Colori e contagi

Nuovi colori Regioni da lunedì 3 maggio: zona gialla, rossa, arancione

Cosa cambia dopo l’ultimo monitoraggio settimanale. Rt in lieve aumento, calano i contagi. Scende anche l’età media dei contagiati a 42 anni. Il punto.

Nuovi colori Regioni da lunedì 3 maggio: zona gialla, rossa, arancione

Dal 3 maggio la Valle d'Aosta passa in zona rossa, con un conseguente inasprimenti delle restrizioni che riguardano spostamenti, scuola, ristoranti e bar. Migliora, invece, la situazione in Sardegna che passa in fascia arancione. A prevederlo è l’ultima ordinanza del ministro della Salute, Roberto Speranza, che definisce la nuova mappa a colori dell'Italia da lunedì 3 maggio.

 

La nuova mappa dell’Italia: promossi e bocciati

Da lunedì, dunque, aumentano le limitazioni in Valle d'Aosta, che diventerà l'unica regione in zona rossa d’Italia, mentre la Sardegna passa da rossa ad arancione insieme a Basilicata, Calabria, Puglia, e Sicilia. Tutte le altre Regioni sono invece in area gialla. In otto regioni comunque, nonostante il trend in discesa, il tasso di occupazione delle terapie intensive resta sopra la soglia di attenzione del 30%. Gli esperti sottolineano il miglioramento, visto che la scorsa settimana erano 12 le Regioni con le terapie intensive a livelli di guardia, ma l’indice Rt è in leggera risalita.

 

Brusaferro: “Decrescita lenta”

Secondo il monitoraggio settimanale dell’epidemia, l'indice Rt è in leggera risalita a 0,85 da 0,81, ma cala l'incidenza (da 152 a 146 casi su 100mila abitanti). Migliorano anche la pressione sulle strutture ospedaliere, sia in area medica che nelle terapie intensive. Intanto scende anche l’età media dei contagiati, a 42 anni, e quella dei pazienti ricoverati da 67 a 66 anni. Secondo il presidente dell'Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro, sarebbe il frutto delle prime vaccinazioni sulla popolazione anziana.

Lo stesso Brusaferro parla di "decrescita lenta" per la quale occorrono "attenzione e gradualita'  nelle riaperture" perché l'incidenza resta "tre volte superiore ai 50 casi ogni 100mila abitanti che è la soglia per il tracciamento automatico". Un dato che deve scendere "per poter intervenire tempestivamente dove dovessero insorgere varianti nelle comunità", dice ancora il presidente dell'Iss.

 

Variante indiana e inglese

Se la variante inglese resta quella predominante in Italia, con il 91,6% di casi, l'attenzione è rivolta a quella indiana, che ha già portato a chiudere i collegamenti aerei: "E' sotto investigazione, dobbiamo capirne le caratteristiche" ha spiegato Giovanni Rezza, Direttore generale della prevenzione del ministero della Salute. A rassicurare è stato Francesco Vaia, Direttore sanitario dello Spallanzani di Roma. "Non spaventiamo le persone con toni troppo allarmistici. Non vi è ancora alcun dato, ripeto alcun dato, che ci faccia dire che la variante indiana sia più cattiva o più contagiosa".

 

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