Big Pharma in Tribunale

Contratto Ue con AstraZeneca: prima udienza verso risarcimento legale

Le inadempienze di consegna dei vaccini potrebbero costare care all’azienda anglo-svedese: 10 euro a dose per ogni giorno di ritardo e 10 mln di penale.

Contratto Ue con AstraZeneca: prima udienza verso risarcimento legale

Al Tribunale di Bruxelles è in corso oggi la prima udienza con cui la Commissione europea ha chiesto un maxi-risarcimento ad AstraZeneca. La sentenza uscirà a fine giugno.

 

L’ora dell’udienza: cosa chiedono i legali Ue

Una giornata critica quella degli avvocati della Commissione europea (Paul Foriers, Fanny Laune, Charles Lambert e Rafael Jafferali) che stanno seguendo l’avvio dell’udienza del giudice belga incaricato di occuparsi della richiesta della Commissione europea di imporre ad AstraZeneca di fornire ai 27 Paesi dell’Ue le fiale di vaccino antivirus attese ormai da mesi. Il Tribunale valuterà se sussistono le condizioni per cui l’azienda anglo-svedese sia effettivamente venuta meno al contratto. Oggi, i rappresentanti legali dell’Esecutivo Ue hanno parlato chiaro nel sostenere che c’è “bisogno urgente di non interrompere le inoculazioni con AstraZeneca. Un motivo più che plausibile per giustificare il ricorso alle vie legali esercitando una buona ‘dose’ di pressione che dimostra come l’Unione abbia fatto tutto il possibile per reagire durante l’emergenza della pandemia ed essere rispettata anche nella sua posizione di controparte dell’agreement.

 

Risarcimento per 10 euro a dose e multa da 10 mln di euro

Si parla di 10 euro (12 dollari) a dose per ogni giorno di ritardo accumulato nelle mancate consegne o per quelle che si dovrebbero ancora effettuare, ma che non hanno comunque fatto fede alla data e alle condizioni stabilite dal contratto di acquisto anticipato firmato con l’Ue. Un accordo che, all’inizio dell’anno, è stato sotto i riflettori dei media, dei Governi e delle istituzioni europee anche alla luce della richiesta di procedere con dei legal steps” (vie legali) suggerite da alcuni europarlamentari a Bruxelles, tra cui ricorderete la francese Aubry Manon. Gli avvocati dell’accusa ritengono che la Big Pharma abbia fuorviato i servizi della Commissione fornendo spiegazioni insufficienti e poco trasparenti sui motivi dei ritardi. Ammonterebbero così ad oltre 10 milioni di euro le penali gravanti sulla casa farmaceutica per ogni violazione del contratto che il giudice potrebbe determinare.

 

AstraZeneca ritarda di 6 mesi, eppure avanzano dosi

Ha fornito solo 30 milioni delle dosi di vaccino che avrebbe dovuto consegnare al blocco entro la fine di marzo. La Commissione europea afferma che AstraZeneca dovrebbe comunque consegnare 70 milioni di dosi (il totale era 180 milioni promessi nel secondo trimestre). Si apprende da fonti di Bruxelles che in Tribunale ha comunicato che sta provvedendo a consegnare tutte le dosi (come da contratto) entro la fine di dicembre. Un ritardo di sei mesi che l’Ue considera una pratica fallimentare. Bisogna considerare anche che il “danno” non è poi così impattante, dato che recentemente si è deciso di somministrare il farmaco prodotto da altre case farmaceutiche (contando per lo più sugli ordini aggiuntivi di Pfizer-BioNTech). È quanto avvenuto in specifici casi di pazienti più esposti al rischio o per certe fasce di età (discorsi che hanno coinvolto anche l’EMA).

La società avrebbe dovuto utilizzare 4 impianti di produzione elencati nel contratto, incluso quello del Regno Unito, in linea con la clausola dei “migliori sforzi possibili” con cui si era difeso il CEO Pascal Soriot in uno dei primi confronti con la Commissione e l’Eurocamera. Ciò che ha fatto irritare l’Ue è che 50 milioni di dosi (destinate ai 27 Stati membri) hanno raggiunto infine altri Paesi. AstraZeneca ha attribuito le “colpe” alle difficoltà di produzione nei suoi stabilimenti europei e alle restrizioni imposte al meccanismo di autorizzazione all’esportazione dei vaccini.

Anche se il Tribunale si pronuncerà a favore della Commissione, resta un punto di domanda sulle effettive consegne future. Le stime Ue riportano che le partite ancora in ballo sarebbero sufficienti a coprire l’inoculazione di tutti gli adulti vaccinabili entro la fine dell’estate (superando quindi quel 70% di popolazione idonea a cui sta puntando l’Ue).

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