Il maxi-tavolo della maggioranza

È scontro tra Italia Viva e grillini su giustizia e prescrizione

Non decolla il ‘lodo’ Orlando ma sono diversi i dossier su cui la trattativa è ferma. La fine dei lavori alla Sala della Lupa attesa per metà pomeriggio

È scontro tra Italia Viva e grillini su giustizia e prescrizione

È una corsa contro il tempo e mancano davvero poche ore alla conclusione del maxi-tavolo di maggioranza riunito a Montecitorio. Al secondo giorno di lavori l’intesa ancora non c’è e si riaccendono persino vecchie ruggini su uno dei temi più discussi e divisivi della maggioranza, ovvero la prescrizione.  Una guerra che ha radici lontane e che vede schierati su fronti opposti cinquestelle e Italia Viva. E che sta riaffiorando in queste ore dopo la tregua armata di un anno sulla riforma Bonafede che Renzi definì a suo tempo un ‘obbrobrio’, figlio della “deriva giustizialista”. A cercare una mediazione in questa giornata ancora tutta da scrivere è il Pd con l’ex ministro della Giustizia, Andrea Orlando. Che propone di andare avanti con la riforma che dovrebbe accorciare i tempi dei processi. E solo se entro sei mesi non si dovesse arrivare all’approvazione di un testo finale si interverrebbe sulla disciplina in vigore. Ma blocca ogni intercessione il partito di Renzi: “nessun accordo sulla prescrizione e sul processo penale”. Secondo quanto si apprende frizioni sono state registrate anche su altri dossier aperti, a partire dall’ambienete e dalle infrastrutture. I lavori, interrotti per la pausa pranzo e per permettere una riunione dei renziani, dovrebbero prolungarsi fino a metà pomeriggio. 

 

Allo stato dell’arte tirare le somme per il presidente della Camera non sarà semplice. E non è nemmeno escluso che una volta terminato il tavolo di confronto l’inquilino di Montecitorio non proceda ad nuovo, veloce giro di consultazioni con le forze della maggioranza. Prima di recarsi al Colle in serata per riferire al capo dello Stato. Ma se non si muoverà qualcosa nelle prossime ore il mandato esplorativo rischia davvero di non dare i risultati sperati. Si naviga ancora nell’incertezza e le trattative sono appese a un filo: se si spezzerà oppure no dipende solo da Italia Viva. Maria Elena Boschi a chi le ha chiesto se si stanno facendo passi avanti ha risposto con un secco “no”.

 

Bruno Tabacci di Centro democratico assicura che alla fine del confronto alla Sala della Lupa verrà predisposto un verbale finale, ma di documento programmatico vero e proprio non c’è traccia. Il nodo, peraltro, non è solo il programma su cui si registrano più attriti che non punti di incontro. Vedi il Mes, vedi le politiche del lavoro e le riforme. Renzi ha detto di preferire una legge elettorale maggioritaria, ma è disposto ad aprire sul proporzionale a patto che vengano reintrodotte le preferenze. Poi ha spinto per una commissione bicamerale. Anzi per due: una sulle riforme, appunto. E una su Recovery Plan. L’altro groviglio da sbrogliare è quello dei nomi dei ministri e, ovviamente, del premier. La partita si sta svolgendo in un contesto più riservato rispetto a quella della Camera. La squadra del futuro governo, ammesso che sia a guida Conte, agita non poco i giallorossi alle prese con equilibri interni e con le mire espansionistiche di Italia Viva. E’ un gioco a incastro, tanto delicato quanto fragile. A pagare il prezzo più alto per mantenere l’avvocato pugliese al timone di Palazzo Chigi potrebbero essere i pentastellati. Viene data quasi per certa l’uscita di Alfonso Bonafede e di Nunzia Catalfo, rispettivamente dal ministero della Giustizia e da quello del Lavoro. Al posto del Guardasigilli uscente sarebbe pronta la presidente emerita della Consulta, Marta Cartabia. Ma la casella più a rischio resta quella del premier dimissionario.

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