“Meditate che questo è stato, vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore”. Sono alcuni versi della poesia di Primo Levi, la prefazione di “Se questo è un uomo”, il libro dove lo scrittore deportato ad Auschwitz racconta la sua prigionia nel lager, un luogo di morte costruito dai nazisti per annientare la dignità umana. Levi ci “comanda” di non dimenticare, perché ciò che è stato non si ripeta e perché la memoria dell’Olocausto venga custodita nel tempo. Per questo il 27 gennaio, in gran parte del mondo si celebra il “Giorno della Memoria” .
Perché si celebra il 27 gennaio
Settantasei anni fa, il 27 gennaio del 1945, le truppe sovietiche dell’Armata Rossa entrarono nel campo di sterminio di Auschwitz e fu come aprire i cancelli dell’inferno. Le atrocità commesse dal Terzo Reich vennero svelate al mondo. Per quasi tutta la durata della Seconda guerra mondiale i piani, su quella che i nazisti avevano chiamato “soluzione finale della questione ebraica”, erano rimasti segreti (nel 1942 in Europa si erano diffuse le prime voci sulle uccisioni di massa, ma stati come la Gran Bretagna e l’America mostrarono una certa incredulità).
Prima dell’arrivo dell’Armata Rossa le SS avevano distrutto il campo polacco, i russi si trovarono di fronte alcune migliaia di sopravvissuti, camere di tortura, e cadaveri ammucchiati. Nel campo erano state torturate e uccise oltre un milione e mezzo di persone, non solo ebrei, ma anche polacchi e rom: un genocidio che viene ricordato come Olocausto o, in lingua ebraica , Shoah.
In Italia il Giorno della Memoria è stato istituito nel 2000, la data scelta dal Parlamento per ricordare le vittime della Shoah fu proprio il 27 gennaio. Il primo Paese a indicare la stessa data come giornata commemorativa era stata la Germania, nel 1996. Il 1 novembre 2005, la data della liberazione di Auschwitz, è stata scelta anche dall’Assemblea delle Nazioni Unite per celebrare la “Giornata internazionale di commemorazione in memoria delle vittime della Shoah”. Nella risoluzione dell’Onu si invitano gli Stati membri a “sviluppare programmi educativi per infondere la memoria della tragedia nelle generazioni future e impedire che il genocidio si ripeta”.
Liliana Segre
“Non ho mai perdonato, come non ho mai dimenticato, e mentre ero ad Auschwitz, per un attimo, vidi una pistola a terra, pensai di raccoglierla, ma non lo feci. Capii che io non ero come il mio assassino. Da allora sono diventata una donna libera e di pace”. Nelle parole di Liliana Segre, sopravvissuta al campo di concentramento c’è il significato della “Giornata della Memoria”: non solo commemorare le vittime dell’Olocausto (6 milioni), ma soprattutto non dimenticare gli orrori del nazismo e la vergogna delle leggi razziali.
Le iniziative
Quest’anno le misure di sicurezza adottate per combattere il Covid impediscono lo svolgimento di molti eventi ufficiali, ma cinema, teatri e musei organizzano fino al 1 febbraio incontri online, e dirette Facebook.
A Roma e in altre città italiane, verranno posate le pietre d’inciampo: i sanpietrini ricoperti d’ottone con incisi i nomi delle vittime dell’Olocausto. Create dall’artista berlinese Gunter Demnig le stolpersteine sono diventate oltre 70 mila in tutta Europa. In Italia le prime pietre d’inciampo furono posate a Roma nel 2010. Attualmente se ne trovano a Bolzano, Genova, L’Aquila, Livorno, Milano, Reggio Emilia, siena, Torino, Venezia e in altre piccole città.