Sepolture “green”

Come sono i cimiteri 4.0: bio ed ecosostenibili. Ecco dove si trovano

Le richieste di sepolture green aumentano, in tutto il mondo. Anche il campo santo si “adegua” all’esigenza di rispettare maggiormente ambiente e natura

Come sono i cimiteri 4.0: bio ed ecosostenibili. Ecco dove si trovano

C’era un tempo in cui la massima espressione di desiderio di contatto con la natura, una volta passati a miglior vita, era far disperdere le proprie ceneri, magari in riva al mare, in cima a una montagna o in bosco lontano da grandi centri abitati. Oggi ci sono, invece, i cimiteri “bio”, che fanno dell’ecosostenibilità un must. Non solo: le richieste di "sepolture green" sono in aumento, anche in Italia e anche per aggirare il problema della mancanza di spazi nei cimiteri.

 

Cosa sono i cimiteri ecosostenibili

Le sepolture “bio” possono essere di vario tipo: si va dalla scelta di materiali naturali per realizzare le bare, o persino i vestiti dei defunti, fino alla creazione di cimiteri all’interno di boschi o lungo strade e marciapiedi, come accaduto nel Regno Unito. In alcuni casi si può anche optare per rune biodegradabili. Tutto il comparto ha visto crescere le domande, nel 2020, del 30% con un incremento anche in Italia, dove il primo “bosco memoriale” è stato realizzato in Liguria.

 

Dall’esempio inglese al Bosco memoriale

Già da diverso tempo nel Regno Unito si sono cercate alternative alle sepolture tradizionali nei cimiteri, anche per mancanza di spazi. In un’epoca di grande attenzione alla sostenibilità ambientale, però, è aumentata l’esigenza di soluzioni alternative, come i corridoi verdi di sepoltura lungo strade, marciapiedi e ferrovie, dove le bare o le urne sono interrate nei terreni liberi tra le vie di comunicazione. In alcuni casi sono piantati alberi in prossimità dell’urna, in altri le lapidi sono colorate di verde. Sempre in Inghilterra il reverendo Canon Cherles Ryden, con la sua associazione, ha dato vita a un bosco-cimitero nel villaggio di Keysoe, nel cuore del Bedfordshire. Ad oggi si contano circa 300 esempi analoghi Oltremanica. In Italia, invece, un progetto pilota è stato quello della cooperativa Boschi Vivi, start up che ha preso in gestione da Enti pubblici o da privati aree boschive incolte occupandosi del loro ripristino, grazie ai proventi delle “sepolture verdi”. Il Bosco memoriale di Martina Olba (Savona) ospita le ceneri dei defunti sparse ai piedi di alberi tramite interramento.

 

I vestiti “bio”

Un’altra soluzione riguarda invece la possibilità di realizzare abiti per i defunti partendo da spore di diversi tipi di funghi. Gli organismi, secondo il primo ideatore di questa “tecnologia green”, Jae Rhim Lee, col tempo si alimenteranno della salma, accelerandone la decomposizione. Se la soluzione potrebbe far arricciare il naso a qualcuno, resta comunque la possibilità di limitarsi a una bara ecologica e biodegradabile, che sfrutta sempre la presenza di un fungo nel materiale con cui è prodotta, in modo da renderla biodegradabile al 100%. La Hainswort, impresa inglese specializzata, fin dal 2011 ha visto un boom di richieste del 700%.

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA