Matteo Renzi non raccoglie il ramoscello di ulivo che il premier Conte gli ha offerto dopo l’incontro di questo pomeriggio con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il leader di Italia Viva consuma lo strappo e ritira le ministre dal governo, ma si dichiara pronto a discutere. “Non ci sono pregiudiziali, nemmeno sui nomi, l’unica riguarda l’ipotesi di un governo con la destra antieuropeista, la stessa contro cui”, dice, “abbiamo combattuto per far nascere l’attuale esecutivo”. Dunque, con la destra mai, del resto se ne può parlare. La conferenza stampa convocata alle 17.30 da Italia Viva comincia con tre quarti d’ora di ritardo. Il senatore siede con le ministre Teresa Bellanova ed Elena Bonetti al suo fianco. Appena inizia va dritto al punto, annuncia le dimissioni delle ministre e del sottosegretario e spiega la sua visione: “La crisi politica non è aperta da Italia Viva, è aperta da mesi”, scandisce, “e la drammatica emergenza da affrontare ma non può essere l'unico elemento che tiene in vita il governo”. Poi sui possibili scenari che si apriranno si dice pronto anche a “un governo istituzionale”. In ogni modo, da “costruttori vogliamo prima vedere il progetto, questa è la base per una legislatura fino al 2023”. Una certezza a suo avvisoc’è: “Si vota nel 2023”. Ma se da un lato il leader della Leopolda si dice pronto al dialogo e al voto dello scostamento di bilancio e del prossimo decreto ristori, dall’altro gli attacchi al premier Conte sono frontali. “Il re è nudo”, dichiara. “Pensare di risolvere con un tweet, post o su instagram è populismo. La politica richiede il rispetto delle liturgie della democrazia. Poiché c'è la pandemia occorre rispettare le regole democratiche". E ancora: “Non consentiremo a nessuno di avere pieni poteri, abbiamo fatto un governo per non darli a Salvini”. Critica duramente “l'utilizzo in modo ridondante delle dirette tv, quello discutibile della delega ai servizi”. A Renzi non è nemmeno piaciuta l’offerta di pace di Conte fatta ai microfoni dei cronisti mentre oggi rientrava a piedi dal Quirinale: “Se c'è un'apertura politica vera, si misura in Parlamento non in un angolo di una piazza. Abbiamo fatto i tavoli e politici, se vuoi fare un'apertura vera la fai sui contenuti”.
Spedite al mittente le aperture per scongiurare la crisi, le mosse di Renzi sono anche una risposta negativa al Quirinale. Afferma “fiducia incrollabile nel presidente della Repubblica e nel ruolo istituzionale che ricopre” ma non fa passi indietro. L’altolà del capo dello Stato rivolto a tutti gli attori in gioco sul precipitare della crisi e l’invito a “uscire rapidamente dalla situazione di incertezza” non trova sbocchi. Ora di incertezze ce ne sono più di prima. Il pallino tuttavia è nelle mani di Conte. Il premier potrebbe decidere di sostituire le ministre oppure di rassegnare le dimissioni e salire al Colle senza passare per la conta parlamentare. Intanto, arrivano le prime reazioni di esponenti di maggioranza. “Un grave errore fatto da pochi che pagheremo tutti”, scrive su Twitter Andrea Orlando, vice segretario del Partito democratico. E Vito Crimi, reggente del Movimento Cinque Stelle: “Credo che nessuno abbia compreso le ragioni di questa scelta”. Ma “ora è il momento della responsabilità, non dei personalismi. Mi auguro che già da stasera il Consiglio dei Ministri possa proseguire i lavori sul Decreto anti-covid, sullo scostamento di bilancio e sui nuovi ristori da destinare alle imprese e ai lavoratori. Il Movimento 5 Stelle continuerà ad assicurare la stabilità che serve adesso all'Italia per affrontare la crisi che stiamo vivendo ed uscirne al più presto”.