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La buona notizia

Libia, liberi i 18 pescatori! Conte e Di Maio in viaggio verso Bengasi

Dopo 107 giorni di sequestro i 18 pescatori di Mazara del Vallo sono stati liberati. Bruxelles aveva chiesto la liberazione nelle conclusioni del Vertice Ue

Libia, liberi i 18 pescatori! Conte e Di Maio in viaggio verso Bengasi

Liberati i 18 pescatori di Mazara del Vallo, dopo 107 giorni di prigionia in Libia. A confermare la notizia il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro degli Esteri Luigi Di Maio che sono volati stamattina il Libia per concludere le producure che darà la libertà ai 18 pescatori in prigione da 104 giorni.

 

La liberazione è stata confermata anche dai familiari: "Finalmente potremo riabbracciarli - così Giusy Asaro subito dopo la notizia - adesso aspettiamo di sentirli presto, ancora non ci hanno chiamato ma presto lo faranno. Quando torneranno faremo una grande festa". 

 

Conte e Di Maio in viaggio verso Bengasi. Fonti qualificate, hanno indicato che al termine di un lungo confronto con i Servizi segreti, Conte e Di Maio hanno disdetto gli impegni istituzionali di questa mattina e si sono messi in viaggio verso la Libia. Il confronto tra Renzi e Conte è dunque slittato alle 19. 

 

 

Da Bruxelles: le congratulazioni degli eurodeputati (PD e FI) su esiti positivi

Dalla Libia arriva un’ottima notizia: i pescatori di Mazara del Vallo, detenuti da 108 giorni in un carcere in Libia sotto la sorveglianza dei militari del generale Haftar, sono stati finalmente liberati e potranno trascorrere il Natale con le loro famiglie”. Lo ha affermarto oggi dall’Europarlamento il deputato Andrea Cozzolino (Pd) e Presidente a Bruxelles della Delegazione Maghreb.

Congratulazioni al premier Conte e al ministro degli Esteri Di Maio sia per la decisione di intervenire in prima persona, che per il conseguente buon esito dell’operazione”. L’erurodeputato ha anche ringraziato le autorità libiche “per la collaborazione” - e ha continuato - “Dai colloqui avuti con il Vice-premier libico Ahmed Maitig ero a conoscenza del buon lavoro che si stava mettendo in campo, e non posso che rallegrarmi del buon esito della vicenda”, ha spiegato. “Come hanno detto le famiglie dei pescatori, un bel regalo di Natale atteso e dovuto”, ha concluso Cozzolino.

Anche a detta dell’europarlamentare di Forza Italia Giuseppe Milazzo, la notizia ha dato un gran sospiro di sollievo. “Finalmente la prigionia è finita  (…). Da parte nostra, non abbiamo mai mollato; abbiamo sempre creduto che la pressione sull’Europa avrebbe dato i frutti sperati. Così è stato. Un ringraziamento particolare va ai Servizi di intelligence, che sottotraccia hanno contribuito a questo straordinario risultato. Un ringraziamento va anche al continuo impegno e interessamento da parte dell'Amministrazione di Mazara del Vallo, con a capo il Sindaco Quinci”, ha dichiarato Milazzo.

 

Ecco tutte le tappe della vicenda:

Ue: “Liberate i pescatori in Libia” è l’appello del Consiglio europeo

La vicenda  dei 18 pescatori di Mazara del Vallo detenuti in Libia dall’esercito di Haftar, è sconfinata dall’Italia all’Europa la vicenda dei 18 pescatori . A richiamare l’attenzione dei vertici dell’Ue è stata l’ennesima manifestazione, quella del 10 dicembre a Roma e in Sicilia, con cui i familiari hanno denunciato un sequestro che dura da oltre 100 giorni.

 

Se ne è parlato, infatti, anche ai tavoli istituzionali dell’ultimo Consiglio europeo a Bruxelles, che ha adottato conclusioni in cui figura anche l’appello affinché le autorità libiche “rilascino immediatamente i pescatori italiani”, trattenuti dal 1° settembre e senza aver avviato procedure legali nei loro confronti.

 

Ci sono aggiornamenti su una potenziale trattativa: quella parallela alle operazioni svolte (in silenzio) dal Governo italiano. È condotta su iniziativa dell’armatore del motopeschereccio Antardine, Leonardo Gancitano, che si è rivolto al legale Carola Matta, che dialoga con un collega avvocato a Bengasi, affinché i due organizzino la “co-difesa” internazionale. È stato proprio l’armatore a darne notizia davanti ai familiari che si alternano nel sit-in permanente presso l’aula del Consiglio comunale di Mazara del Vallo, nella speranza di poter riabbracciare i propri cari entro la fine dell’anno. Ci stiamo lavorando”, ha dichiarato il Ministro Luigi Di Maio per conto della Farnesina. Leonardo Gancitano ha fatto sapere ai media, anche attraverso i Social, di restare in attesa di risposte sull’avvio del processo. Solo oggi sapremo se potranno essere giudicati da un Tribunale”, ha precisato l’armatore.

Ad inasprire le reazioni dei familiari dei marittimi siciliani e degli attivisti a supporto della causa per la loro liberazione sono le ultime notizie in merito alla nave-cargo turca già sequestrata dai libici e rilasciata in soli cinque giorni in seguito alle ripetute pressioni di Erdogan. I 17 componenti dell'equipaggio hanno lasciato Bengasi dietro pagamento di un'ammenda.

 

Haftar, scambiare i detenuti per estradare quattro scafisti della strage migranti

Occhio per occhio, dente per dente. In Libia, la legge del taglione non tramonta, ma si ‘tramuta’ in pescatori per scafisti-calciatori. A rimetterci sono stati quindi i 18 pescatori salpati a bordo dei due pescherecci dal porto di Mazara del Vallo, ostaggi in Libia senza troppe accuse ma con scarse tutele.

Aiutateci a riportarli a casa”. È l’appello delle famiglie dei membri dell’equipaggio, attualmente detenuti nel carcere di El Kuefia e di cui si avevano perso i contatti diretti dal giorno dell’arresto. “Vogliamo sentire la loro voce”, chiedono i parenti e i concittadini da Mazara del Vallo. Mentre sono in corso le trattative tra il Governo italiano e quello di Haftar per risolvere una questione di natura diplomatica, le voci che si sentono sono quelle di protesta di fronte al palazzo Montecitorio, ma anche fuori dalla Farnesina. Mamme, figli, mogli, parenti, colleghi e amici dei detenuti sono partiti dalla Sicilia per andare a Roma e chiedere al Governo di accelerare gli sforzi. E' urgente trovare un’intesa per liberare i loro cari. Il sequestro è avvenuto nella serata del primo settembre in acque internazionali a 35 miglia dalla costa libica, per mano dei militari del generale Khalifa Haftar.

Si era anche gia' appreso che, il 29 settembre, il Premier Giuseppe Conte e il Ministro Luigi Di Maio avevano ricevuto a Palazzo Chigi una delegazione composta dai familiari dei pescatori.

 

Lo stesso giorno, il Ministero degli Affari Esteri italiano aveva informato come la situazione fosse sotto controllo. La Farnesina ha avviato il dialogo con i vertici libici, nella stessa serata del blocco in mare delle due imbarcazioni, la Antartide e la Medinea, su cui operavano i pescatori. C’è di fatto una proposta avanzata da Haftar al Governo italiano. Consiste nel rilascio dei 18 pescatori siciliani in cambio della liberazione di quattro scafisti libici su cui grava una condanna di 30 anni di carcere per omicidio e attività connesse al traffico di migranti. L’arresto dei quattro libici, accusati di aver preso parte a operazioni illecite di un gruppo di scafisti il 15 agosto del 2015, dichiarati poi responsabili della cosiddetta ‘Strage di Ferragostodi 49 migranti che hanno perso la vita. In Italia, la Corte d'assise di Catania e la Corte d'appello li ha giudicati assassini e trafficanti. In patria, agli occhi dei rispettivi genitori, sono invece giovani innocenti partiti per l’Europa in cerca di fortuna e con un possibile futuro nel mondo del calcio. I resoconti dei familiari risultano quindi a difesa dei quattro giovani. Trasmesse anche sui social, in questi mesi ci sono state numerose proteste attorno al porto di Bengasi per chiedere la scarcerazione dei quattro. Diversamente dalla realtà dei fatti, nella versione ‘libica’ della vicenda figurano dei ragazzi impegnati a trovare successo nel calcio tedesco (è in Germania che volevano sfondare). È quanto emerge dall’appello dei familiari, convinti che i ragazzi si fossero imbarcati per fuggire dalla Libia e che i trafficanti li avessero coinvolti nel pilotaggio dei barconi a fronte di una riduzione del prezzo della tratta. Racconti confermati anche dall’agenzia Ansa, che ha diffuso l’identità dei giovani detenuti in Italia (Joma Tarek Laamami di 24 anni, Abdelkarim Al Hamad di 23 anni, Mohannad Jarkess di 25 anni, Abd Arahman Abd Al Monsiff di 23 anni).

 

Da fonti della Farnesina si era già appreso che il Governo è in costante contatto con l'Ambasciata italiana a Tripoli e con gli organi dell'intelligence nazionale, per giungere al più presto a una soluzione positiva e vedere i 18 pescatori far rientro a casa. Operazione che dovrebbe avvenire prima della data del processo che le autorità di Bengasi vogliono avviare entro il mese di ottobre. Un processo ingiusto che rimetterebbe alla giustizia libica delle persone sostanzialmente innocenti. Mossa di Haftar che  ha dell'inaccettabile, alla luce dei metodi utilizzati dal mandante dell'arresto (il generale), che pare non lasci grande spazio di manovra per negoziare un rilascio immediato. Se non previa estradazione dei quattro libici che hanno - peraltro - usato violenza (con calci, bastonate e cinghiate) contro i migranti, vittime della strage.

 

La voce di Mazara del Vallo

A poco servono le rassicurazioni sull’utilità del dialogo con Bengasi a placare lo stato d’animo dei familiari particolarmente provati dalla drammatica vicenda. Non riescono a stabilire un contatto con gli armatori e i pescatori, già trasferiti in una struttura detentiva subito dopo l’interrogatorio delle autorità locali.

A Mazara, anche Agripesca si è attivata a supporto delle operazioni di rilascio dei pescatori. I membri della Sezione regionale stanno anche paventando di bloccare l’intera flotta peschereccia, che a Mazara del Vallo è composta da circa 100 imbarcazioni d’altura.

Ci sono alcune testimonianze, sono le foto scattate in Libia e diffuse da un’associazione di pescatori di Mazara del Vallo. Sono su Twitter, su Facebook e sui media, sui profili di madri, mogli, fratelli e sorelle che stanno cercando di fare tutto il possibile per sbloccare la situazione ed entrare in contatto con i pescatori. Il punto di ritrovo è il magazzino dell’armatore di uno dei due pescherecci sequestrati dalle autorità libiche. “Abbiamo bisogno di sentire la loro voce, fate qualcosa, portateli subito a casa”, questo chiedono i familiari. Tra i 18, c’è anche il comandante del peschereccio Anna Madre di Mazara del Vallo e il primo ufficiale di un’imbarcazione, denominata Natalino, registrata nella flotta da pesca di Pozzallo. Ma anche otto collaboratori tunisini imbarcati dall’equipaggio per lo svolgimento delle attività in mare. I due pescherecci sono ormeggiati nel porto della capitale della Cirenaica. La figlia di uno dei pescatori sta lanciando un messaggio chiaro ad Haftar: quello di liberare il padre, assieme a “tutte le barche e i pescatori (che) non volevano rubare, sono entrati soltanto per lavorare”. Sono giorni duri anche per Rosaria Giacalone, moglie di uno dei marittimi bloccati a Bengasi, confortata dai messaggi di solidarietà di quanti le sono vicini. “Sappiamo del loro buono stato di salute solo tramite la diplomazia. Ma vogliamo parlare con loro e sentirci dire dalle loro voci che stanno bene. Ci appelliamo al Generale Haftar affinché possa con un atto di clemenza rilasciarli. Confidiamo nella sua benevolenza, i nostri uomini erano lì per pescare e non stavano facendo nulla di male”, ha continuato la Giancalone.

 

Il Sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, ha lanciato - poco dopo il sequestro - un appello su Facebook, affinché si possa riuscire ad ottenere almeno un contatto telefonico tra le famiglie e gli ostaggi in attesa del rilascio. “Servirebbe ad allentare lo sconforto che serpeggia e avrebbe un grande valore psicologico al di sopra di quanto possa essere immaginabile. La situazione attuale in Libia non ci aiuta. Non sono preoccupato per l'incolumità degli equipaggi, ma temo che la vicenda - se andrà per le lunghe - sia più complessa da risolvere rispetto a casi simili accaduti in passato. Chiedo per questo di aumentare l'impegno profuso dal Governo, spiegava Quinci incontrando la stampa locale.

 

 

Cosa ha scatenato la reazione libica

I due motopesca erano nelle acque a Nord di Bengasi per una battuta di pesca del pregiato gambero rosso. Stavano navigando all’interno delle 72 miglia (sessanta in più delle tradizionali 12 miglia) in acque internazionali, rivendicate dalla Libia come acque nazionali dal 2005. Il problema è che tale rivendicazione è stabilita, in via del tutto unilaterale, dalla Convenzione di Montego Bay del 1982 dal Governo di Gheddafi. 

Si tratta di un accordo che consente al Governo di Bengasi di estendere la competenza libica e autorizzare il fermo fino a 200 miglia dalla costa. Stando al parere di alcuni analisti, Haftar avrebbe amplificato e strumentalizzato il caso dei pescatori siciliani per ‘fare uno sgarro al Governo italiano. In particolare al Ministro Di Maio, per aver reso visita alla Libia, ma by-passando le formalità con il generale della Cirenaica, comandante dell’autoproclamato Esercito Nazionale Libico (LNA).

 

Curiosa circostanza: Di Maio a Tripoli poche ore prima dell’arresto

La Farnesina sta attivando la propria strategia diplomatica per liberare i 18 pescatori che si trovano nel bel mezzo di uno scenario geo-politico poco favorevole.

Si apprende che il sequestro al largo delle coste libiche, effettuato in acque internazionali e ordinato dai militari di Haftar, sia avvenuto poche ore dopo che Luigi di Maio ha lasciato Tripoli, dove aveva incontrato Fayez al-Serraj, Primo ministro libico ufficialmente riconosciuto dall’ONU e il Presidente della Camera dei Rappresentanti di Tobruk, Aguila Saleh.

Il sequestro sembra il segnale facilmente interpretabile come una ritorsione. Lo è sulla base di quanto richiesto dai militari del generale libico a Roma: barattare i pescatori con i quattro carcerieri della Strage di Ferragosto. Ma le fonti governative rassicurano, infomando che il Ministro Di Maio ha dichiarato che la Farnesina non accetterà ricatti e che i pescatori devono tornare a Mazara.

 

Si sta forse per aprire una crisi diplomatica internazionale, in cui la Francia (e altri Governi) potrebbero sostenere, apertamente, la condotta di Haftar. Mentre l'Italia, l’ONU e gli Stati Uniti sarebbero schierati dal lato opposto. Riusciranno i pescatori a tornare per Natale? Lo scopriremo negli aggiornamenti dei prossimi giorni, visto che ora la vicenda si fa sentire a livello internazionale. #liberateipescatori 

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