Ex-Cinque Stelle, neo-Green in Ue

Europarlamento: 4 ex-pentastellati fanno ingresso nel Gruppo dei Verdi

Pedicini, Evi, Corrao, D’Amato: riforma MES peggiorativa, “aiuta banche estere a spese degli italiani”. Voto Ue su Fondo Salva-Stati e motivi dipartita.

Europarlamento: 4 ex-pentastellati fanno ingresso nel Gruppo dei Verdi

Il Gruppo dei Verdi al Parlamento europeo ha confermato, nella mattinata del 9 dicembre, di ufficializzare l’ingresso dei quattro ex-eurodeputati del Movimento Cinquestelle (M5S) che avevano già annunciato la dipartita dalla delegazione europea M5S. I deputati neo-green sono Piernicola Pedicini, Eleonora Evi, Rosa D’Amato e Ignazio Corrao.

 

Oggi i Verdi europei si sono allargati! Abbiamo quattro nuovi membri italiani (…). Non vediamo l'ora di lavorare assieme sulla Giustizia sociale, i diritti umani e la politica climatica!”, questo il messaggio del Gruppo diffuso anche su Twitter per accogliere i nuovi colleghi.

 

 

Sono giorni difficili, quelli della prima decade di dicembre, per il Governo Conte e i leader europei, impegnati a compiere passi decisivi e immediati su questioni urgenti e complicate al tempo stesso: dal Recovery Fund alla task force per lavorare ai piani di ripresa. E dalle questioni in seno alle misure sanitarie e di sicurezza, fino alle politiche di Bilancio e di riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES o Fondo Salva-Stati).

 

Abbiamo visto come il MES sia uno “scoglio” politico all’interno del Governo giallo-rosso, messo a dura prova anche in seguito all’approvazione da parte dell’Eurogruppo (30 novembre) della riforma del MES e del backstop (paracadute finanziario) che prevede una rete di sicurezza per il Fondo comune Salva Banche (SRF).

A dare un duro colpo all’unità dei pentastellati è anche la notizia che nella “formazione” di Bruxelles, il Movimento Cinquestelle (M5S) perde 4 dei 14 membri della delegazione presso il Parlamento europeo. A differenza di quella di Roma, la delegazione dei deputati M5S a Bruxelles non ha vincoli di maggioranza e di Governo, essendo isolata e tagliata fuori dai lavori e collocata nei “non iscritti” (il Gruppo Misto europeo), come spiegato dai quattro pentastellati uscenti.

 

Spaccatura del M5S in Europa

 “La frangia ambientalista del M5S al Parlamento europeo, costituita da Piernicola Pedicini, Rosa D'Amato, Ignazio Corrao ed Eleonora Evi, si separa dalla delegazione pentastellata (…) in Europa per proseguire un percorso politico autonomo”, spiegava  un comunicato diffuso dai quattro eurodeputati, dopo la decisione dell’Eurogruppo del 30 novembre.

 

La linea dei 4 è sempre stata un’ala più vicina al Gruppo dei Verdi, che vi hanno fatto ingresso il 9 dicembre con  acclamazione.

Dietro alla separazione formale dalla delegazione pentastellata dal Movimento c’è la forte volontà di portare avanti il proprio programma elettorale, “più volte disatteso dall’ambiguo atteggiamento imposto nell’ultimo anno dal M5S stesso”, come si apprende da una dichiarazione congiunta dei quattro. L’addio ormai è siglato: si è letto anche nei messaggi ai rispettivi sostenitori pubblicati sui Social con tanto di sintesi delle ragioni della delicata e sofferta scelta.

Hanno infatti precisato che il loro passo “non vuole in alcun modo scalfire l’operato del Governo Contee di aver agito “in totale e piena autonomia”. “A scanso di strumentalizzazioni”, a quanti li hanno etichettati come “dissidenti”, rispondono che “dissidente è chi non rispetta la parola data o l’impegno preso con chi li ha sostenuti in cabina elettorale”.

 

La decisione” sulla spaccatura “è stata resa necessaria dall’impossibilità di portare avanti con coerenza la difesa di questi temi, all’interno della delegazione del M5S, il cui operato oggi diverge irrimediabilmente (…) dalle aspirazioni originarie del Movimento”, continuano nella dichiarazione.

I quattro puntano ora a rinnovare il proprio impegno a favore delle battaglie di cui sono stati portavoce in questi anni, “mettendo al primo posto le politiche climatiche, la salvaguardia dell’ambiente, la tutela della salute e dei diritti dei cittadini”.

 

La “giravolta sul MES”

Dulcis in fundo”, ha detto Ignazio Corrao, è stata la confusione creata dai continui cambiamenti improvvisi di direzione che ha convinto l’europarlamentare ad abbandonare il Movimento.

L’Onorevole Eleonora Evi , membro della Commissione Ambiente all’Europarlamento, ha spiegato a The Italian Times che, in una risoluzione sugli strumenti da attivare a livello europeo per contrastare la pandemia, era presente un chiaro invito ad attivare il MES. “Dopo riunioni surreali, in cui le maggioranze sono variate in modo imprevedibile (prima quasi tutti contro la risoluzione, poi quasi tutti a favore), ho deciso di non prendere parte alla votazione, perché profondamente contraria a sostenere una risoluzione con tale invito all’uso del MES. Pur non avendo preso parte al voto sono stata raggiunta, insieme ai miei colleghi che hanno votato contro, da un provvedimento disciplinare dei probiviri. Un assurdo giuridico su cui riflettere”. E  ha aggiunto: “Sono stata sanzionata per non aver votato”.

 

Quanto dichiarato dal Ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, e dal reggente capo politico del M5S Vito Crimi, rispetto alla riforma del MES (discussa all’Eurogruppo), non risponde né a quanto riportato durante l'audizione del 30 novembre, né a quanto approvato dagli esponenti del M5S in sede parlamentare con due diverse risoluzioni. La riforma del MES, a cui oggi il Governo italiano vuole dare il proprio placet, è anche peggio del MES in sé”. Questa la posizione congiunta di Piernicola Pedicini, Rosa D’Amato, Ignazio Corrao ed Eleonora Evi sulla riforma del MES ai tavoli dell’Ue.

 

I quattro fanno luce anche sul fatto che “A febbraio, il premier Giuseppe Conte aveva ottenuto un rinvio della firma, subordinandola al rafforzamento dell’Unione bancaria che presuppone la definizione del Sistema europeo di assicurazione dei depositi (Edis). Al di là della discutibilità di questo approccio, c'è da segnalare che né l'unione bancaria né il sistema Edis hanno fatto passi in avanti in questi mesi a causa della crisi sanitaria”, continuano a spiegare i quattro nella dichiarazione.

 

Tra le varie storture introdotte dalla riforma, stando alle ragioni dei quattro eurodeputati, c'è l’estensione dell’utilizzo del Fondo Salva-Stati anche al salvataggio delle grandi banche in crisi (specialmente francesi e tedesche). In questo periodo di acuta crisi economica, tutte le risorse (specialmente quelle provenienti anche dai contributi dei cittadini italiani) dovrebbero essere impiegate per soccorrere l’economia reale e le famiglie in difficoltà, “non per sovvenzionare un fondo pronto ad intervenire in aiuto alle banche straniere”.

 

Intanto, la partita del MES è ancora aperta in Europa, in quanto se ne riparlerà al Consiglio europeo (Vertice) del 10 e 11 dicembre a Bruxelles, anche nel contesto dell’Unione bancaria (la Banking Union) e dell’Unione dei mercati dei capitali, a seguito delle conclusioni dell'Eurogruppo.

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