Il caso Floyd

Usa, al via il processo sul caso Floyd. Rischio proteste antirazziste

Il timore è che monti la rabbia della comunità afroamericana, per una sentenza che potrebbe assolvere Derek Chauvin, il poliziotto accusato dell’omicidio

Usa, al via il processo sul caso Floyd. Rischio proteste antirazziste

Il primo round del processo sull’omicidio di George Floyd, il 25 maggio 2020, si è consumato in una Minneapolis militarizzata per paura di proteste e scontri, come quelli che sono seguiti proprio alla sua morte e che sono proseguiti nei mesi. La corte ha deciso uno slittamento dell’udienza prevista per il 9 marzo e immediate si sono registrate le prime manifestazioni spontanee fuori dal tribunale, da parte di decine di persone che chiedono trasparenza e giustizia.

Ad essere accusato della morte del giovane afroamericano è l’ex poliziotto Derek Chauvin.

La vicenda e le prossime tappe.

 

Il processo Floyd e le richieste dell’accusa

Quella delle scorse ore non era la prima udienza sul caso Floyd. Già a giugno il primo appuntamento in Tribunale era slittato. Derek Chauvin, l’ex poliziotto che premendo col ginocchio sul collo di George Floyd per 8 minuti ne avrebbe causato la morte, doveva rispondere dell’accusa di omicidio di primo grado, cioè volontario. In seguito, però, l’agente (ora sospeso) era stato accusato di omicidio colposo, dunque involontario. La modifica del capo di imputazione aveva scatenato la reazione degli attivisti per i diritti civili che erano già scesi in strada per manifestare contro il presunto razzismo e le violenze delle forze di polizia.

Ora la difesa di Chauvin ha chiesto un ulteriore rinvio alla corte, per capire il capo di imputazione contestato. Il rinvio è stato quindi accettato per prendere tempo e dare modo ai giudici di valutare se ripristinare l’accusa di omicidio volontario di terzo grado contro Chauvin.

 

Le prossime tappe del processo

Il calendario prevede che i prossimi dibattimenti, che dovrebbero iniziare il 29 marzo, proseguano per circa 3 settimane. Nel frattempo, però, cresce la tensione sociale. Già nelle scorse ore sono state organizzate le prime manifestazioni, in una Minneapolis già presidiata da decine di agenti della polizia locale, ai quali si sono uniti uomini della Guardia nazionale e dell’Fbi. Secondo le autorità, che hanno predisposto cordoni di sicurezza intorno ai palazzi istituzionali, a negozi e attività commerciali nei pressi del Tribunale, sarà speso circa 1 milione di dollari per ultimare recinzioni e barricate durante le fasi più delicate del processo.

 

Minneapolis militarizzata per settimane

Fin dalle scorse ore in migliaia di manifestanti si sono riversati nel centro e nel distretto del palazzo di giustizia, per protestare pacificamente, ma preoccupano le indiscrezioni di stampa. Secondo il quotidiano locale Star Tribune, i dispositivi di sicurezza e sorveglianza (come il ricorso ad elicotteri a bassa quota) predisposti hanno già avuto come effetto quello di aumentare la tensione. Secondo i vertici della contea di Hennepis, responsabile della zona, nei mesi scorsi le misure di protezione hanno portato a 87 arresti, giustificati all’aumento di furti d’auto nell’area. Ma molti dei fermi “sono ancora in attesa di giudizio” e “solo 15 dei capi di accusa sono riconducibili a reati simili”, secondo il quotidiano.

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