La storia infinita

Mes, lettera fronda M5S: “Pronti a bloccare la riforma in Parlamento”

Lettera a Crimi e Di Maio. Venerdì la riunione dei gruppi 5S. Il Pd critico con i grillini, il 9 dicembre Conte alle Camere prima del Consiglio europeo

Mes, lettera fronda M5S: “Pronti a bloccare la riforma in Parlamento”

Difficile dire se in Europa c’è un altro Paese in cui il Mes porta tanto scompiglio tra le forze politiche. Di certo, in Italia, basta pronunciare l’acronimo del Meccanismo di Stabilità che è bagarre. La materia del contendere stavolta riguarda la riforma appena approvata dall’Eurogruppo che introduce modifiche al Trattato istitutivo del Fondo salva-stati sottoscritto nel 2012. Con il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, Roma ha votato insieme agli altri ministri economici della zona euro la revisione. Ma una fronda del M5S a 48 ore di distanza dal voto dice “No alla riforma”. Con una lettera indirizzata al capo politico Vito Crimi, al capo delegazione Alfonso Bonafede, ai capigruppo e per conoscenza a Luigi Di Maio, Riccardo Fraccaro e Laura Agea, 52 deputati e 17 senatori pentastellati protestano e minacciano di far mancare il loro sostegno il 9 dicembre. E pur scrivendo di “non voler mettere a rischio la maggioranza” chiedono che nella risoluzione che sarà votata in Parlamento tra una settimana sia esplicitato che “la riforma venga subordinata alla chiusura di tutti gli altri elementi – EIDS e NGEU - delle riforme economico-finanziarie europee o quantomeno che si rinviino gli aspetti più critici menzionati”. Se ciò non accadesse i parlamentari sarebbero “pronti a bloccare la modifica alle Camere”. 

 

Venerdì convocati gruppi parlamentari M5S 

E’ convocata per venerdì un’assemblea congiunta dei gruppi di Camera e Senato del M5S. Si discuterà di Mes in vista delle comunicazioni del premier Conte in Parlamento prima del Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre. La fronda ribelle pare sia sul piede di guerra anche per il decreto sicurezza all’esame del Parlamento in questi giorni, e che dovrebbe arrivare lo stesso 9 dicembre in Aula per il voto finale. Intanto, scoppia il giallo delle firme in calce alla lettera inviata ai capi grillini. I deputati Loredana Russo, Iolanda Di Stasio e Mattia Fantinati negano di aver mai firmato. Ma i loro nomi figurano tra i sottoscrittori. 

 

La preoccupazione del Pd

I dem scendono in campo e rispondono ai dissidenti grillini per voce del capogruppo al Senato, Andrea Marcucci: “I parlamentari del M5S contrari alla riforma dovrebbero come prima cosa leggere i testi dell'accordo e poi giudicare. Lo dico perché l'accordo sottoscritto anche dall'Italia è oggettivamente migliorativo. Il dissenso che rischia di aprirsi nella maggioranza è comunque un problema che riguarda principalmente i capigruppo 5 Stelle”. Ma in casa Pd c’è preoccupazione e il problema non è solo dei 5S. I malumori interni al Movimento che gli Stati generali di metà novembre avrebbero dovuto sanare non sono mai scomparsi. La nave grillina naviga a vista e la nuova burrasca rischia di travolgere una maggioranza che al Senato sul Mes potrebbe andare sotto. Stavolta non ci sono nemmeno i voti del Cavaliere che, pur sostenendo l’utilizzo del salvadanaio del Meccanismo di Stabilità per le spese sanitarie, si è pronunciato contro la riforma del Mes varata dall’Eurogruppo. Il punto è che il governo in Europa ci ha già messo la faccia. Gualtieri ha dato il benestare dell’Italia. Il premier Conte il 10 dicembre rischia di presentarsi al Consiglio europeo con il Parlamento che non appoggia la linea dell’esecutivo.  

 

Forza Italia vota contro la riforma del Mes

Dopo il Cavaliere è Anna Maria Bernini, capogruppo dei senatori di Fi, a ribadire il punto di vista degli azzurri: abbiamo sempre mantenuto “una posizione chiara e univoca in Europa sul Mes. Una cosa è sostenere la linea di credito per la sanità legata alla pandemia, che noi avremmo voluto si attivasse già dal 1 giugno per potenziare il sistema sanitario, creare nuovi posti di terapia intensiva, assumere medici e infermieri, rendere più sicure le scuole e gli uffici pubblici. Altro è il Mes-salva Stati e salva banche, sul quale Berlusconi ha sempre prestato attenzione perché potenzialmente pericoloso”. 

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