I fan di Trump

Chi sono i Proud Boys, che hanno assaltato il Campidoglio a Washington

“Armati” di bandiere, copricapi indiani e pistole. Chi sono Proud Boys, Boogaloo e QAnon, che dicono no alla sconfitta di Trump, tra razzismo e suprematismo

Chi sono i Proud Boys, che hanno assaltato il Campidoglio a Washington

Sono considerati la “pancia” alla quale Donald Trump ha saputo parlare scatenandone una reazione persino maggiore e sicuramente più violenta rispetto alle previsioni dello stesso tycoon, costretto a esortarli a “tornare a casa”, “come amore e in pace”. Troppo tardi, però, perché i suoi supporter erano già a Washington, decisi a non accettare la sconfitta del Presidente uscente, pronti a entrare a Capitol Hill, “tempio” della democrazia Usa, sede congiunta di Camera dei Deputati e Senato.

 

E lo hanno fatto: armati di bandiere a stelle e strisce (ma anche di pistole e bandiere sudiste), alcuni indossando copricapi da indiani, mantelli di pelliccia o giubbotti di pelle. Tra folklore e rabbia, alimentata dalle parole pronunciate da Trump nelle scorse settimane, dall’idea della “vittoria rubata” e delle “elezioni truccate”, hanno provenienza differente, uniti da un estremismo di fondo che arriva anche da ambienti paramilitari. Ecco chi sono.

 

I Proud Boys di Donald Trump

Donald Trump li ha chiamati più volte, anche ad assalto a Washington in corso, “patrioti”, ma per i servizi segreti sono  “un pericoloso gruppo della supremazia bianca” con ideologie neofasciste e convinti sostenitori della superiorità della razza bianca. Contano su un certo numero di seguaci sia negli Usa che in Canada e hanno in Enrique Tarrio uno dei loro leader più noti, arrestato e poi rilasciato alla vigilia della manifestazione del 6 gennaio, per aver bruciato una bandiera del Black Lives Matter, a Washington. Tarrio è stato censurato dai principali social, da Facebook a Twitter passando per YouTube e Instagram, per incitamento alla violenza e all’odio. 

 

Assalto al Congresso USA: i Boogaloo

Si tratta di un’altra formazione vicina all’estrema destra, che però conta su una vera e propria organizzazione paramilitare. Sono attivi da tempo, come ad esempio in occasione dei cortei a Minneapolis e Charlotte, lo scorso giugno, quando si sono mischiati ai manifestanti antirazzisti del Black Lives Matter che si erano dati appuntamento dopo la morte di George Floyd da parte della polizia. E proprio i poliziotti sarebbero tra i loro obiettivi, in quanto “privilegiati” e unici autorizzati a utilizzare le armi. Si battono, infatti, per il 2° emendamento che permette di possesso di armi. Indossano spesso giubbetti antiproiettili sopra a camicie hawaiane colorate, sono dotati di semiautomatiche e inneggiano a una nuova guerra civile americana, per sovvertire l’ordine politico attuale. Nei loro manifesti, prima della rimozione dai social, inneggiavano “la violenza contro civili, forse dell’ordine, funzionari e istituzioni governative”. Durante i lockdown si sono battuti contro le restrizioni.

 

Assalto a Washington: i negazionisti QAnon 

A negare apertamente l’emergenza sanitaria da Covid sono invece i complottisti di QAnon, anch’essi di matrice di estrema destra, convinti dell’esistenza di un presunto Deep State, poteri forti in grado di condizionare le sorti non solo degli Usa, ma del mondo intero, come nel caso della pandemia. Gli stessi poteri, però, agirebbero contro Donald Trump, l’unico che si sarebbe battuto contro di loro. Da qui l’appoggio al tycoon. 

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