Il fisco a Copenaghen

Riforma Irpef 2021: come funziona modello danese citato da Draghi

Nel discorso al Senato Draghi ha citato il modello fiscale danese e la Commissione Visentini a cui l’Italia potrebbe ispirarsi per la riforma Irpef 2021

Riforma Irpef 2021: come funziona modello danese citato da Draghi

Tra le grandi riforme che l’esecutivo Draghi vuole portare a compimento prima della fine del mandato c’è quella del Fisco, sulla base di una rimodulazione dell’Irpef.

 

Grande interesse ha suscitato il modello fiscale danese citato da Mario Draghi nel suo discorso per la fiducia al Senato. Vediamo cos’è e come funziona.

 

La riforma del Fisco di Draghi si baserà sulla rimodulazione dell’Irpef

Il discorso di Draghi di ieri al Senato per il voto di fiducia è durato ben 51 minuti, segno che sono tante ed importanti le cose da fare per rimettere in sesto l’Italia dopo la pandemia da Coronavirus, considerando che ci troviamo ancora in piena emergenza sanitaria.

 

Il premier ha citato le tre grandi riforme chiave di cui il Paese necessita per la ripartenza: Fisco, Giustizia e Pubblica amministrazione.

 

Parlando della riforma fiscale, Draghi ha dichiarato che "non è una buona idea cambiare le tasse una alla volta” e che "va studiata una revisione profonda dell'Irpef con il duplice obiettivo di semplificare e razionalizzare la struttura del prelievo, riducendo gradualmente il carico fiscale e preservando la progressività”.

 

Il presidente del Consiglio ha citato il modello fiscale danese e la Commissione Visentini a cui l’Italia potrebbe ispirarsi: “l’aliquota marginale massima dell’imposta sul reddito veniva ridotta, mentre la soglia di esenzione viene alzata”.

Funzionale al perseguimento di questi ambiziosi obiettivi sarà anche un rinnovato e rafforzato impegno nell'azione di contrasto all'evasione fiscale".

 

Come funziona il modello fiscale danese?

 

Riforma Irpef 2021, Draghi e il modello danese: come funziona

Una riforma fiscale segna in ogni Paese un passaggio decisivo. Indica priorità, dà certezze, offre opportunità, è l’architrave della politica di bilancio”, ha dichiarato Draghi nel discorso al Senato, citando il modello danese come esempio.

 

Prima di parlare di fisco danese, però, vale la pena segnalare che la Danimarca è tra gli stati che hanno la pressione fiscale più alta al mondo. Secondo l’Ocse nel 2019 il prelievo di Copenaghen era pari al 44,9% del PIL, dato che si confronta con il 42,05% dell’Italia.

 

In Danimarca l'imposta nazionale sulle persone fisiche è pari al 12,16% per i redditi da 42.800 corone (5.755 euro) a 513.400 corone (69.035 euro) e del 15% per i redditi superiori.

 

Riconosciuta un'esenzione per le prime 46.200 corone (8.632 euro), importo ridotto a 34.500 corone (4.639 euro) per i minorenni, e varie deduzioni per gli interessi passivi, i figli a carico, i contributi previdenziali, i contributi per il fondo di disoccupazione e le spese per il trasporto tra casa e lavoro.

Ai lavoratori dipendenti viene riconosciuta un'ulteriore deduzione pari al 7,65% della remunerazione totale.

 

A questa imposta statale sul reddito delle persone fisiche se ne aggiunge una seconda a livello comunale che varia tra il 22,5% ed il 27,8%.

 

L’imposta sul reddito delle società ha un’aliquota del 22% mentre l’imposta sulla proprietà è pari all’1% fino a 3.040.000 corone e del 3% sul valore eccedente.

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