Effetto #coronadivorce

Boom separazioni e divorzi nel 2020: coppie che scoppiano in pandemia

Convivenza forzata, tradimenti e bugie spingono a dirsi addio, anche via computer. Dagli avvocati matrimonialisti un allarme: «Per noi un carico enorme»

Boom separazioni e divorzi nel 2020: coppie che scoppiano in pandemia

«In un anno ci sono state 30mila separazioni in più per crisi coniugali durante la pandemia, noi avvocati abbiamo assistito a una strage di matrimoni. I motivi sono diversi: la convivenza forzata, magari in appartamenti piccoli, lo stress, ma anche la scoperta di tradimenti che sono venuti a galla nei mesi del lockdown».

 

Non ha dubbi Gian Ettore Gassani, presidente nazionale dell’Associazione Avvocati Matrimonialisti Italiani. I dati confermano la percezione degli addetti ai lavori: il 2020 ha portato un aumento di separazioni e divorzi del 30% in Italia, con punte record del 35% in alcune zone come la Liguria. Le limitazioni ai movimenti e il blocco delle attività dei tribunali durante il lockdown, inoltre, hanno aggravato la situazione:«Ancora adesso 10mila coppie stanno attendendo che un giudice si occupi del loro caso. Basti pensare che i processi rinviati a febbraio iniziano ad essere celebrati ora, a dicembre. Con la conseguenza che spesso nei mesi scorsi sono cresciuti la rabbia e l’odio reciproco tra coppie ormai al limite della sopportazione» aggiunge Gassani. 

 

Da qui la decisione di trovare soluzioni "rapide", decisa dal ministero della Giustizia. 

 

Il Covid velocizza le procedure per separazioni e divorzi

In Italia ogni giorno ci sono oltre 250 coppie che si separano o divorziano, considerando potenzialmente anche il sabato e la domenica. Nell’86,4% l’addio è consensuale, mentre nel 13,6% si fa ricorso a un processo. A dirlo sono i dati Istat (2015), ma con il Covid la situazione è peggiorata. Per far fronte al boom di domande di separazione e divorzio anche la giustizia è dovuta correre ai ripari. 

Su impulso del Consiglio Nazionale Forense (CNF), il ministero della Giustizia ha dato la possibilità - insieme ai presidenti dei vari tribunali – di accelerare le procedure, rendendo valido il deposito esclusivamente telematico dei ricorsi in casi di separazione consensuale e divorzio congiunto. Di fatto le coppie hanno potuto dirsi addio tramite computer o tablet, senza dover aspettare i tempi sempre piuttosto lunghi delle udienze in presenza.

 

«L’obiettivo è quello di evitare che gli avvocati si rechino fisicamente nei tribunali, che sono sempre molto affollati: basti pensare che normalmente nelle aule dei palazzi di giustizia di città come Milano e Roma ci sono migliaia di persone. Penso che si dovrebbe fare lo stesso anche per i procedimenti penali» spiega l’esperto, che aggiunge: «Noi avvocati abbiamo fatto la nostra parte, io stesso mi sono reinventato un nuovo modo di lavorare: faccio l’avvocato in scooter, soprattutto nei casi più delicati, nei quali c’erano problemi di violenza e mi sono prestato anche gratuitamente». 

 

Aumento delle violenze durante la pandemia

«Mi è capitato più volte di assistere i clienti, soprattutto donne, in strada dando appuntamento davanti al supermercato o ai giardinetti dove potevano andare con la scusa di uscire col cane. Non bisogna dimenticare, infatti, che oltre alle coppie che hanno deciso di lasciarsi consensualmente, ci sono stati molti casi di violenze domestiche. I centri antiviolenza hanno stimato un aumento del 70% delle violenze intra-familiari, i femminicidi sono cresciuti del 15%. E’ una vera emergenza familiare, che va considerata allo stesso livello di quella economica e sanitaria legate al Covid, perché si parla di violenza psicologica, fisica, ma anche di violenza economica, che ci sono costi sociali altissimi: per l’intervento della polizia nei casi più gravi, per quello di psicologi o avvocati, ecc.» spiega Gian Ettore Gassani, che ha raccolto questi e altri dati in un libro, La Guerra dei Rossi (Diarkos) che fotografa la situazione nell’anno della pandemia da Covid. 

 

Natale 2020 difficile per le famiglie

È accaduto nei mesi scorsi, ma anche adesso, durante le festività natalizie, un momento delicato per molte famiglie, specie quest’anno che è accompagnato da forti limitazioni. «Il Natale è sempre stato il periodo più difficile dell’anno - insieme al mese di agosto – per molte coppie perché è il momento in cui non si lavora, si trascorre più tempo insieme e nel caso di relazioni in crisi da tempo diventa il momento in cui si scoppia, emerge la rabbia, ma si scoprono spesso anche terze persone, dunque infedeltà» spiega l’avvocato. 

 

Convivenza forzata, tradimenti e sotterfugi 

«I tradimenti in Italia sono aumentati negli ultimi anni e durante il lockdown alcune situazioni si sono aggravate: penso a chi aveva un amante e non lo ha potuto vedere o a chi invece è stato scoperto. Io stesso ho ricevuto moltissime confessioni o richieste di aiuto, come al Pronto Soccorso. Tra le storie che ho sentito c’era anche quella di una moglie che ha picchiato il marito dopo averlo colto in flagrante che flirtava con una ragazza in auto, dietro al supermercato in cui aveva detto di dover fare la spesa. La moglie si era insospettita perché lui usciva in ghingheri e impiegava sempre troppo tempo per comprare poche cose» racconta Gassani. 

 

Un altro motivo di separazione è stato il semplice stress da pandemia, con il lavoro diventato per moltissimi smart working da casa e che ha costretto a trascorrere 24 ore sotto lo stesso tetto per intere famiglie, con i figli a casa da scuola. In queste condizioni i problemi pregressi mai affrontati né risolti hanno creato un mix esplosivo. Secondo un’indagine della no-profit britannica Relate, già lo scorso luglio l’8% delle persone riteneva che il blocco avesse fatto capire loro che era il momento di porre fine alla propria relazione.

Ma la vera novità, secondo Rebecca Pender Baum, presidente dell'Associazione internazionale dei consiglieri matrimoniali e familiari, è che a chiedere separazioni e divorzi quest’anno sono stati entrambi i partner, mentre in passato in genere la richiesta arrivava da una sola delle parti. 

 

#coronadivorce: matrimoni in crisi in tutto il mondo

Il problema, dunque, è stato globale e non solo italiano. Non a caso sui social fin da marzo scorso spopola l’hashtag #coronadivorce, che raccoglie le storie e testimonianze di chi con il lockdown e le restrizioni più o meno limitate non ha retto alla situazione di coppia. E’ accaduto, per esempio, in Inghilterra dove il tasso di divorsi, già al 41% prima del coronavirus, è cresciuto ulteriormente, o negli Stati Uniti, dove si partiva da un 45% di partner che si dicevano addio dopo tempi più o meno lunghi. Per questo, come riferisce la BBC, si è assistito a un "trauma collettivo": la definizione, coniata dalla psicoterapeuta americana Marni Feuerman, si riferisce allo stress provato dalle coppie in crisi che avevano già problemi prima e che non hanno superato la prova del lockdown.

 

La buona notizia è che invece chi aveva una relazione solida ha potuto affrontare anche questo periodo difficile. Secondo Relate si tratta del 43%, un dato comunque inferiore alla percentuale di chi ha optato per la separazione e che va confrontato con le previsioni di Euromonitor International, secondo cui che entro il 2030 le separazioni nel mondo aumenteranno del 78,5%, un vero record. 

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