Il caso di Novellara

Caso Saman, l’accusa è omicidio premeditato. Si poteva evitare?

Un video e la confessione del fratello della giovane incastrerebbero zio e cugino. Si cercano i genitori e ci si chiede se la giovane si potesse salvare

Caso Saman, l’accusa è omicidio premeditato. Si poteva evitare?

La domanda è inquietante almeno quanto i contorni della vicenda. Saman Abbas si sarebbe potuta salvare? A far sorgere il dubbio, proprio mentre emergono nuovi dettagli che incastrerebbero lo zio e un cugino della giovane, scomparta e ormai data per morta, per mano proprio dei familiari per aver rifiutato il matrimonio combinato con un cugino in Pakistan.


Secondo quanto scritto nelle carte dell’indagine, la ragazza che viveva in provincia di Reggio Emilia con la famiglia, sarebbe stata uccisa “per punirla dall’allontanamento dai precetti dell’Islam”.


A confessare il coinvolgimento dello zio e dei cugini, ora è il fratello della giovane, che ha parlato dopo aver preso le distanze dalla cultura e dalle convinzioni del resto della famiglia musulmana.

 

I genitori sono partiti alla volta del Pakistan pochi giorni prima della scomparsa di Saman, mentre lui è ora in una comunità protetta. I suoi racconti stanno permettendo di ricostruire l’accaduto, comprese le richieste di aiuto di Saman.

 

Saman aveva chiesto aiuto

Nell’ordinanza del tribunale di Reggio Emilia sono riportate le richieste di aiuto partite da Saman. La prima è dell’11 aprile, quando la giovane esce dalla comunità educativa in cui si trovava dopo aver denunciato agli assistenti sociali (quattro mesi prima, a novembre 2020) “violenze e coercizioni da parte del padre”.

 

Come riportato dal Gip, il genitore “le aveva impedito di andare alle scuole superiori”, “spesso la chiudeva fuori di casa obbligandola a dormire sul marciapiede” e la voleva “costringere a tornare in Pakistan per sposare suo cugino”. Allontanata dalla casa paterna, al compimento dei 18 anni Saman torna dai genitori per prendere i documenti, forse per fuggire all’estero. Ma di fatto non esce più dall’abitazione e, quando lo fa, è solo con la madre.

 

Un giorno, il 22 aprile, riesce a fuggire e racconta tutto ai carabinieri di Novellara, compreso il fatto che il padre aveva minacciato di morte la famiglia del suo fidanzato, anche lui pakistano e residente in Italia. Ma è solo il 5 maggio che i militari ottengono un mandato per perquisire la casa dei genitori di Saman, senza trovare né lei, nei i genitori né alcun documento.

 

Gli interrogatori a zio e fratello

I carabinieri interrogano il fratello e lo zio di Saman, che riferiscono di averla vista allontanarsi 5 giorni prima, la sera del 30 aprile, ma forniscono orari che non coincidono tra loro: alle 17 per uno e alle 22 per l’altro.

 

Scattano quindi le indagini, per omicidio e occultamento di cadavere, che ora sembrano chiudersi con l’accusa di omicidio premeditato, proprio grazie alle confessioni del fratello di Saman. Il giovane, affidato a una comunità per minori, dice di temere lo zio e di temere che abbia fatto del male alla sorella. Prima afferma di non sapere cosa le sia successo, poi però crolla.

 

L’ipotesi degli investigatori, che sarebbe confermata anche dai filmati delle telecamere di sorveglianza, è che lo zio di Saman l’abbia uccisa, insieme al nipote e al figlio.

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