Verso una nuova legge

L’ergastolo ostativo è incostituzionale: cos’è, perché se ne parla

E’ la condanna per boss e affiliati alla mafia, che impedisce di accedere alla libertà condizionata. Un anno di tempo al Parlamento per scrivere una legge

L’ergastolo ostativo è incostituzionale: cos’è, perché se ne parla

L’ergastolo ostativo è “incompatibile con la Costituzione”. E’ dirlo sono proprio i giudici della Consulta in una ordinanza che sarà depositata nelle prossime settimane ed è stata anticipata dall’ufficio stampa. Si tratta di un provvedimento che impedisce a boss mafiosi e affiliati alle cosche di accedere al alcuni benefici di legge, in caso di collaborazione, come la liberazione condizionale. La Corte costituzionale dà un anno di tempo al Parlamento per mettere a punto una norma in materia.

Molte le reazioni del mondo politico. Ecco di cosa si tratta.

 

Ergastolo ostativo cos’è

L’ergastolo ostativo risale all’inizio degli anni ‘90, dopo le stragi nelle quali morirono i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. E’ regolato dall’articolo 4 bis dell’ordinamento penitenziario e stabilisce che i soggetti condannati per reati di particolare gravità, come mafia o terrorismo, non possono essere ammessi ai “benefici penitenziari”, né a misure alternative alla detenzione. Sono esclusi, quindi, la liberazione condizionale, il lavoro all’esterno, i permessi-premio e la semilibertà. In pratica l’ergastolo diventa a tutti gli effetti un “fine pena mai”.

 

Perché è incostituzionale

Secondo i giudici della Corte costituzionale l’ergastolo ostativo "è in contrasto con gli articoli 3 e 27 della Costituzione". Per questo è stato dato tempo fino a maggio del 2022 per intervenire a livello legislativo. Se ciò non accadrà l’attuale norma decadrà.

 

Le reazioni politiche

"Per mafiosi e assassini l'ergastolo non si tocca" ha commentato il leader della Lega, Matteo Salvini. D’accordo anche il M5S, che tramite i propri parlamentari delle commissioni Antimafia e Giustizia annunciano la contrarietà a qualsiasi "passo indietro". Plaude al pronunciamento della Consulta, invece, il Pd che parla di “scelta saggia” soprattutto per la possibilità di discutere una nuova legge con un anno di tempo. Esorta a un intervento rapido, però, Maria Falcone, sorella del giudice Giovanni, che si augura che il legislatore legiferi "presto", "in modo da non pregiudicare l'efficacia di una normativa antimafia costata la vita a tanti uomini delle istituzioni". Per l’associazione Antigone invece ''l'incostituzionalità è accertata e non si potrà tornare indietro''.

 

Una decisione attesa: no anche dall'Europa

Quanto indicato dalla Consulta era ampiamento atteso. Anche il ministero della Giustizia aveva già dato due pareri in linea con quanto deciso dalla Corte costituzione, tramite il proprio ufficio legislativo, fin dalla precedente legislatura, quando a capo del dicastero c’era Alfonso Bonafede, e si scriveva che c’erano "notevoli possibilità" che la questione di costituzionalità fosse accolta.

Contro l’ergastolo ostativo si era espressa anche la CEDU, la Corte europea per i diritti dell’uomo, che nel 2019 aveva invitato l’Italia a rivedere la legge, ritenendola in contraddizione con la Convenzione europea dei diritti umani, che proibisce “trattamenti inumani e degradanti”. La CEDU aveva definito la legge “parzialmente incostituzionale”: la sentenza era arrivata dopo il ricorso della Corte di cassazione e dal Tribunale di sorveglianza di Perugia, riguardo i casi di due condannati per mafia.

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