“Pasticcio” olimpico

Olimpiadi, il Tricolore salvato in extremis. Arriva il decreto legge

La corsa contro il tempo per evitare la sanzione. La delegazione italiana avrà la bandiera ai Giochi Olimpici invece del temuto vessillo bianco coi 5 cerchi

Olimpiadi, il Tricolore salvato in extremis. Arriva il decreto legge

C’era chi parlava apertamente di impresa impossibile, invece il decreto legge è arrivato in extremis, prima delle dimissioni formali del premier, Giuseppe Conte, nelle mani del Capo dello Stato, Sergio Mattarella. E prima di domani alle 12, quando è previsto il vertice con il CIO, il Comitato Olimpico Internazionale, che ha all’ordine del giorno proprio la questione e la verifica del rispetto delle indicazioni previste.

Il consiglio dei Ministri, dunque, è riuscito ad approvare un decreto legge sull'autonomia del CONI. Il presidente Comitato, Giovanni Malagò, ha commentato: "La legge è ok, l'autonomia è salva". Poi ha informato al telefono il n.1 dello sport mondiale, Thomas Bach, che ha commentato: “Sono molto felice”.

 

Il caso CONI

Il nodo riguardava lo statuto del CONI, il Comitato Olimpico Nazionale, che ad oggi viola la Carta Olimpica, ossia l’insieme di regole e linee guida per che hanno a che fare con Giochi olimpici. Si prevede che i Comitati nazionali siano autonomi rispetto alle autorità politiche. Ma l’Italia era in violazione, col rischio di incorrere in sanzioni, compreso il fatto di non poter partecipare con il Tricolore alle Olimpiadi di Tokyo 2021.

 

Il pasticcio e i ritardi

Per capire cosa sia accaduto occorre tornare alla fine del 2018, quando il primo governo Conte, con la Legge di Stabilità, trasformò CONI Servizi (l’ente che gestisce i finanziamenti per le singole Federazioni) in Sport e Salute, ente pubblico con nomiche dipendenti dall’esecutivo. Ma la Carta olimpica al paragrafo 5 prevede e impone l’autonomia dei Comitato nazionali sancendo che le “Organizzazioni sportive aderenti al Movimento olimpico devono essere politicamente neutrali”. All’articolo 27 comma 6, poi, si legge che “I Comitati olimpici nazionali devono preservare la propria autonomia e resistere a pressioni di qualsiasi tipo, incluse quelle politiche, giuridiche, religiose o economiche che potrebbero impedire loro di adempiere alla Carta Olimpica”. Da qui le prime sollecitazioni da parte del CIO a modificare lo statuto del CONI, finora caduto nel nulla.

 

Dall’avvertimento all’ultimatum: domani le sanzioni

Anche dopo la vittoria della candidatura italiana ai Giochi olimpici invernali, a giugno 2019, il CIO era tornato a sollecitare un intervento di riforma. Ma nel frattempo, ad agosto 2019, è caduto il primo governo Conte, sostituito dal Conte-bis, che ha visto passare le deleghe allo Sport da Giancarlo Giorgetti a Vincenzo Spadafora, che ha anche ottenuto, con un Dpcm di ottobre 2019, la funzione di “indirizzo e vigilanza sul CONI”, in violazione della Carta olimpica. Il 3 marzo scorso il CIO ha sollecitato nuovamente Roma e il ministro Spadafora ha risposto che con la legge delega sarebbe intervenuto per “ripristinare l’indipendenza organizzativa del CONI e il pieno controllo del suo staff”.

 

L’appello disperato di Malagò

E’ di ieri mattina l’ultimo disperato appello del presidente del CONI, Giovanni Malagò: “La legge delega è scaduta”.  “C’è la volontà di sistemare” la situazione “ma per colpa della politica questo discorso, a distanza di 25 mesi, non è stato risolto - ha aggiunto Malagò - Eravamo convinti che questa cosa si sarebbe risolta e in teoria si può ancora fare fino al 27 gennaio, data dell’esecutivo del Cio." E così è stato.

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA