le radici cristiane dell'Europa”, ha dichiarato.

Alla fine la scelta di Fratelli d’Italia di non schierarsi insieme alla Lega a fianco dell’ultradestra di Marine Le Pen per ‘Identità e Democrazia’ ha pagato. Se ne sta accorgendo anche Salvini che starebbe preparando l’uscita dei suoi 29 eurodeputati dal gruppo della ultranazionalista francese. Un cambio di rotta per il leader del Carroccio, probabilmente caldeggiato dal responsabile Esteri della Lega, Giancarlo Giorgetti. E da un risultato elettorale che suggerisce che in Italia non è tempo di antieuropeismo. O quanto meno di un sovranismo radicale.

 

Più che mai gli italiani confidano nei fondi Ue del Piano per la Ripresa. Meloni lo sa bene. E’ conservatrice, sovranista ma decisa a barcamenarsi tra difesa delle prerogative nazionali e ‘necessità’ di un’Europa più forte in tempo di Covid. E adesso, che è anche capo dei conservatori europei, segna un ulteriore punto a suo favore anche nella corsa alla leadership dell’opposizione. Salvini è spiazzato. Per ovvi motivi non busserà alla porta del gruppo di Ecr. Che tenti con il moderato Ppe?

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA