Il caso Navalny

Navalny, la sua rete condannata come “estremista” e “terrorista”

Peggiorano le condizioni del dissidente e oppositore russo, mentre il Tribunale di Mosca bolla come “estremista” e “terrorista” la sua fondazione FBK

Navalny, la sua rete condannata come “estremista” e “terrorista”

“Estremista” e persino “terrorista”. In una parola, il movimento di Alexej Navalny è stato dichiarato “illegale”.

 

A deciderlo è stato un Tribunale di Mosca, che mercoledì sera ha emesso una sentenza attesa, ma che avrà conseguenze per i suoi sostenitori e per lo stesso attivista russo, condannato e detenuto in un centro a 100 km dalla capitale, Mosca.

 

Secondo i giudici, che sono arrivati a sentenza dopo un procedimento accompagnato dalle polemiche perché non sono state ammesse molte testimonianze a favore della difesa, la rete organizzativa di Alexey Navalny è accusata di destabilizzare l'ordine pubblico e la sociale, con azioni che sono definite "estremiste" e paragonabili a quelle dei terroristi.

 

Le sue condizioni, intanto, destano nuovamente preoccupazione e del suo caso è prevedibile che parleranno il presidente americano, Joen Biden, e quello russo, Vladimir Putin, nel faccia a faccia atteso per il 16 giugno a Ginevra, nel tour europeo dell'inquilino della Casa Bianca.

 

La rete di Navalny è ritenuta pericolosa

Il tribunale di Mosca ha dichiarato formalmente illegali ed “estremiste” le organizzazioni che fanno capo all’oppositore russo e in generale al suo movimento politico.

 

I giudici si sono espressi con parole molto dure riferendosi in particolare alla Fondazione anticorruzione FBK, la più nota tra le organizzazioni nate su spinta di Navalny e la stessa che ha pubblicato le inchieste che contengono pesanti accuse di corruzione nei confronti di esponenti della classe dirigente russa e dello stesso presidente, Vladimir Putin.

 

Secondo la procura, le organizzazioni di Navalny erano “impegnate a realizzare le condizioni per destabilizzare la situazione sociale e politica del paese con la scusa dei loro slogan liberali”.

 

Le conseguenze: cosa accadrà adesso

La sentenza del tribunale di Mosca era ampiamente prevedibile e le sue conseguenze non tarderanno ad arrivare. La più immediata, come spiega il Washington Post, è che gli attivisti di Navalny che aderiscono alla rete di organizzazioni che lo sostengono, potranno essere perseguibili. A coloro che vi lavorano sarà inoltre vietato raccogliere fondi per le campagne di sensibilizzazione e anche per sostenere lo stesso Navalny, sia legalmente, sia nei canali di comunicazione tramite i quali sono diffusi i suoi messaggi.

 

Impensabile, inoltre, l’organizzazione di eventi pubblici, in quanto considerati anch’essi “estremisti” e potenzialmente eversivi.

La legge russa, poi, prevede fino a dieci anni di prigione per chi fa parte o finanzia organizzazioni ritenute “estremiste”, definizione che equipara la rete di Navalny a quelle terroristiche, come al Qaida o i talebani.

 

Polemiche sulla sentenza

Non mancano le polemiche per il pronunciamento dei giudici, con dubbi sull’equità della sentenza, che arriva dopo un processo iniziato lo scorso aprile e al quale non è stata ammessa la testimonianza dello stesso fondatore dell’FBK.

Le motivazioni della “condanna”, inoltre, sono considerate “segreto di Stato”.

 

Navalny, condizioni peggiorate

Intanto l’attivista russo e oppositore di Putin è in carcere per scontare una condanna a tre anni e mezzo dovuta a una violazione della libertà vigilata dopo il suo avvelenamento con gas nervino e le cure in Germania.

 

Le sue condizioni di salute, già aggravatesi qualche tempo fa e poi migliorante, sarebbero nuovamente peggiorate. Navalny, però, in un lungo post su Instagram ha commentato la sentenza così: “FBK non è FBK. Il quartier generale non è il quartier generale. Non siamo un nome o un pezzo di carta o un ufficio. Siamo un gruppo di persone che uniscono e organizzano quei cittadini russi che sono contro la corruzione, per tribunali più giusti e per l’uguaglianza di tutti davanti alla legge”.

 

Solo poche settimane fa anche la Corte europea dei Diritti umani aveva aperto un procedimento contro la detenzione di Navalny, per violazione dei diritti, dopo proteste analoghe da parte della Casa Bianca. 

 

Dopo i primi messaggi lanciati da Joe Biden, all'indomani del suo insediamento come neo Presidente statunitense, ora la condizione dell'oppositore russo sarà discussa anche nel previsto incontro tra lo stesso Biden e Vladimir Putin, a Ginevra tra meno di una settimana. 

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