I numeri del virus

Perché in Italia la mortalità da Covid è più alta che in altri Paesi

Da gennaio a novembre 2020 oltre 77 mila decessi in più della media del periodo 2015-2019. L’imputato è la “comorbilità”, ma il Covid-19 non è la Spagnola

Perché in Italia la mortalità da Covid è più alta che in altri Paesi

In Italia secondo i numeri "puri e sporchi" della statistica ci sono più di 11milioni di persone esposte a un doppio danno da Coronavirus, cioè soggetti fragili con pluri malattie croniche, che in corso di emergenza hanno meno accesso alle cure oltre ad essere ovviamente esposti come e più di tutti al contagio. L' Istat, nel rapporto pubblicato di recente, i cui numeri sono quelli certificati dall'Istituto superiore di sanità(ISS), mostra che da febbraio a novembre dell'anno 2020, rispetto alla media dei 5 anni precedenti nello stesso periodo, ci sono stati 83.985 decessi in più. Perché questo cosiddetto "eccesso di mortalità"? È necessario considerare le 57.647 vittime Covid confermate dall'Iss nei dieci mesi presi in considerazione (il 69% dell'eccesso di mortalità totale). Restano a parte altre 26.338 cittadini che hanno perso la vita per cause non dovute al virus. È ipotizzabile che siano "decessi indiretti" del Covid?

 

Il fenomeno andrebbe ulteriormente studiato e verificato dagli addetti specialisti della Statistica. L'Istat calcola 664.623 decessi totali da gennaio a novembre 2020, ossia 77.136 in più della media 2015-2019. Secondo i dati precedenti, aggiornati al 2017, risultano oltre 600 mila morti per cause varie in tutto l'anno che diviso 365 giorni fa 1643,83 decessi ogni 24 ore. Soltanto le malattie cardiocircolatorie interessano un decesso su tre: oltre il 35 per cento del totale. Il fatto è che ogni anno, durante il periodo influenzale, la stessa influenza ha determinato un "eccesso" di mortalità rispetto a quello che si avrebbe senza questa infezione virale. Nel 2017 dei 600 mila morti nell' anno, se ne contano 440 mila per malattie, il resto per altre cause (incidenti stradali, morti sul lavoro, omicidi, etc). I dati offrono anche altre valutazioni: la principale causa di morte in assoluto sono le malattie del sistema cardiocircolatorio: 638 persone ogni giorno.  La seconda i tumori (483 al giorno). Più di 10 persone muoiono ogni giorno in incidenti stradali: i dati 2017-2018 sono questi.

 

Ma, di questi tempi, il modo in cui vengono scritte le notizie che circolano possono creare  equivoci. Perché la malattia da Coronavirus sembra molto malefica in Italia? Si ipotizzano piu' motivazioni, una demografica legata all'anzianità della popolazione, un'altra legata all'efficienza del sistema sanitario e alla prontezza delle cure, ed anche alle patologie pregresse: potrebbe venir fuori che la nostra popolazione, ad una certa età, ne ha di più rispetto ad altre nazioni. Possiamo anche affermare che, nella nostra penisola, è stata velocizzata la comunicazione circa il rapporto tra pazienti Covid e persone decedute. E' giusto porsi qualche dubbio, non solo sull'insieme dei dati Covid-19 che sono "sporchi". Occorre  fare chiarezza su quanto siano realmente puliti i dati che ci vengono forniti.

 

Sappiamo che, sin dall'inizio, gli ospedali fornivano cause di morte "per" Covid anche se i decessi erano "per" e "con" Covid.  Come si può oggi pretendere che tutto il sistema sanitario cambi il modo di contare? Tra l'altro ogni regione fa a modo suo. Sappiamo che il virus Covid-19 esiste e che è  mortale, ma penso pure che le cifre fornite alla popolazione siano "spurie". I numeri, ancor prima dei dati. I soggetti che muoiono oggi, come nella prima fase, sono persone che presentano più patologie insieme. I morti solo per Covid-19 sono la percentuale minore. Tutti gli altri sono persone già ampiamente compromesse con altre comorbilità. Due tipologie di malattie stanno interagendo infatti all'interno di popolazioni specifiche, una infezione con grave, acuta sindrome respiratoria coronavirus (Covid-19/Sars-CoV-2) e una serie di malattie non trasmissibili, cioè malattie croniche. L' associazione di queste patologie rafforza gli effetti negativi di ogni singola malattia. Come da noi ti segnalato, il Covid-19 non è una pandemia in senso stretto. È una sindemia. Alcuni mesi fa, Richard Horton su The Lancet, ha posto dei seri dubbi sulla considerazione tecnico/scientifica al Covid-19, trattato come se fosse una semplice pandemia, e punta il dito sull'importanza delle malattie croniche (non trasmissibili) nella sua diffusione. Ciò che sta emergendo ci suggerisce che la storia di Covid-19 non va semplificata. Il termine "sindemia" è stato coniato da Merrill Singer, un medico Usa, che su The Lancet nel 2017, ha sostenuto che un'analisi sindemica svela combinazioni biologiche e socio-sanitarie che sono importanti per la prognosi e la gestione delle malattie. In tal modo ci darebbe una visione più ampia, che comprenda anche le patologie socio-ambientali.

 

Riassumo in chiusura i dati così ciascuno può farsi direttamente un’idea della situazione: nel 2020 i morti per Covid, secondo l’Istat, sono stati 57.647, ossia lo 0,09557% della popolazione italiana totale, che è di 60 milioni e 617 mila persone. Al 31 dicembre 2020, il numero dei positivi al Covid è stato di 569 mila e 896, ossia circa lo 0,94483% della popolazione totale italiana. Di questi, solo poco più del 5% dei positivi è stato ricoverato. Per fortuna, dunque, nonostante le tante vittime e i danni all’economia, non siamo alle cifre della Spagnola.

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