La crisi

Verso un governo ter. Zingaretti: Avanti con Conte per esecutivo ampio

Ipotesi di dimissioni e la via per una nuova maggioranza. Disponibili a governo di ‘salvezza nazionale’ i totiani. Da Iv sì a dialogo: “Nessun veto”

Verso un governo ter. Zingaretti: Avanti con Conte per esecutivo ampio

La relazione sulla giustizia del ministro Bonafede è il punto di non ritorno del governo Conte. I voti allo stato attuale non ci sono per approvare il documento predisposto dal Guardasigilli nonché capo delegazione dei cinquestelle. E andare alla conta sarebbe estremamente rischioso e controproducente per il premier. A distanza di sei giorni dalla fiducia al Senato l’esecutivo non potrebbe nemmeno includere i ‘sì’ dei senatori Casini, Nencini e Lonardo che hanno già preannunciato il voto contrario.

La caccia ai ‘responsabili’ tentata da Palazzo Chigi non ha dato i risultati sperati. E avanza l’ipotesi di un Conte ter che potrebbe coincidere con un governo di ‘salvezza nazionale’, auspicato in queste ore dai centristi di Cambiamo!, il movimento di Giovanni Toti. Ma le due ipotesi non è detto che coincidano e il reincarico per Conte non è affatto scontato.

 

Il premier oggi dovrebbe rendere note le sue mosse. Intanto Nicola Zingaretti dichiara “Avanti con Conte per governo ampio ed europeista”. Dello stesso avviso Goffredo Bettini. “Giusto verificare se c’è una maggioranza su temi della giustizia, ma sapendo che dopo c’è bisogno di aprire una fase nuova. Ci deve essere un governo rinnovato e Conte è imprescindibile”. E precisa che il premier dovrebbe “andare in Aula e dichiarare che andrà al Quirinale immediatamente dopo” la relazione sull'amministrazione della Giustizia. Il quadro resta in queste ore estremamente fluido e molto dipenderà da quanto l’avvocato di Volturara Appula sarà disposto a concedere. Paolo Romani della componente totiana fa saper dalle pagine del Corriere della Sera di escludere qualunque ipotesi di un premier “rimpastato con cespugli e piccole pattuglie a risolvere i problemi del Paese.

Serve un governo politico con base ampia e alte professionalità che oggi non ci sono”. Comunque “una disponibilità da parte di chi volesse farne parte a partecipare alla riscrittura delle grandi riforme necessarie, a partire dalla legge elettorale”. C’è poi un passaggio dell’intervista particolarmente rilevante. “Nel 2018 la Lega fece un governo con i grillini e Forza Italia fu così paziente da aspettare senza mettere in discussione l’unità del centrodestra”, dice l’ex azzurro. “Non credo che rispondere a un richiamo alto alla responsabilità, che posso immaginare avrebbe anche l’approvazione del Quirinale, significhi mettere in dubbio la fedeltà alla coalizione”. Dunque, pezzi moderati e dell’area liberal del centrodestra potrebbero essere ‘disponibili’ ad entrare in maggioranza lasciando Lega e Fdi a fare opposizione. Nessuno scandalo.

 

Resta il problema di Italia Viva. Sui rapporti con Renzi il Pd è spaccato. L’anima dialogante spinge per un riavvicinamento e gettare le basi di una ricucitura con il leader di Italia Viva. Per il capogruppo dem al Senato, Andrea Marcucci, amico storico dell’ex rottamatore “bisogna evitare come la peste il ritorno alle urne. Ma non per meri calcoli elettorali, bensì per l'Italia. Noi democratici siamo con Conte”, dice, “ma lui riprenda il dialogo con Italia Viva. Sia dinamico”. Di segno opposto le dichiarazioni di Andrea Orlando, vice di Zingaretti che solo ieri escludeva l’ipotesi di un ponte con Iv: “L’idea che ci rimettiamo a un tavolo facendo finta di niente non sarebbe compresa. Si può camminare insieme a chi cerca di ucciderti?”.

Intanto l’ex ministra renziana Teresa Bellanova fa sapere “Non abbiamo posto veti su nessuno, mentre su di noi si pongono veti". Ma sulla relazione del ministro Bonafede avverte “Ascolteremo, come abbiamo sempre fatto. Temo che sarà difficile votare diversamente da un no, perché aspettiamo ancora il tavolo promesso dal ministro sui temi della giustizia, che non è stato mai fatto”.

 

Allargare la maggioranza ai centristi e riaccettare Renzi in coalizione potrebbe blindare Conte con un nuovo secutivo dai numeri solidi e in grado di traghettare il Paese almeno fino all’elezione del nuovo inquilino del Quirinale. Attraversando pandemia, campagna di vaccinazione, Recovery Plan e riforme. Alla fine le divisioni nel Pd potrebbero ricomporsi con l’obiettivo di scongiurare le urne. In ogni caso, resterebbe lo scoglio dei 5S. Luigi Di Maio ha già avvertito: “Votare contro la relazione di Bonafede significa votare contro il Governo. La riforma della prescrizione non si tocca. E se entro 48 ore non si trova una maggioranza inevitabile scivolare verso il voto”. Per il ministro degli Esteri “se non ci sono adesso i voti per il Conte 2 non ci saranno neanche dopo”. Preoccupazione condivisa da Leu. “Ho qualche dubbio sull'idea reincarico e di un Conte ter”, dice la senatrice Loredana De Petris, “non capisco come possano uscire i voti se non ci sono stati sul Conte bis”.

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