Le proteste contro il dpcm

Rabbia nelle piazze, Governo diviso sul nuovo Dpcm

Proteste in tutta Italia, scontri a Milano e Torino. Renzi agita la maggioranza, Conte: “Basta soffiare sul fuoco”. In arrivo indennizzi per 4,5 miliardi

Rabbia nelle piazze, Governo diviso sul nuovo Dpcm

Il temuto ‘autunno caldo’ è arrivato. Nelle piazze italiane esplode la rabbia dopo le nuove restrizioni contenute nell’ultimo Dpcm del Governo. Dal Viminale ‘l’attenzione è massima’. Separare gli ‘infiltrati’ che da chi protesta legittimamente e con intenzioni pacifiche è tra le priorità del ministero dell’Interno. Ma la tensione è alta. L’emergenza sanitaria con le ultime misure per contenere la curva epidemiologica si sta trasformando in emergenza sociale. La crisi economica morde, il Paese è in sofferenza. Per Giuseppe Conte si tratta dei giorni più difficili da quando è presidente del Consiglio. La maggioranza ancora una volta è spaccata ma il capo dello Stato, Mattarella, avverte: “Il vero nemico di tutti è il virus, non dimentichiamolo”.

 

Nuovi scontri: a Milano e Torino violenza nelle strade

Molte le città coinvolte dalle proteste. Gli scontri più violenti si sono registrati a Torino e Milano, ma disordini ci sono stati anche a Trieste e Lecce. Nel capoluogo lombardo sono 28 le persone fermate, a Torino feriti due agenti. Anche a Napoli nuovi cortei. Nella città partenopea, la prima dove la protesta è divampata venerdì notte, i commercianti hanno sfilato per le vie del quartiere Vomero chiedendo sostegno economico. Non sono mancati cori contro il governatore De Luca. Nel Paese, complessivamente, le manifestazioni delle categorie più colpite dalle restrizioni si stanno svolgendo in maniera pacifica. Ma l’attenzione delle autorità è verso le possibili degenerazioni e ‘contaminazioni’ di gruppi ultrà e, soprattutto al Sud, della criminalità organizzata. 

 

Maggioranza lacerata da nuove divisioni

La richiesta di Matteo Renzi di modificare l’ultimo Dpcm per allentare le restrizioni e consentire ai ristoratori di rimanere aperti fino alle 22 provoca l’ira del Pd.  “Vedo molti distinguo da esponenti di governo o di forze di maggioranza, addirittura iniziative politiche che reputo incomprensibili”, dice il segretario, Nicola Zingaretti. “Penso non siano mai stati seri quei partiti che la sera siedono ai tavoli del Governo e la mattina organizzano le opposizioni alle decisioni prese. Stare con i piedi in due staffe”, tuona, “lo reputo eticamente intollerabile”. Poi il leader dem si rivolge al premier: “Conte svolga fino in fondo il ruolo di sintesi”, serve “un salto di qualità e indicare al Paese una via di uscita”. E detta la linea a Palazzo Chigi per uscire dalla crisi: “Il Governo ritrovi una funzione di direzione, di guida, ascoltando forze sociali e di opposizione”. Ma pure nei Cinquestelle il campo non è libero da critiche e malumori. I mal di pancia sul nuovo Dpcm ci sono. Il vice ministro alla Sanità, Pierpaolo Sileri, non ha fatto mistero del “disaccordo”. 

 

Conte accerchiato

Al fuoco amico e il premier risponde: “La politica deve saper dar conto delle proprie scelte ai cittadini e non soffiare sul fuoco del malessere sociale per qualche percentuale di consenso nei sondaggi”. E avverte: “Senza le nuove misure la curva epidemiologica è destinata a sfuggire di mano”. Dunque, nessun passo indietro. I divieti restano ma, mai come in questo momento, l’inquilino di Palazzo Chigi è accerchiato. Stavolta il Paese non lo segue, non si è stretto intorno a lui come nella prima fase. Pensa che il senso delle nuove norme non sia arrivato ai cittadini. Dalle pagine de Il Fatto quotidiano scrive: “Il Dpcm è nato da un lungo confronto tra tutte le forze di maggioranza. Queste misure non sono in discussione. Piuttosto vanno spiegate a una popolazione in sofferenza”. 

 

E prova a chiarire che le chiusure non sono state decise “indiscriminatamente”, ma per “ridurre momenti di incontro” e per diminuire “le occasioni di socialità” con l’obiettivo di “abbassare il numero di contatti, rendendo così più facile fare i tracciamenti”. Ma il Paese è disorientato. Serve di più. Il confronto con le parti sociali, con tutti i rappresentanti delle categorie più colpite questa volta è indispensabile. Smettere di parlare con la società è un errore che il Governo non può permettersi. Oggi il premier incontra Confcommercio, Confesercenti, Anica e lavoratori dei centri sportivi. Domani sarà la volta dei sindacati confederali, Cgil, Cisl e Uil. Il confronto sarà soprattutto sulle misure economiche che devono rispondere alle necessità reali e arrivare in tempi rapidi.

 

Gli indennizzi

Il decreto ‘ristori’ per complessivi 4,5 miliardi di euro dovrebbe arrivare oggi in Consiglio dei ministri. Oltre alla cancellazione della seconda rata Imu per tutte le attività più colpite dal nuovo Dpcm, contributi a fondo perduto sono previsti per coprire perdite fino a 150 mila euro per ciascuna impresa con bonifici da effettuare direttamente sui conti correnti. Ci saranno altre sei settimane di Cig per le aziende in difficoltà, forse anche dieci. Le categorie cui saranno destinati gli indennizzi sono più ampie. Con ristoratori, gestori di palestre e centri sportivi anche attori e società di noleggio per eventi. E’ probabile che le misure vengano estese a taxi e Ncc. Per l’erogazione dei contributi si parla di novembre. I tempi per far arrivare liquidità nelle tasche dei cittadini sono fondamentali. Per calmare le piazze e dare ossigeno a migliaia di famiglie in affanno. 

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