Si apre una settimana decisiva per l’Italia, con il premier Conte che dovrà dimostrare al Paese di avere i numeri sufficienti in Parlamento per continuare a svolgere il duro lavoro legato alla gestione della pandemia e alla ripresa economica, altrimenti sarà Mattarella a dover sbrogliare la matassa.
Riflettori puntati alla Camera e al discorso del Presidente del Consiglio Conte che non sarà un atto di accuse rivolto a Matteo Renzi ma un appello alla responsabilità.
Oggi il discorso di Conte alla Camera per il voto di fiducia
Siamo il paese europeo più incline alle crisi di governo, con ben 66 rotture, un triste primato che ci fa apparire agli occhi di Bruxelles come un Paese debole e poco coeso, incapace di mantenere le promesse fatte e di portare avanti le riforme.
Il premier Conte si trova a dover gestire una nuova crisi di governo, dopo quella dell’estate 2019 che ha portato alla fine del governo gialloverde e al Conte bis.
Oggi alle ore 12.00 l’avvocato degli italiani chiederà la fiducia alla Camera dei Deputati, pronunciando un discorso che sarà totalmente diverso dalla volta precedente. Non sarà un processo a Renzi, non ci saranno accuse pesanti nei confronti del leader di Italia Viva (Iv) per aver aperto la crisi di governo, forse non ci sarà nemmeno un riferimento all’ex sindaco di Firenze. Piuttosto ci saranno appelli al senso di responsabilità, a non lasciare il Paese nelle mani della destra sovranista ed antieuropeista.
Domani Conte al Senato per la sfida più dura
Davanti ai deputati di Montecitorio Conte riconoscerà di aver fatto degli errori, ma non così gravi da giustificare una crisi al buio. Offrirà un patto di legislatura per proseguire il lavoro iniziato, per dare vita al Recovery fund, alla Riforma del Fisco, della giustizia e allo sviluppo dei cantieri.
A preoccupare il presidente del Consiglio non è tanto la fiducia alla Camera ma quella al Senato, dove i margini sono molto più ristretti. Si cercano responsabili o costruttori che possano andare a rimpiazzare i 18 senatori di Italia Viva, cercando tra le file dei moderati, degli europeisti, dei pentastellati cacciati o usciti dal Movimento e dagli stessi senatori di Iv che non appoggiano la mossa di Renzi.
I numeri al momento sono deboli ma non serve la maggioranza assoluta, Conte sembra per il momento accontentarsi di quella relativa convinto che nel tempo sempre più parlamentari si uniranno alla sua maggioranza.