Elezioni amministrative

Milano, Salvini in stallo sulle candidature. A Roma è guerra Pd-5S

Nel capoluogo lombardo il leader leghista in difficoltà sui nomi. Per il Campidoglio Gualtieri (Pd) esclude apparentamenti con Raggi al ballottaggio

Milano, Salvini in stallo sulle candidature. A Roma è guerra Pd-5S

Dopo il goal di Giorgia Meloni che l’ha spuntata sul candidato sindaco di Roma trascinando l’intero centrodestra sull’opzione Michetti, l’impasse della Lega a Milano rivela tutte le difficoltà di Matteo Salvini per la scelta del competitor di Beppe Sala. Non è un bel vedere che il leader di via Bellerio, proprio nella sua roccaforte, arranchi sulle candidature. A Milano, secondo quanto si apprende, punterebbe ancora su un civico in tandem con Gabriele Albertini come vice.

 

I nomi che circolano non sempre sono graditi agli alleati. Ma la quadra potrebbe essere trovata sul genero di Ennio Doris, amico fraterno di Silvio Berlusconi e fondatore di Banca Mediolanum. È Oscar di Montigny, che potrebbe mandare definitivamente in soffitta la candidatura azzurra, e tutta politica, di Maurizio Lupi.

Nemmeno tanto sgradito alla Meloni, l’eventuale designazione dell’ex ministro dei Trasporti rappresenterebbe però una sorta di abdicazione di Salvini a decidere nello scacchiere milanese. Dopo Roma, una rinuncia anche a Milano darebbe troppo vantaggio agli alleati e indebolirebbe la sua leadership. In ogni caso, oggi dovrebbe tenersi un nuovo vertice. L’intenzione è di accelerare e chiudere in pochi giorni la partita delle candidature del centrodestra nelle città ancora in attesa.

 

Nel frattempo sul tavolo resta il progetto della ‘federazione’ che il leader leghista non ha intenzione di abbandonare. A mettere nuovi paletti ci pensa però Antonio Tajani: “Ci stiamo confrontando su questi temi. Sono parecchie le ipotesi e la fretta è sempre una cattiva consigliera. Stiamo esaminando la proposta di Salvini così come altre”. Per il coordinatore nazionale di Forza Italia “una fusione a freddo sarebbe un errore”. Invece, “guardare al futuro e pensare per il 2023 a un grande partito, tipo quello Repubblicano negli Stati Uniti, diventerebbe un grande progetto politico”. Al contrario, “mettere insieme i voti di FI, Lega e FDI in una sorta di cocktail non ha alcun significato”. 

 

Intanto, nel centrosinistra i rapporti tra Pd e M5S sono sempre meno idilliaci. Oggi Giuseppe Conte sarà a Napoli per sostenere la candidatura unitaria dell’ex ministro Gaetano Manfredi. La città partenopea è uno dei capoluoghi in cui l’intesa si è trovata. Ma più la campagna elettorale entra nel vivo, più sembrano aumentare le distanze tra i due partiti. Il dente avvelenato il Pd ce l’ha ancora per il caso Roma, dove alla fine l’accordo è saltato: i 5S si sono trincerati sul nome della sindaca uscente. Ma ora che la campagna elettorale sta entrando nel vivo al Nazareno non hanno alcuna intenzione di fare sconti a nessuno.

 

Dopo “il giudizio molto negativo” dato da Enrico Letta sui 5 anni di amministrazione Raggi, oggi ci pensa il candidato Pd alle primarie, Roberto Gualtieri, a rincarare la dose. L’ex ministro dell’Economia parla di giudizio negativo “inappellabile” e chiude ogni “spazio a futuri apparentamenti “con il partito di Conte in fase di ballottaggio. Escludendo, perciò, l’ingresso 5S in una futura Giunta targata Pd. “Andremo al ballottaggio e ci rivolgeremo a tutti i romani, anche agli elettori di Virginia Raggi che hanno creduto a promesse e progetti, molti dei quali anche giusti e condivisibili”, dichiara. “Sono stati fatti dei bei piani ma poi non sono stati realizzati”.

COPYRIGHT THEITALIANTIMES.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA