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Lo sguardo oltre la siepe

Lo spirito di Assisi di Francesco verso i fratelli e le religioni

Il Papa gesuita Francesco prova a seguire il cammino del santo con le sue encicliche e anche il confronto interreligioso, a partire proprio dall’Islam

Lo spirito di Assisi di Francesco verso i fratelli e le religioni

Se qualcuno cita «Lo spirito di Assisi», la memoria di molti ripresenta immagini famose di repertorio: la fila dei capi delle religioni mondiali che sfilano per la città di frate Francesco. Quando Giovanni Paolo II pensò a questo grande raduno di fede, di dialogo, di pace non ebbe dubbi sulla sede più idonea: Assisi. Ben oltre i suoi trafelati bottegai, indaffarati coi turisti, oltre le autorità civili ed ecclesiastiche, oltre i frati e le monache che la popolano fittamente, Assisi è soprattutto la città di Francesco e Chiara, una città piccola, bella e disarmata; o meglio, armata di quel grande amore che fece e fa di Francesco il fratello universale. Francesco è amato anche fuori della Chiesa Cattolica e del Cristianesimo, riscuote simpatie in altre religioni e anche da non credenti.

 

Se l'apostolo Paolo scrive nelle sue lettere: «Fratelli, fatevi miei imitatori!», il santo di Assisi ne ha uno di alto lignaggio, che addirittura lo ha imitato in primis nel nome: il Papa gesuita Francesco. Oltre al nome, il Papa sta seguendo in molti modi e in maniera serrata il cammino tracciato dall'assisano. È lui stesso talvolta a dichiararlo, ma soprattutto lo si legge nelle parole del suo magistero e in due atti che i credenti chiameranno «profetici», ma che tutti gli uomini e donne di buona volontà considereranno per lo meno profondamente simbolici: i viaggi ad Abu Dhabi e in Iraq per incontrare due grandi autorità dell'Islam. La sua lettera enciclica Evangelii Gaudium s'ispira al comando che San Francesco ricevette in preghiera dinanzi al celebre crocifisso di San Damiano d'Assisi: «Francesco, va' e ripara la mia chiesa, che come vedi va tutta in rovina».

Prendendo alla lettera il sussurro di Dio, il giovane Francesco riparò con malta e pietre quella chiesetta diroccata e poi altre due nella valle spoletana, finché con l'aiuto del Papa Innocenzo III non comprese che la sua missione era riparare la Chiesa spirituale, col cemento di una fraternità universale, offerta a tutti gli uomini e donne, anzi a tutte le creature del cosmo.

 

L'altra enciclica, Laudato si', cita nel titolo il ritornello del primo vagito della nostra splendida letteratura, il Cantico di frate sole, tralasciando per la prima volta il protocollare titolo latino e richiama l'urgenza di salvare «sora nostra madre terra». Il titolo dell'ultima enciclica, Fratelli tutti, cita ancora una parola di San Francesco, tratta dai suoi scritti: l'obiettivo del documento è invitare a condividerne il sogno. Francesco d'Assisi, dice il Papa: «è stato un padre fecondo, che ha suscitato il sogno di una società fraterna». Questo sogno è rinnovato nel cuore del Papa di fronte alla realtà che ci circonda, piena di cocci di sogni infranti.

 

I primi quattro capitoli della lettera leggono la situazione, gli altri quattro propongono sentieri di speranza. Si parte nell'analisi da «Le ombre di un mondo chiuso». I titoli dei paragrafi sono crudi: Senza un progetto per tutti; Pandemie e altri flagelli; l'Illusione della comunicazione. A questo quadro Papa Francesco accosta una figura satura di misericordia, il buon samaritano. Non è necessaria la fede cristiana per affiancarsi a chi è caduto per strada e sanguina per l'iniqua violenza. Uno degli spettacoli che l'Africa offre è l'alleanza e il rispetto reciproco tra le varie chiese e le agenzie, le associazioni di diverso tipo e ispirazione che semplicemente sono sul campo a raccogliere chi è caduto. Il Papa «osa» recuperare tre parole che fino a qualche anno fa erano ancora tabù per la cultura cattolica: Liberté, Egalité, Fraternité. Francesco sottolinea il valore di questo sogno della Rivoluzione francese. Avvisa a un tempo che «la fraternità ha qualcosa di positivo da offrire alla libertà e all'uguaglianza». Queste non si declinano in pienezza solo come espansione dell'Io individuale. Ciò ha promosso la rivoluzione industriale e il capitalismo, ma non ha portato a un mondo più fraterno.

 

Occorre così una politica nuova, non sottomessa al dettato della finanza, il cui obiettivo consiste «nel rimettere la dignità umana al centro». Questa esige il rispetto di valori che non sono negoziabili e vanno difesi da tutti. In questo sogno di fraternità universale il Papa inserisce il dialogo interreligioso e con tutti. San Francesco si recò a visitare – in tempo di crociate – il Sultano Malik-al-Kamil in Egitto; Papa Francesco ha ruminato il testo di Fratelli tutti nel 2019 ad Abu Dhabi col Grande Imam Ahmad-Al-Thayeb, con cui ha parlato di Dio e della pace che chi crede in Lui deve promuovere. È seguito il viaggio in Iraq in marzo 2021 per parlare col Grande Ayatollah degli sciiti Sayyid Ali Al-Sistani.

 

Samuel Huntigton in Lo Scontro delle civiltà, prevede scontri di culture e religioni. Papa Francesco e il grande Imam hanno sottoscritto un documento comune per ricordare che Dio «ha creato tutti gli esseri umani uguali nei diritti, nei doveri e nella dignità, e li ha chiamati a convivere come fratelli tra di loro». Fratelli tutti è un grande sogno, come quello di Luther King, di Nelson Mandela, di Francesco d'Assisi. I grandi sogni appartengono a tutti, tutti sono chiamati a lavorarci.

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