Le consultazioni

Conte aspetta segnali da Renzi e Renzi aspetta segnali da Conte

Stamattina al Quirinale Autonomie, Leu-Misto e +Europa. Bonino: “Discontinuità. Sì a maggioranza Ursula”. Alle 17.30 toccherà alla delegazione di Iv

Conte aspetta segnali da Renzi e Renzi aspetta segnali da Conte

E’ un gioco di attese e a tratti esasperante ma al Quirinale si aspettano che alla fine i chiarimenti ci saranno. Almeno per capire se sussistono le condizioni per conferire a Conte l’incarico per un terzo mandato.

Dopo i colloqui istituzionali di ieri con i presidenti di Camera e Senato prende il via una due giorni di ‘consultazioni’ con partiti e gruppi.

E i riflettori sono puntati sul pomeriggio di oggi, quando al Colle salirà la delegazione di Italia viva guidata da Matteo Renzi.

 

Sospetti e diffidenze albergano insistentemente nelle file giallorosse. Per quanto sia Pd che Movimento 5 Stelle siano consapevoli che veti sul senatore di Rignano non ne possano mettere – i suoi voti in Senato sono allo stato attuale determinanti – resta l’incognita della sua affidabilità. Così indicheranno al Colle di volere il reincarico per Conte ma senza portare numeri e certezze al capo dello Stato se non la disponibilità a dialogare. Da Palazzo Chigi il premier e il suo entourage si limitano ad osservare. Conte e Renzi non si parlano.

 

Il duello è a distanza e nessuno dei due fa un passo verso l’altro. Per strategia forse. O perché i rancori personali sono tutt’altro che superati. Il premier non smette di nutrire la speranza che il neo gruppo di ‘costruttori’ - nato sotto l’egida europeista con il nucleo di Maie, Centro democratico di Bruno Tabacci e la benedizione del Pd - possa crescere. Il tempo però stringe. E contrariamente a quanto si è potuto pensare nelle battute iniziali non è detto che Mattarella sia disposto ad allungare oltre modo la crisi.

 

Piuttosto, il capo dello Stato non accetterà posizioni ambigue e cercherà di chiudere il primo giro di consultazioni con un quadro che sia più chiaro e limpido possibile. Il messaggio è soprattutto per Matteo Renzi. Ora che la regia della crisi è salita al Colle non si accetteranno partite a carte coperte. E per il momento quelle del rottamatore lo sono ancora. In un frenetico ‘stop and go’ di veti e aperture sull’avvocato, ieri è tornato all’attacco definendo “scandalosa la formazione di gruppi improvvisati”. E oggi piccona i cinquestelle: “Prendiamo atto che in Parlamento non c'è più una maggioranza giustizialista”, scrive nella sua enews, “altrimenti oggi il ministro Bonafede avrebbe ottenuto i voti in Senato”. Poi esprime “vicinanza a Chiara Appendino. La sindaca di Torino, esponente del partito più giustizialista della storia repubblicana, che è stata condannata in quanto sindaco per i fatti drammatici di Piazza San Carlo”.

 

Intanto questa mattina il gruppo per le Autonomie in Senato e il Misto hanno confermato al presidente della Repubblica il sostegno a un Conte Ter. Al termine dell’incontro Loredana De Petris, alla testa del Misto, ha ribadito che quello di “Pd-M5s-Leu è l'asse attorno al quale continuare a lavorare per ricostruire la maggioranza e allargarla”. Ma su Renzi non ha risparmiato critiche. “Il nostro giudizio sull'affidabilità di Italia Viva è abbastanza critico. Questo non vale per molti parlamentari IV con cui abbiamo lavorato in questi mesi”. E ancora: “Dobbiamo costruire una maggioranza stabile per avere un confronto e non essere alla mercé di posizioni che talvolta non sono state ben chiare e comprensibili”.

 

Contraria a un Conte Ter la senatrice Emma Bonino di +Europa. Che si è detta disponibile “a discutere di contenuti con un nuovo eventuale presidente incaricato con un autorevole profilo europeista e riformatore. E con una maggioranza più ampia e pari a quella che nella Commissione Ue sostiene Ursula Von Der Leyen”. Che porterebbe dentro Forza Italia, Azione e ovviamente +Europa. 

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