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Lockdown e vaccini

Lockdown, Ciccozzi: “E’ un’arma estrema, ma potrebbe non bastare mai”

Per l’epidemiologo molecolare, tra i massimi esperti di varianti, occorre un cambio di passo nei vaccini anti-Covid. No, invece, al “passaporto vaccinale”

Lockdown, Ciccozzi: “E’ un’arma estrema, ma potrebbe non bastare mai”

Il lockdown è una misura drastica, può servire per evitare l’aumento della circolazione della variante inglese, che cresce ed è destinata a diventare il ceppo prevalente, ma da sola non basta: occorre il rispetto delle norme-base e soprattutto una maggiore spinta nella campagna vaccinale. Ne è convinto Massimo Ciccozzi, ordinario di epidemiologia molecolare all’Università Campus Bio-Medico di Roma. E’ stato lui a studiare il passaggio di specie dal pipistrello all’uomo, l’8 di gennaio del 2020, pubblicando il 20 gennaio il primo studio da cui poi sono derivati altri studi.

Ciccozzi, noto anche all’estero come Mutation Hunter, “il cacciatore di mutazioni” o “uomo delle varianti”, non nasconde i limiti della campagna vaccinale: “Si dovevano prevedere le varianti, ma soprattutto la possibilità di rifornirsi ogniqualvolta fossero finite le dosi, non su base trimestrale”.

Bocciata, poi, l’idea di un “passaporto dei vaccinati”: “Meglio tamponi rapidi prima di imbarcarsi in aereo o mascherine obbligatorie”.

Ecco la nostra intervista.

 

In queste ore cresce la preoccupazione per la variante inglese: l’Istituto Superiore di Sanità stima sia responsabile del 17,8% dei contagi, ma si potrebbe arrivare in breve al 30%. Sarà quella più diffusa in Europa?

Massimo Ciccozzi: «Se continua così, la variante inglese sarà probabilmente il ceppo prevalente in Europa, che andrà a sostituire il Dg614, che a sua volta a gennaio sostituì quello di Wuhan in Europa e negli Stati Uniti».

 

Perché preoccupa così tanto la variante inglese, che dovrebbe causare la terza ondata pandemica?

Massimo Ciccozzi: «Questa mutazione rende il virus più contagioso, perché rende più stabile l’aggancio del virus, tramite la proteina Spike, al recettore, cioè all’organismo umano. Ciò avviene tramite oscillazioni, ma con questa mutazione il virus aggancia meglio, quindi si può diffondere maggiormente. Si tratta di una mutazione comune, che il virus compie per adattarsi meglio e infettare».

 

La conseguenza, però, è che si pensa a misure drastiche per fermare la circolazione, come il lockdown. Può essere la misura giusta?

Massimo Ciccozzi: «Sappiamo che il lockdown è una strategia drastica, per evitare che le persone si incontrino e quindi si riduca la circolazione del virus. Ma basterebbe osservare le regole base e note: mascherine, distanza, lavaggio delle mani. E’ evidente che non sono seguite dappertutto e da tutti. Sarebbero preferibili i lockwdown circoscritti, zone rosse limitate che però possono funzionare solo se ci sono focolai isolati: quando questi diventano numerosi e sparsi, allora l’unica arma estrema è il lockdown».

 

Quindi ha ragione Ricciardi nel chiedere il lockdown generale?

Massimo Ciccozzi: «Se la situazione continua a peggiorare sì, però rendiamoci conto che poi il lockdown non basta mai. L’arma vincente in questo momento è il vaccino. Ma avremmo avuto bisogno di una campagna da migliaia di persone al giorno: oggi le persone a cui sono somministrate le dosi sono qualche migliaia al giorno, invece che centinaia di migliaia, quindi per avere una copertura del 70-75% della popolazione vaccinata – la cosiddetta “immunità di gregge” – in 2 o 3 anni. Ma non possiamo aspettare così tanto tempo. Bisognava immaginare anche la comparsa di varianti, come infatti è accaduto. Ovviamente pesano anche i ritardi nella fornitura delle dosi da parte di Pfizer e Moderna: purtroppo si doveva prevedere un contratto tale per cui la fornitura sarebbe stata rinnovata ogni volta che le dosi fossero finite, non con quantitativi trimestrali. Se ci fossimo organizzati diversamente, al lockdown non avremmo proprio pensato».

 

A proposito di vaccini, qual è l’efficacia nei confronti delle varianti?

Massimo Ciccozzi: «Pe ora la sudafricana è limitatissima in Italia. Per la brasiliana e l’inglese, Pfizer e Moderna dichiarano una minore efficacia, che comunque c’è. La stessa AstraZeneca è in linea, anche se ha fatto sapere che in autunno presenterà un nuovo vaccino per le varianti, anche se ha specificato per quali, e sperando che nel frattempo non ne compaiano di nuove. E’ chiaro che se la proteina Spike cambia molto, qualunque vaccino viene inficiato».

 

Ma occorrerà una terza dose con un vaccino “modificato” in base alle varianti?

Massimo Ciccozzi: «Sì. Per Pfizer e Moderna, che sono vaccini di nuova generazione a RNA messaggero, si tratta di vaccini molto duttili, quindi dovrebbe essere possibile metterne a punto uno nuovo in 6 settimane, come hanno dichiarato i produttori. Per AstraZeneca, per Sputnik russo e altri, invece, questo non è possibile perché sono vaccini di concezione diversa: sono ottenuti da una proteina sintetizzata biologicamente, quindi ci vogliono mesi per metterne a punto una nuova, mentre rifare un RNA messaggero è molto più semplice e veloce».

 

Intanto AstraZeneca ha annunciato di aver avviato la sperimentazione del vaccino per i bambini, dai 6 ai 17 anni. Quali sono le previsioni per poter disporre di un siero anche per le fasce più giovani, degli studenti?

Massimo Ciccozzi: «E’ un buon inizio, ma dovremo vedere. Se pensiamo alle precedenti esperienze di vaccini nei bambini, sono state positive perché i bambini hanno un sistema immunitario molto forte e attivo, anche perché sollecitato da una serie di vaccinazioni a cui sono stati sottoposti fin da piccoli. E’ come se in una partita di calcio si facesse entrare in campo una riserva senza che si sia scaldata oppure dopo un quarto d’ora: è evidente che quella che ha fatto riscaldamento, entra subito in gioco, mentre l’altra – cioè l’adulto – ci mette un po’ di più».

 

La pandemia è mondiale e in previsione di riaperture e ripresa dei movimenti c’è chi, come le Regioni, ha sollecitato una sorta di “passaporto vaccinale”, verso cui invece il ministero della Salute ha frenato, così come l’Oms, per diversi motivi. Per esempio non c’è efficacia al 100% dei vaccini, non c’è copertura vaccinale omogenea nel mondo. Lei cosa ne pensa?

Massimo Ciccozzi: «Sono d’accordo con il ministero della Salute e l’Oms. E’ assolutamente inutile, anzi dannoso: siccome non abbiamo dati sull’efficacia dei vaccini contro l’eventuale trasmissione del virus. Sappiamo solo che, una volta vaccinati, se prendiamo il virus avremo sintomi meno gravi della malattia. Ma non abbiamo garanzie di non essere contagiosi per gli altri. Quindi anche chi è vaccinato anche con la seconda dose, come me, deve mettere sempre la mascherina e mantenere il distanziamento, come se non avesse ricevuto il siero. E’ chiaro che questa regola non è uguale nel mondo, c’è grande eterogeneità sia per la copertura vaccinale, sia per il tipo di vaccino e per le categorie vaccinate per prime, sia per le norme».

 

Quindi non è immaginabile che sia richiesto, per esempio, per salire su un aereo?  

Massimo Ciccozzi: «Non credo. Piuttosto penso che sia meglio fare un test antigenico rapido prima di imbarcarsi. Oppure imporre la mascherina a bordo, pena una multa molto salata: quando si mettono le mani in tasca alle persone, ci pensano due volte».

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