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Il punto

Governo, la via d’uscita e quella rottura tra Conte e Matteo…

Renzi e il premier cercano un modo per sopravvivere politicamente. Ma il Conte bis, così com’è, non garantisce più Iv che vuole un ruolo di maggior peso

Governo, la via d’uscita e quella rottura tra Conte e Matteo…

Per evitare una crisi dagli esiti imprevedibili e un effetto domino sui due maggiori partiti di maggioranza, alle prese ciascuno con le correnti interne, Conte deve paradossalmente offrire a Matteo Renzi una via d’uscita. Il leader di Italia viva si è avvitato su se stesso portandosi dietro legislatura e governo: un cul de sac da cui non può più tirarsi fuori da solo. Per questo, se il premier e i pontieri che da giorni sono all’opera per ricucire lo strappo riusciranno a fornirgli l’aggancio giusto, forse il Conte bis si salverà e pure l’inquilino di Palazzo Chigi. L’avvocato di Volturara Appula potrebbe così continuare ad essere al timone del governo fin dopo l’elezione del nuovo capo dello Stato. Poi la legislatura volgerebbe al termine. La strada però è obbligata: o un rimpasto corposo che Renzi non rifiuterebbe o un Conte ter. 

 

Chi conosce bene l’ex sindaco di Firenze dice che “Matteo non si fermerà”. Per un semplice motivo: votare oggi o nel 2023 per Italia viva non cambia niente. Il partito di Renzi ne uscirebbe comunque con le ossa rotte: difficile risalire la china e guadagnare qualche punto in più rispetto a quel 2- 3 per cento di consenso che ora gli viene attribuito.  Quello che “Matteo cerca è un nuovo schema per sopravvivere. L’attuale, che ha contribuito a creare, di garanzie non gliene dà più”. Per l’ex leader della Leopolda, che è ancora convinto di essere il più bravo di tutti, un voto oggi potrebbe addirittura essere un vantaggio: con il Pd appiattito sui 5S, Renzi sogna di prendersi quello spazio al centro su cui lavora da anni. E che spera di riorganizzare con la gamba moderata e democristiana del centrodestra. Insomma, il rischio di aprire le urne lui lo correrebbe pure. Ma è strasicuro che il voto anticipato sia un’ipotesi morta in partenza: “Tutti sanno che non ci saranno elezioni”, ripete. Solo qualche ministero di peso potrebbe realmente tenere aperti i giochi e dargli chances per il futuro. Se non altro per avere maggiore voce in capitolo nel governo e partecipare in modo determinante al tavolo più importante dei prossimi anni: quello sul Recovery Plan e i 210 miliardi da spendere per la ripresa del Paese. La più grande sfida economica e politica dal dopoguerra ad oggi, un’opportunità unica per la nazione e per la classe politica che la gestirà. 

 

Un governo istituzionale per Renzi è da escludere per le ragioni appena elencate.  Vuole e ha bisogno di un palcoscenico politico. A quel punto sarebbe disposto ad ingoiare il rospo di un Conte ancora a Palazzo Chigi e ad ammorbidire le posizioni nei confronti dell’avvocato. Con il quale i rapporti sono gelidi non solo sul piano politico ma anche personale. Con i suoi fedelissimi, Maria Elena Boschi e Ettore Rosato, in corsa per almeno due ministeri chiave l’esecutivo a guida Conte non sarebbe più un ostacolo. In caso contrario durante la trattativa Italia viva continuerà a giocare ad ogni occasione utile la carta dei contenuti e del merito delle sue proposte. Su molte delle quali anche nel Pd non riescono a dargli torto: vedi l’utilizzo dei fondi del Mes sanità e il Recovery Plan che il premier nella prima fase avrebbe mal gestito peccando di presunzione e superficialità. Ormai le posizioni sembrano avvicinarsi anche tra M5S e democratici. Esclusa l’ipotesi del voto, meglio un esecutivo rinnovato, più forte e con nuovo slancio. Rimpasto o Conte ter, non ci sono altre soluzioni se si vuole pilotare in qualche modo gli scossoni che agitano la maggioranza. Ma una cosa è certa: su ogni passo mosso in queste ore c’è il presidente Mattarella che veglia attentissimo. Non ha messo bocca fino ad oggi lasciando fare alla politica il suo corso. Ma se si dovesse rendere necessario al momento opportuno applicherà alla lettera il dettato costituzionale e solo a quello farà riferimento. Nessuna forzatura sarà ammessa. Senza una maggioranza sicura in Parlamento non ci sarà altra possibilità che il voto. Ma, come dice Renzi, quello non lo vuole nessuno. 

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