
Chissà cosa ne penserebbe Alberto Sordi, celebre e inimitabile interprete del film Il vigile del 1960. Oggi quelli che un tempo a Milano erano chiamati I ghisa, dall’elmo che indossavano, sono agenti di polizia municipaleo locale, ma soprattutto ciò che gli viene richiesto, sia per accedere al corpo, sia per esercitare le proprie funzioni, è ben altro.
A Genova da oggi si discute il nuovo regolamento della Polizia locale, appunto, con particolare attenzione al cosiddetto “codice deontologico”.
A non piacere, specie ai sindacati, sono alcune modifiche si vorrebbero apportare al testo del 1956. Per esempio, è prevista l’introduzione delle body-cam, le telecamere che sono applicate alle divise.
Ma soprattutto fa discutere la volontà di vietare piercing, tatuaggi visibili, ma anche trucco troppo marcato e taglio di capelli non consono. Insomma, tanto è bastato per scatenare un “ingorgo” in consiglio comunale.
Divieto di piercing e tatoos
Tra i punti più contestati c’è il possibile divieto di indossare orecchini troppo vistosi, collane, ma anche trucco eccessivo e poi ancora tatuaggi e piercing. Nel testo che approda oggi in consiglio comunale a Genova, per l’approvazione del nuovo regolamento di polizia locale, c’è anche la cancellazione di uno dei requisiti previsti dal documento originario, che richiedeva ai vigili, per esempio, di saper andare in biciletta.
A chiarire la decisione di mettere mano alle regole, adattandole ai tempi, è stato l’Assessore alla Sicurezza, Giorgio Viale: "Era necessario un aggiornamento se non altro per una serie di trascorsi normativi che bisognava correggere - ha spiegato al Secolo XIX - Si eliminano alcuni articoli anacronistici come quelli che istituivano la figura del barbiere del corpo o quelli relativi alla sezione automezzi che prevedeva che tutti i vigili sapessero andare in bicicletta e al tempo stesso si introducono alcune strumentazioni neppure immaginabili negli anni Cinquanta come le body-cam, le dash-cam, le videocamere installate sulle autovetture, o l'uso di droni".
Quanto e come parlare
Ai sindacati, però, pare piacere meno la parte relativa alle norme comportamentali. Oltre a non ritenere opportuno regolamentare il taglio di capelli, di barba e baffi o altri aspetti esteriori, viene criticata la parte in cui si vorrebbe indicare il comportamento da tenere con i cittadini.
Per esempio, nell’allegato al testo principale si richiede di salutare in italiano corretto e si vieta di chiacchierare con cittadini o colleghi. Protesta Claudio Musicò del Sulpl: “Addirittura si scrive che il saluto deve essere in italiano corretto, questo vuol dire che se si sbaglia un tempo verbale si può andare incontro a provvedimenti disciplinari?" chiede al quotidiano ligure.