
A inizio giugno il Cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, membro del consiglio dei nove cardinali voluto da Papa Francesco per la Riforma della Curia Romana e presidente dei vescovi tedeschi, ha rassegnato le dimissioni dalla sua sede episcopale. Con chiarezza ha indicato il motivo: non solo «i fallimenti personali e gli errori amministrativi», ma anche per il «fallimento istituzionale» della Chiesa nella crisi degli abusi sessuali in Germania.
Francesco ha autorizzato la pubblicazione della lettera di Marx, e ha respinto le dimissioni. Nella sua risposta si legge: «Grazie per il tuo coraggio cristiano che non teme di essere umiliato davanti alla tremenda realtà del peccato. Assumere la crisi, personalmente e comunitariamente, è l'unica via fruttuosa». Suscita stima il gesto del Cardinale tedesco e riflessione profonda la risposta del Papa.
Chi scrive ha lavorato per sette anni (2013 – 2020) come Procuratore generale di un grande Ordine religioso francescano, sparso su cinque continenti, lo stesso del Cardinale di Boston, Sean Patrick ‘O Malley, ricostruttore d’una diocesi distrutta dallo scandalo, che ha venduto beni per centinaia di milioni di dollari per aiutare con terapia costante le piccole vittime a risorgere. Sette anni d’impegno a difesa dei minori e nella repressione degli abusi autorizzano qualche considerazione. Dal 2001 la Chiesa ha intrapreso una stagione legislativa dedicata alla difesa dei minori e alla repressione degli abusi, senza sconti.
Nel 2001 fu promulgato da Giovanni Paolo II il Motu Proprio Sacramentorum Sanctitatis Tutela, che perseguiva i «delitti più gravi riservati alla Congregazione per la Dottrina della Fede». Scoppiato poco dopo il caso americano, esposto con sufficiente correttezza nel film Il caso Spotlight, la medesima Congregazione (CDF) dovette affrontare un’ondata di casi, molti dei quali antichi.
Lo sforzo, al limite dell’umano, produsse un’immersione nei numerosi procedimenti che fornì l’esperienza richiesta per una riforma del testo legislativo, sostanzialmente inasprito da Benedetto XVI nel maggio 2010. Altri interventi parziali hanno infine condotto Francesco all’attesa riforma del Libro VI del Codice di Diritto Canonico, con la Costituzione apostolica Pascite gregem Dei – Pascete il gregge di Dio del maggio scorso. In Particolare il delitto di abuso sessuale su minori è stato collocato nell’ambito dei delitti contro la persona umana, mentre prima era tra i delitti contro obblighi speciali dei chierici.
Oltre lo sforzo del legislatore, la Chiesa è cresciuta in questo scorcio del secolo attuale nell’impegno di perseguire gli autori dei delitti consumati. La prassi delle Procure degli Ordini religiosi e degli organi delle diocesi e delle conferenze episcopali a ciò preposti si è irrobustita. Il sistema di governo centralizzato della Chiesa cattolica fa afferire ogni procedimento penale in questa materia riservata alla CDF. Lo scambio istituzionale con la Congregazione, estremamente qualificata quanto alla tecnica giuridica, ha fatto crescere gli attori periferici, le Curie diocesane e degli Ordini religiosi in tutto il mondo.
In passato un vescovo poteva credere ingenuamente che un abuso su un minore si curasse con un ceffone al prete e un allontanamento in altra sede. Studi e convegni che hanno integrato la psicologia criminale in materia hanno chiarito senza dubbi che la pedofilia è una grave psicopatologia. L’azione penale contro chi si rende colpevole di abusi su minori o diversamente abili (ad essi equiparati nella tutela) è obbligatoria; l’ordinario (vescovo o superiore religioso) che la omette incorre in un delitto punibile con severità.
Il lavoro in Procura ci ha portati talvolta a fruttuosa cooperazione con l’ordinamento civile. L’abuso su minori rientra molto spesso nel doppio foro parallelo: è cioè perseguito sia dall’Ordinamento giuridico canonico sia da quello dello Stato. Si tenga presente che la Chiesa ha relazioni con tutti gli stati del mondo. Diversa è la possibile cooperazione con la Repubblica italiana rispetto, per esempio, allo Yemen! Ove attuata, questa cooperazione assieme ad esperienze di diverso tipo ci ha consentito di annusare altre realtà fuori del nostro ambito. La pedofilia non è un problema della sola Chiesa cattolica, ma dell’umanità, che si inquadra a livello filosofico nell’attuale relazione degli adulti con i gioielli dell’umanità: i bambini, i ragazzi.
Ci sono altre realtà religiose fuori del Cattolicesimo e del Cristianesimo, centri sportivi e ricreativi, centri di formazione e di ingresso nel mondo della moda, del cinema, dello spettacolo, altri luoghi in cui è praticato con terribile frequenza l’abuso sessuale su minori. Non frequentemente è dato vedere in questi e altri ambiti un intervento preventivo e repressivo analogo a quello, sempre più robusto e responsabile, della Chiesa cattolica.
Questa, recitato il mea culpa sulle vigliaccherie e le omissioni del passato, sta agendo con responsabile alacrità, fino a reprimere non solo gli autori di questo nefando crimine, ma anche chi copre, omette, mortifica l’autorità in cui la Chiesa lo ha costituito.
Comprendiamo pertanto e la delicatezza del cardinale Marx e la decisione di Papa Francesco di respingere le sue dimissioni. Fallimenti ed errori amministrativi si vedono ad ogni livello. Se dovessimo far dimettere ogni magistrato o ausiliario di tribunale in Italia che sbaglia o omette qualcosa saremmo di fronte a un possibile esodo di massa, a una punizione da diluvio universale. Resta, per tutti noi, l’altissima missione di difendere i piccoli. In ognuno è chiamato a sorgere il nobile cavaliere che, come in un racconto su San Giorgio, si abbassa la celata e inclina la lancia per trafiggere il drago che minaccia un bimbo innocente.