Oggi è il giorno dei primi richiami per chi ha ricevuto la prima dose di vaccino Pfizer, ma pesano i ritardi annunciati dalla casa farmaceutica. Per l’Italia significano un taglio del 29% delle forniture attese, pari a 165mila dosi, che ha scatenato la reazione del Commissario straordinario all’emergenza Covid, Domenico Arcuri, che non ha escluso azioni legali. La stessa Pfizer, però, ha rassicurato: “Tutto tornerà normale dal 25 gennaio”. Qualche difficoltà potrebbe registrarsi in Regioni dove le scorte sono quasi finite, come in Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna, mentre alcuni Paesi come Regno Unito e Danimarca hanno deciso di posticipare la seconda somministrazione proprio per ridurre eventuali problemi legati alla scarsa disponibilità del vaccino.
21 giorni dal Vaccine Day
A tre settimane dal V-Day, dunque, oggi inizia la seconda somministrazione del siero per i primi che lo hanno ricevuto, come l’infettivologo del San Martino di Genova, Matteo Bassetti, che ha annunciato il secondo inoculo per stamattina. Con lui da oggi saranno chiamati tutti i destinatari delle prime 9.750 dosi che hanno portato finora a vaccinare 1 milione e 120 mila persone. Si tratta in prevalenza di personale sanitario (medici e infermieri) e di ospiti delle Rsa. Secondo il piano vaccinale i prossimi saranno gli over 80, non appena saranno disponibili nuove forniture del vaccino Pfizer, che dovrebbero riprendere regolarmente il 25 gennaio, e non appena anche il vaccino AstraZeneca otterrà il via libera in Europa, atteso per il 29 gennaio. Intanto, se alcune Regioni avvertono che potrebbero esserci difficoltà coi richiami proprio a causa della scarsità di dosi, c’è chi è riuscito a conservare il 30/40% di prodotto, come allo Spallanzani di Roma, dove sono in programma 130 richiami tra oggi e domani.
Spostare il richiamo: che conseguenze?
Alcuni Paesi come Danimarca e Regno Unito, invece, hanno già deciso di spostare le date della seconda somministrazione oltre i 21 giorni previsti dal protocollo Pfizer, arrivando persino alle 12 settimane, dunque 3 mesi dopo la prima. Il motivo è la volontà di non trovarsi senza un numero sufficiente di dosi per i primi vaccinati. Ma secondo diversi esperti, così facendo si corre il rischio di ridurre sensibilmente l’efficacia del siero. Dal canto suo l’Agenzia europea del farmaco (Ema) non ha indicato un tempo massimo entro cui procedere al richiamo.
Il caso Abruzzo, preoccupano due varianti
Intanto in Abruzzo preoccupa l’individuazione di due varianti. Si tratta della variante inglese e di un’altra, già nota in Europa e che secondo le prime informazioni avrebbe iniziato a circolare anche nella Regione italiana fin da dicembre scorso. Finora e secondo il Laboratorio di genetica molecolare dell’Università di Chieti, riguarderebbe 51 persone contagiate dalla sola variante inglese, ma il numero potrebbe essere anche maggiore. L’Istituto superiore di Sanità al momento conferma i primi dati abruzzesi.