Le indagini

Sparatoria ad Ardea: le vittime, i motivi, il killer e la pistola

La comunità è sotto shock. Si indaga per capire come il killer, con problemi psichici, potesse disporre della pistola del padre. L’uomo aveva precedenti

Sparatoria ad Ardea: le vittime, i motivi, il killer e la pistola

Ardea, poco distante da Roma, piange per la scomparsa di David e Daniel, i due fratelli di 5 e 10 anni rimasti vittime della folla omicida di Andrea Pignani, l’uomo di 34 anni che ieri ha aperto il fuoco in strada, apparentemente senza un perché.

 

La cittadina è sotto shock per l’accaduto, che è costato la vita anche a un anziano, Salvatore Ranieri, 84 anni, che passava in quel momento in bicicletta e ha cercato di proteggere i due bambini, facendo loro da scudo e rimanendo a sua volta ucciso.

 

C’è dolore, ma anche rabbia e incredulità: come è possibile che un uomo, che in passato era stato sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio per problemi psichici, potesse disporre di un’arma? Perché ha agito uccidendo i bambini per poi togliersi la vita con la stessa arma?

 

È stato un gesto di follia o era legato alla lite avute nella mattinata con il padre dei bambini, che si trova ai domiciliari per droga? Col passare delle ore emergono elementi utili a ricostruire l’accaduto.

 

Chi era il killer

Andrea Pignani, 34 anni, era noto alle forze dell’ordine. In passato aveva già minacciato la madre e alcuni passanti sia con un coltello che con la pistola, che apparteneva al padre deceduto lo scorso novembre. Il genitore era una guardia giurata. Era sua era la pistola usata per la strage: una Beretta calibro 7,65, di cui sembra però che i carabinieri non sapessero dell’esistenza.

 

Pignani, ingegnere informatico, viveva con la madre con la quale pare che avesse avuto più volte dei dissidi, tanto da arrivare a minacciarla con un coltello. Lei era stata costretta a chiamare aiuto, facendo accorrere i carabinieri. Per questo il killer di Ardea era stato sottoposto a trattamento sanitario obbligatorio: una sola notte di ricovero per poi tornare a casa.

 

I problemi psichici, però, sembra non fossero del tutto risolti. Alcuni testimoni raccontano che era capitato che girasse per il quartiere terrorizzando i passanti proprio con la pistola del padre, discutendo animatamente con qualcuno di loro. Come sembra sia accaduto anche con il padre dei due bambini rimasti uccisi nella sparatoria.

 

La lite col padre dei bambini

Il condizionale è d’obbligo, perché le indagini e la ricostruzione degli inquirenti sono ancora in corso, ma parte che la sparatoria di ieri sia legata a una discussione tra l’omicida e il padre dei bambini rimasti uccisi.

 

Secondo quanto riferito dalla nonna di Daniel e David, non appena sentiti gli spari il padre dei bambini sarebbe uscito in strada urlando: “A me per un p0’ di droga mi tengono ai domiciliari, mentre questo con la pistola nessuno lo controlla”.

 

Il suo avvocato, Diamante Ceci, poche ore dopo ha dichiarato: “E’ stata come una esecuzione. I bambini sono stati avvicinati dall’uomo, uno è stato colpito al petto, l’altro alla gola. I genitori di Daniel e David sono distrutti e chiedono massimo riserbo e rispetto”.

 

Il litigio prima dell’aggressione

Sempre secondo alcune testimonianze, al vaglio degli inquirenti, potrebbe esserci un litigio tra l'aggressore e il padre dei bimbi tra i motivi della sparatoria.

 

Stando a quanto riportato sul Corriere della Sera, si starebbe analizzando il racconto di Romano Catini, presidente del Consorzio di via di Colle Romito ad Ardea.

 

L’uomo ha riferito di un litigio tra Andrea Pignani e il padre di Daniel e David, avvenuto ieri mattina per futili motivi.

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