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Luciana Boccardi, Mariella Milani: giornaliste toste, libri indovinati

“La signorina Crovato” di Luciana Boccardi racconta un’epoca a Venezia, “Fashion Confidential” di Mariella Milani valorizza le interviste su Instagram

Luciana Boccardi, Mariella Milani: giornaliste toste, libri indovinati

Negli ultimi mesi, due spiriti giornalistici che ritengo molto affini al mio (croniste e commentatrici dure con se stesse almeno quanto lo siano con gli altri, e ovviamente pronte a pagarne il prezzo) hanno scritto due libri che mi hanno rapita, per motivi diversi. Il primo, di scrittura televisiva (molte domande retoriche, molte reiterazioni di concetto, poche subordinate) sulla moda, si intitola “Fashion Confidential”, è edito da Sperling&Kupfer e porta la firma di Mariella Milani, per molti anni “volto moda” del Tg2.

Il secondo, “La signorina Crovato”, edito da Fazi, è invece l'incantevole romanzo di un'infanzia difficile fra la Seconda Guerra Mondiale e la ricostruzione, in una Venezia che noi, non veneziani, già appartenenti alla X Generation, non abbiamo conosciuto e non conosceremo mai se non, appunto, attraverso i romanzi: Mann, Boito, James, Bagnasco. E la signorina Crovato, che è il cognome di nascita della collega Luciana Boccardi, puntuta firma del Gazzettino e profonda conoscitrice di una moda elegante e colta che va scomparendo, sostituita da un sistema complesso, nel quale la cultura è perlopiù strumento di marketing o vezzo.

 

Non so quanto di autobiografico contenga la narrazione di Luciana Boccardi: ricordo, e li ho ritrovati nel suo romanzo, molti racconti sulla Biennale, dove lavorò per anni prima di dedicarsi al giornalismo. Del resto, poco so, perché della propria infanzia Luciana ha mantenuto un grande riserbo. Delle confidenze che, durante viaggi o lunghe settimane di sfilate, ci siamo scambiate negli anni, ho trattenuto un retroscena su Carlo Ripa di Meana che all'epoca mi colpì molto, rendendomelo di colpo sexy e attraente.

Ricordo una profonda conoscenza dei colori, della loro chimica e delle loro potenzialità terapeutiche, una gran passione per la cucina sofisticata e per le pellicce, e una lingua resa ancora più tagliente, per contrasto, dalla dolce cadenza lagunare con cui si esprime (state attenti, in genere, alle donne veneziane: sono state cosmopolite prima che il termine esistesse).

 

Ma non è certo per Venezia, che “La signorina Crovato” mi ha conquistata, bensì per la grande qualità di scrittura e per la trama: vi ho ritrovato, narrati incomparabilmente meglio, i racconti di formazione della mia infanzia e della mia prima adolescenza: Hector Malot, Fanny Burney, perfino e per certi versi El lazarillo de Tormes, letto invece già adulta. “La signorina Crovato” è un amorevole racconto picaresco al femminile come non se ne trovano più (se ne sono sempre trovati pochi), soprattutto nell'Italia che ormai sa raccontare solo di malesseri di peso ponderale, di invidie femminili o di tormenti di genere sessuale.

 

Incrociare la signorina Crovato, o Boccardi che sia, mi ha emozionata. Sulla copertina c’è lei, fotografata in bianco e nero senza il ritocco che allora era di prassi, con i suoi occhi tondi, luminosi e sgranati che non sono cambiati mai. Indossa una vestina di pizzo, porta un gran fiocco in testa e attorno al collo sfoggia una di quelle collane di ambra che, insieme con i coralli, dai tempi dei romani e delle bullae d'oro, si mettevano ai bambini per preservarli dalle malattie e dal malocchio. Da questo, potrete intuire perché io non lo scriverò mai, quanti anni abbia Luciana Boccardi.

Anche per lei, come per molti altri, il lockdown non è stato un periodo inattivo. Lei però, a differenza di molti altri, deve badare all'età, a qualche acciacco, alle insidie del Covid. Il risultato del suo isolamento è stato un dizionario lessicale sulla moda, “Burlesque”, non sempre riuscito e di certo non curato da un bravo editor (quanti refusi, Luciana) ma anche questo adorabile romanzo, dove ci permette di conoscerla un po' di più o, almeno, di immaginarcela.

 

Anche Mariella Milani, che ormai incontravo sempre più di rado, dopo la sua scelta di andare in pensione, ha reagito al tempo pandemico con vitalità: attraverso le interviste che conduce dal suo account Instagram (“un caffè con Mariella”), nel giro di pochi mesi ha raccolto testimonianze così preziose da poterle racchiudere in un libro decisamente piacevole, in cui si intrecciano attualità e memoria. Anche lei è un esempio di questa capacità, matura e responsabile, di trarre il meglio da momenti difficili senza lagnarsi, senza querule verbosità, senza indignarsi per qualunque cosa e, come spesso accade, a sproposito. Nessuna delle due sembra aver sottovalutato il pericolo, anzi. Ma entrambe hanno capito che occupare la mente le avrebbe aiutate a tenerlo a bada, e questo è un insegnamento per tutti.

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