
A detta del suo portavoce, per Angela Merkel la chiusura dell’account del presidente uscente Donald Trump, disposta da alcuni social network (primo tra tutti, Twitter) solleva un problema non indifferente.
Si può “interferire con la libertà di espressione, ma nel rispetto dei limiti definiti dal legislatore, (...) non per decisione di un management aziendale”, ha affermato Steffen Seibert spiegando come la Merkel nutra preoccupazioni e dubbi sulle policy dei nuovi media alla luce di quanto si è assistito dopo l’assalto al Campidoglio USA. Ma non è la sola ad esprimersi in merito.
Policy “sconcertante” di Twitter: servono regole Ue per il digitale
Anche Thierry Breton, Commissario Ue per il Mercato interno che lo scorso dicembre ha presentato le nuove regole Ue per le BigTech, ha esternato perplessità per la decisione che ha bandito Trump dalle piattaforme. “Senza controllo legittimo e democratico”, si corre il rischio di un comportamento arbitrario, ecco perché il politico francese ha ribadito l’importanza del “pacchetto digitale” e delle altre iniziative proposte dall’Unione europea per il rispetto delle norme da parte dei giganti del Web.
“È sconcertante”, secondo Breton (che peraltro proviene dal mondo imprenditoriale oltre che essere stato Ministro all’Economia), “il fatto che un Ceo possa staccare la spina dell’altoparlante del Presidente degli Stati Uniti senza alcun controllo o bilanciamento. Non è solo una conferma del potere di queste piattaforme, ma mostra anche profonde debolezze nel modo in cui la nostra società è organizzata nello spazio digitale”. È quanto ha affermato nell’intervista rilasciata su Le Figaro.
D’accordo con questa linea, anche il Ministro francese alle Finanze, Bruno Le Maire. “Quello che mi sconcerta è che sia Twitter a chiudere l’account di Trump” – e aggiunge – “La regolazione dei giganti del Web non può essere svolta dalla stessa oligarchia digitale”.
8 gennaio dei Social: data spartiacque
Breton ha anche osservato che stiamo vivendo una rivoluzione epocale, che si riflette a partire dal digitale: i Social “non saranno più in grado di sottrarsi alla responsabilità” per i contenuti che diffondono. "Proprio come l'11 settembre ha segnato un cambio di paradigma (...), l’8 gennaio 2021 segna un prima e un dopo (per il digitale)” nei discorsi sulla democrazia delle piattaforme online a cui non rinunciamo. È proprio l’8 gennaio il giorno il cui è stato sospeso definitivamente il profilo di Donald Trump due giorni dopo l’attacco a Washington.
“Sconcertanti” poi anche le ‘reazioni alla reazione’. L’Ue si è interrogata - da subito – sul perché non si sia intervenuti per tempo bloccando le notizie false e le forme di incitamento all’odio (fenomeno diffuso dell’hate speech) che hanno portato a questa deriva. E tutto ha già fatto eco anche su Twitter. Consapevole dei potenziali casi di abuso da parte dei Social, il Commissario ha concluso che contare sulla “buona volontà” non basta, serve stabilire le regole del gioco tramite leggi. Serve quindi un’efficacie strategia di cooperazione tra l’Ue e la nuova Amministrazione di Joe Biden, ha concluso il Commissario.
Per Manfred Weber, eurodeputato tedesco a capo del gruppo PPE all’Eurocamera, non si può tollerare l’idea che operatori come Facebook, Twitter e altre società americane decidano “come discutere e non discutere, cosa si possa e cosa non si possa dire in un discorso democratico”. In sostanza, per Weber, ci vuole più ambizione da parte dei decision-maker.
Offline anche Parler: troppi post dei fan di Trump
Bandito dai big dell’e-commerce anche il Social su cui proliferavano share e post dei sostenitori di Trump per diffondere le immagini del 6 gennaio. Amazon (gestore) ha riferito di aver “bloccato l’accesso” ai server di Parler “a causa della persistenza di messaggi” che esaltavano e cercavano engagement sull’assalto a Capitol Hill. Per lo stesso motivo, Apple e Google avevano provveduto a rimuovere Parler dagli store.