Farmaci e vaccini

I limiti e le necessità del terrorismo sanitario ai tempi del Covid

L’ultimo esempio è quello dei “superbatteri” che resistono agli antibiotici, ma dimentichiamo che questi farmaci hanno salvato milioni di vite negli anni

I limiti e le necessità del terrorismo sanitario ai tempi del Covid

Non è diffondendo il panico che si conquista fiducia e legittimazione, ma andando al fondo delle sue cause che l'emergenza ha fatto e purtroppo farà affiorare. Ad esempio, in questo periodo sembra alquanto indelicato intellettualmente, nonchè rischioso in concreto, infondere paure e timori sui vaccini. Mercanteggiare ipotetiche conseguenze disastrose significa solo strumentalizzare lo stato d'animo delle persone, che si configura sempre in situazioni come questa. Durante un'emergenza sarebbe il caso di trattare legalmente qualsiasi divulgazione di informazioni parziali che possono turbare l'immaginario collettivo, ossia l'equilibrio pubblico. Stessa cosa andrebbe riservato a coloro che mettono in commercio dispositivi di scarsa qualità e cure miracolose.

 

Fin da gennaio 2020, rispettabilissimi esperti e consulenti, docenti, ricercatori/scienziati, membri di comitati tecnico/ scientifici, burocrati sanitari, dopo tante e tante riunioni, dibattiti, interviste, scontri e polemiche, non sono riusciti a mettersi d’accordo e, quasi costretti, hanno prodotto solo lockdown e un' Italia variopinta. Ma la cosa più evidente, ed anche grave sotto certi aspetti, è la malattia dell' annuncite e del protagonismo atta a suscitare una sorta di "terrorismo" sanitario. Come diceva Orazio, "id genus omne” (tutta questa specie) non è stata in grado di risolvere un problema nella maniera più opportuna. Ognuno dei rappresentanti di questo affascinante mondo della microbiologia e virologia, è stato bravo soprattutto, speriamo inconsapevolmente, a promuovere se stesso con le sue profezie, a volte macabre e allarmanti tra ondate di andata e ritorno e, ahinoi, non ultima le profezie allarmistiche da parte di qualche noto e capace docente/primario, sia di una nuova pandemia da “batteri multiresistenti alle terapie antibiotiche” che dell'arrivo della “Febbre gialla”, quest'ultima quale diretta conseguenza climatica per surriscaldamento simil-tropicale delle nazioni sud-europee. Se poi mettiamo in conto che c’è la naturale propensione della politica a sfruttare l’emergenza sanitaria per restare al potere, il quadro è più completo.

 

Restiamo tuttavia al solo aspetto medico, mentre virologi e infettivologi ci trasmettevano le loro interpretazioni ed opinioni su notizie e risultati di studi esteri riportati dai vari giornali scientifici internazionali, e le eventuali ripercussioni future decretando di fatto, anche magari senza volerlo, una nuova polemica e confusione circa l' utilizzo o meno dei vaccini, l'immunità vera o fittizia, e così via. Per ora, ci mancava anche l'antibiotico/resistenza dei superbatteri (argomento gia' ampiamente discusso in era pre-Covid, considerando la preoccupazione per una percentuale di mortalità verificatosi in questo ultimo decennio, da non sottovalutare). I "superbatteri": in altre parole, molti microrganismi patogeni rispondono in modo intelligente all'attacco dei farmaci; si selezionano famiglie di batteri che diventano sempre più aggressivi e che non sono minimamente scalfiti dalla cura, facendo diventare inutili e impotenti anche composti antibatterici di grande valore. La capacità dei batteri di difendersi viene agevolata da alcuni fattori relativi alle modalità d'uso degli antibiotici. L'uso improprio è certamente uno dei fattori più importanti, visto che in Italia, c’è un utilizzo di antibiotici tra i più alti di Europa.

 

In molti casi di auto-terapia (senza consultare il medico) questi farmaci vengono presi a dosi basse o per brevi periodi, facendo sì che le concentrazioni in circolo non hanno il potere battericida, consentendo ai batteri di azionare i meccanismi di difesa. Inoltre, da ricordare i farmaci impiegati negli animali d'allevamento, tra i quali anche gli antibatterici: infatti, nella carne che consumiamo, si ritrovano tracce minime di antibiotici che, una volta assorbiti e circolanti nel sangue, possono compartecipare a stimolare la resistenza dei germi presenti nei tessuti del nostro corpo. 

 

Negli ultimi anni, anche la Gran Bretagna ha lanciato l'allarme sui “super-batteri” che gli antibiotici non riescono più a vincere; ci sono casi dove si corre il rischio che questi farmaci guariscono sempre meno. Le cause sono molteplici: la diffusione conseguente alla trasmissione assistenziale e ospedaliera, specie quelle di lungodegenza e non ultimi quelli delle terapie intensive, di infezioni, di cui le più evidenti sono quelle ai polmoni, alle vie urinarie, alle ferite chirurgiche e legate all'utilizzo di cateteri. Si evince il rischio maggiore per anziani e soggetti fragili o debilitati. È stato calcolato che, in media, almeno il 5% dei ricoverati prende una patologia infettiva durante i giorni di degenza. I microbiologi clinici e di laboratorio da tempo stanno cercando di sensibilizzare gli utenti sull'importanza di un uso appropriato di questi farmaci. 


Il problema non riguarda soltanto il cattivo impiego degli antibiotici, ma va sottolineato anche il rallentamento nella ricerca di nuove molecole da parte dell'industria farmaceutica. È necessario incentivare queste aziende a fare nuovi investimenti spronando la ricerca clinica su nuovi antibatterici. Occorre indagare sui "super-germi" e sulle resistenze batteriche create dagli stessi antibiotici. I “superbatteri” resistenti agli antibiotici sono una minaccia sempre più concreta per milioni di pazienti. L'Organizzazione mondiale della sanità, nel rapporto sulla resistenza agli antibiotici, ha già affermato pochi anni orsono che"un'era post-antibiotica in cui anche infezioni comuni possono essere mortali, lungi dall'essere una fantasia apocalittica, è una possibilità molto concreta per il XXI secolo". Certo è molto importante combattere la diffusione della resistenza agli antibiotici e scongiurare il ritorno a un'era pre-antibiotica, e avviare un controllo più efficace della diffusione dei ceppi antibiotico-resistenti e sulla ricerca di nuovi antibiotici e di nuove strategie terapeutiche e preventive. 

 

In questo scenario, la figura del microbiologo clinico gioca un ruolo centrale, contribuendo alla diagnosi precoce e accurata delle infezioni batteriche, alla sorveglianza epidemiologica delle antibiotico-resistenze, eccetera. Secondo alcuni calcoli, per lo studio, la sperimentazione e la conseguente autorizzazione di un nuovo antibiotico occorrono dai 5 ai 10 anni al costo di circa un miliardo di dollari Usa). Per fortuna, il pianeta è un giacimento biologico quasi inesauribile dalla quale si possono estrarre delle sostanze antibatteriche: sono note circa 50.000 varietà di muffe e di altre specie naturali da sfruttare per le loro potenzialità antibiotiche. E poi, sarà fondamentale l'aiuto dell'Intelligenza artificiale per trovare la soluzione; difatti attraverso un lavoro del talent scout può individuare le molecole più promettenti su cui converrebbe investire. In tal modo si guadagna in tempistica, riducendo i costi della fase pre-clinica nella ricerca di nuovi antibiotici. L'Intelligenza artificiale ha già individuato, proprio di recente,  un prodotto efficace su vari tipi di batteri resistenti. La scoperta lascia intravedere finalmente una speranza nella lotta all’antibiotico resistenza dopo decenni di fallimenti alla ricerca di nuove armi terapeutiche.

 

Servono comunque nuove linee guide per l'uso di questi farmaci, dagli ospedali  all'uso ambulatoriale sul territorio, ai medici-veterinari che operano nel settore degli allevamenti. Però, da questo, giungere a lanciare, in questi ultimi giorni, un esasperato allarmismo, tra l'altro in questa fase pandemica già di per sè alienante, non risulta abbastanza utile e strategicamente valido. Sicuramente è giusto richiamare l'attenzione e, soprattutto, sulle unità operative di Malattie infettive esistenti sul territorio nazionale. Ma bisogna ricordarsi che con la scoperta degli antibiotici e dei vaccini, sono stati salvati milioni e milioni di persone: la vita si è allungata. All'inizio del '900 si moriva prima dei 50 anni. Ed era altissima la mortalità infantile. Certo, oggi c’è la preoccupante problematica delle "resistenze" a questi farmaci, provocata da un uso eccessivo e sconsiderato. Ma gli antibiotici hanno cambiato la storia della medicina. Difatti, dagli anni cinquanta in poi sono state combattute e debellate importanti malattie infettive. Pertanto, lentamente ma progressivamente, sono stati chiusi e/o riconvertiti molti reparti /U.O. (Unità Operative) di Malattie infettive, di Pneumologia e tutti i Sanatori. 

 

Attualmente, in Italia, oltre ai due centri nazionali, il Sacco di Milano e lo Spallanzani di Roma, abbiamo altre 125 Unità Operative di malattie infettive distribuite in diverse strutture ospedaliere (tra le quali l'ospedale Cotugno di Napoli, centro di alta specializzazione e punto di riferimento regionale e del Meridione). Queste divisioni di Infettivologia sono state incrementate con una legge sulle malattie infettive (l'ultima) nel 1990, con nuove risorse nel sistema sanitario, ed un piano per fronteggiare l'emergenza dell' Aids (virus dell'immunodeficienza umana); da allora nessuno ha più messo mano. Su questo punto, è giusto attirare l'attenzione e operare in modo costruttivo. Bisogna sottolineare che oltre alle U.O. ospedaliere ci sono poi tutte le organizzazioni territoriali, cioè i Dipartimenti di prevenzione e gli uffici di Igiene. Una parte dei 2.500 posti letto nelle U.O. di malattie infettive, tra un quarto e un terzo del totale, si trovano all'interno di stanze di isolamento. In buona parte di queste Unità di malattie infettive esistono anche altri spazi che possono essere utilizzati per l'isolamento, nei momenti di grande affluenza. 

 

Durante il XX e XXI secolo, numerose malattie infettive emergenti sono arrivate all'attenzione dell'opinione pubblica causando spesso paura e angoscia. Ad esempio, negli ultimi anni, la variante della malattia di Creutzfeld-Jakob (vCJD), dell'encefalopatia spongiforme bovina ( malattia della "mucca pazza"). Anche l'influenza aviaria ha rappresentato, e rappresenta tuttora, un'importante malattia emergente. Nel 2009 l'OMS ha lanciato l'allarme sul possibile rischio di un nuovo virus influenzale di tipo A/H1N1 . L'Italia è stata il primo paese europeo ad attivare la campagna di vaccinazione per la nuova influenza. Tra le malattie infettive ri-emergenti vi è la tubercolosi (Tbc). L'Italia è un paese a bassa prevalenza (meno di 10 casi per 100 mila abitanti), anche se esistono significative differenze tra Nord e Sud. Negli ultimi venticinque anni il trend è stato sostanzialmente stabile (intorno ai 7 casi per 100 mila abitanti). Gli immigrati hanno un rischio relativo di essere colpiti dalla tubercolosi che è 10-15 volte superiore rispetto alla popolazione italiana e contraggono la malattia nei primi 3-5 anni di soggiorno in Italia. Il tasso spurio (cioè il rapporto tra il numero di casi in cui si presenta la caratteristica in studio e la popolazione di riferimento, ossia senza altre correzioni aggiunte) di mortalità nel 2006 era di 0,7 decessi per 100 mila residenti. 

 

Nelle ultime decadi si è registrato un aumento delle resistenze ai farmaci antitubercolari. La percentuale di Tbc multiresistente (Mdr) in Italia è sensibilmente aumentata rispetto al 2007. Il più popolare tra i virus emergenti è sicuramente quello dell'immunodeficienza umana (HIV), che è stato riscontrato, in una forma simile, in alcune scimmie. Da alcuni decenni i fenomeni legati alla globalizzazione hanno portato anche in Italia all'aumento del rischio di introduzione e di trasmissione autoctona di alcune malattie trasmesse da vettori come la malattia da West Nile, la Dengue e la Chikungunya. Probabilmente, di questo passo, registreremo qualche altro annuncio su possibili eventi catastrofici. Ormai c’è una reazione a catena. Naturalmente, è anche giusto e doveroso mettere in guardia la popolazione, ma scegliendo forme e modi diversi, che creino pochi effetti collaterali.

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA