I dossier di Palazzo Chigi

Recovery Plan, conti, riforme: il crocevia delle scelte di Draghi

Dieci giorni e poi il Piano va inviato a Bruxelles, incontri con i partiti alle battute finali. Questa settimana Def e scostamento di Bilancio in Parlamento

Recovery Plan, conti, riforme: il crocevia delle scelte di Draghi

Si sta chiudendo il ciclo di incontri tra il premier e i partiti sul Recovery Plan. Draghi ha già ricevuto nei giorni scorsi Lega, M5S, Pd e FI, oggi tocca a Italia Viva e Fratelli d’Italia, domani alle parti sociali.  In settimana è previsto il varo del provvedimento da parte del Consiglio dei Ministri per poi passare all’esame del Parlamento. Il presidente lo illustrerà a Palazzo Madama e a Montecitorio lunedì 26 e martedì 27. Giorni cruciali, dunque, in cui Palazzo Chigi accelera per rispettare i tempi di consegna a Bruxelles, previsti per il 30 del mese. La trattativa dovrebbe essere alle battute finali, ma non è detto che ci siano ancora margini di manovra.

Draghi ha chiaro il quadro delle priorità e la cornice entro cui gli investimenti dovranno muoversi. Piuttosto, se c’è un tira e molla con le forze di maggioranza, è sulla direzione politica del Piano, il più massiccio che l’Italia abbia avuto da sessant’anni. 

 

Non sono giorni facili a Palazzo Chigi. Se da un lato è necessario chiudere sul Recovery Plan, dall’altro c’è il fronte della finanza pubblica che preme. Giovedì il Def e lo scostamento di Bilancio da 40 miliardi giungeranno all’esame delle Camere. Nel frattempo il governo studia il decreto Sostegni bis, ben sapendo che il Paese si trova a un crocevia, in cui ogni mossa è legata all’altra: i conti dello Stato, il Pnrr con i 191, 5 miliardi di risorse, le riforme strutturali, a partire dalla PA fino alla giustizia civile, tributaria e fallimentare. Su tutte campeggia la decisione che riguarda le riaperture legata sì ai dati attuali, ma soprattutto all’accelerazione della campagna vaccinale per l’uscita progressiva dall’emergenza sanitaria.

Draghi muove le fila di una situazione complessa che non può tollerare i litigi della politica e un eventuale stallo. E’ una corsa contro il tempo, non solo per dare il via libera a misure straordinarie, ma anche per gettare le basi di un’efficace semplificazione dell’apparato statale, che appare quanto mai invecchiato. E che consenta al Paese di sapere navigare per i prossimi anni - andando anche oltre il 2026, tetto temporale di esaurimento del Recovery Plan – verso la ripresa economica. L’occhio vigile del Ministero di Economia e Finanza è sul rapporto deficit-Pil, che quest’anno sfiora la cifra record del 12 %, e che si stima nel 2025 si attesti al 3%. Ma per l’uscita dal debito è la crescita che conta. In ogni modo, le previsioni saranno illustrate dal ministro dell'Economia, Daniele Franco, già da domani nelle commissioni Bilancio in seduta congiunta per le audizioni sul Def. 

 

Ma se il governo tira dritto, il clima tra le forze politiche che lo sostengono è cambiato nelle settimane appena trascorse. Non più toni da armistizio quelli di Matteo Salvini, ma da aperte ostilità. Il bersaglio non è tanto l’inerme Movimento Cinquestelle, quanto piuttosto il Partito Democratico che è tornato a rimettere al centro della sua politica i diritti. Una linea che il leader del Carroccio considera insidiosa, spinge perciò per arginare eventuali virate a sinistra dell’esecutivo.

Dopo i continui attacchi al titolare della Salute, Roberto Speranza, il ‘capitano’ adotta la strategia di rivendicare a sé il merito di determinate scelte e orientamenti di Palazzo Chigi, come se la Lega contasse più di altri. O almeno, questo è quello che vuol dare a intendere ai suoi elettori. “Sto lavorando con diversi ministeri su infrastrutture, transizione ecologica e digitale per costruire insieme un pacchetto che accompagnerà i nostri figli fino al 2056”, dichiara ancora oggi sul Recovery Plan. “Siamo entrati al governo anche per evitare che questi 200 miliardi fossero decisi a tavolino solo da Pd e 5 stelle che hanno una mentalità diversa dalla nostra. Non stiamo imponendo niente a nessuno, stiamo dando idee e contributi, e il passaggio in Parlamento ne è la riprova”. 

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