Alla fine è stato un infortunio a farlo uscire dal campo. Se non lui sarebbe rimasto fine alla fine e probabilmente avrebbe vinto.
Paul Gascoigne ha dovuto lasciare L'Isola dei Famosi 2021, dopo che una visita medica ha appurato che la sua situazione era più grave del previsto: legamento e tendine della spalla sono rotti. Ilary Blasi glielo ha comunicato così:«Paul ci dispiace veramente tanto. Purtroppo il bollettino medico non è buono. Le tue condizioni sono state messe a dura prova e non ti permettono di continuare questa avventura. A noi dispiace veramente tantissimo perché tu sei stato lo spirito più acceso di questa edizione».
E i suoi numerosissimi fan hanno decretato Gazza vincitore morale di questa edizione, dove gli incidenti non sono mancati. «Per me hai vinto tu Gazza, grande uomo», lo incoronano su Instagram. D'altronde in questa fredda primavera del nostro scontento l'unica cosa che ci ha scaldato un po' il cuore sono le chiappe bruciacchiate dal sole di Paul Gascoigne su una spiaggia dell'Honduras. E poi lui con il suo grido di battaglia che sale sul podio: «Io sono arrivato qui come Paul Gascoigne e torno in Inghilterra come Paul Gascoigne. E non me ne frega un c****o di cosa hanno detto gli altri». Un po' Marchese del Grillo, un po' Braveheart.
Paul Gascoigne all'Isola dei Famosi 2021, scoppia la "Gazzamania"
E sui social è esplosa fin dall'inizio la Gazzamania: «Penso che oggi sia l'unico che metta d'accordo l'Italia intera», «Io voglio Paul Gascoigne nella mia esistenza», «Ti stimo, leggenda», «Credo che un'unghia della sua vita sia stata più intensamente vissuta di parecchi anni della mia e forse anche di quella di molti altri». Non abbiamo dubbio alcuno su questo. Lo struzzo vestito con la sua maglia del Tottenham e portato all'allenamento, Teddy l'orso di pezza parlante con il quale andò al colloquio con il manager degli Spurs, le lacrime esibite senza pudore, 26 milioni di sterline guadagnati e sperperati in fiumi di alcool, le notti in solitudine negli alberghi dove si ostinava a vivere, i tentativi di suicidio. Momenti memorabili e poi il tracollo tra ospedali psichiatrici e centri di disintossicazione. Lui che con disarmante ingenuità disse: «L'alcol era la via d'uscita più facile». Fuori di testa, ma diverso da tutti. Come quella volta che sul pullman della squadra si sedette dietro Dino Zoff. In una galleria si denudò aspettando la sua reazione a vederlo “nature”.
Entusiasmante, autodistruttivo, infantile come quando rispose a un giornalista con un rutto e finì nei telegiornali della sera e pure in un'interrogazione parlamentare. Quando Ilary Blasi, nella sua ultima incarnazione come Eva Kant, gli chiede: «Cosa sogni?», l'ex numero 8 dell'Inghilterra risponde come se fosse sul lettino di Freud: «Sogno quando giocavo alla Lazio e gli allenamenti con Beppe Signori». Esplosione dei tifosi sul web, ecco il calcio che vogliamo, quello che strappa il cuore, entra nelle vene, come quando chiuse l'arbitro in una cabina telefonica prima della partita. Solo lui. Quando sull'isola dopo qualche screzio con i compagni gli hanno chiesto chi gli avesse fatto più male ha risposto senza indugiare: «La mia ex moglie».
In fondo è l'unico che abbiamo capito alla perfezione quando parlava con il suo buffo gramelot (da un sondaggio è emerso che serve un traduttore per l'incomprensibile Akash). È stato amato visceralmente malgrado le sue intemperanze, perché sappiamo che quelli come lui quando rialzano la testa, sono per forza più alti di tutti gli altri. Twittano i fan: «Uno di noi», «Voglio essere una bimba di Gascoigne». È vero è stato offensivo verso Fariba Tehrani, con quella idea malsana di usare la sua foto come fosse carta igienica, poteva evitarlo, un gesto da spogliatoio, ma conoscendo il suo sarcasmo dissacrante poteva andare anche peggio. Come quando in Scozia mise degli escrementi nel calzettone di Rino Gattuso.
Eroe maledetto con i tatuaggi sbiaditi da vecchio galeotto. Eppure quando vi sentirete giù riguardatevelo non solo sul campo, dove ha fatto cose indimenticabili, come la rete nel suo primo derby romano, ma anche da naufrago mentre dice: «Tu pensa che io trista? Ho giocato a calcio per 20 anni con 30mila persone arrabbiate con me, che mi urlavano “stupido ciccione”. Tu pensi che ho paura di questi quattro qua? No, io ridere». E allora chiappe all'aria e via col vento.