Il Ddl Zan arriva sul tavolo anche del premier, o meglio c’è da tempo. Ma è oggi che Mario Draghi si pronuncerà alle Camere sul disegno di legge contro l’omotransfobia, attualmente all’esame della Commissione giustizia del Senato dopo una prima approvazione alla Camera.
C’è attesa per le parole del presidente del Consiglio, che ha già tentato una mediazione tra i partiti per arrivare a un compromesso, dopo che il Vaticano ha inviato una nota che esorta a modificare il testo.
Draghi in Parlamento sul Ddl Zan
“Domani sarò in Parlamento tutto il giorno, mi aspetto che me lo chiedano e risponderò in maniera strutturata. È una domanda importante questa”. Così ieri il presidente del Consiglio, Mario Draghi, in occasione della conferenza stampa congiunta con Ursula von Der Leyen, a Roma per il Pnrr.
La protesta del Vaticano: i precedenti
La nota diplomatica del 17 giugno è a firma di monsignor Paul Richard Gallagher, segretario per i rapporti con gli Stati (cioè il “ministro degli Esteri” del Papa) ed è stata consegnata all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. Non è la prima volta che accade. In passato fece discutere la protesta formale in occasione del referendum sul divorzio, nel 1974, con la ferma condanna di San Paolo VI.
Lo stesso accadde per il referendum sull’aborto nel 1981, quando Papa era San Giovanni Paolo II. Un altro precedente è avvenuto, più di recente, sempre in occasione di un’altra consultazione popolare, quella per abrogare la legge 40 sulla fecondazione medicalmente assistita e la ricerca scientifica sulle cellule staminali, con una ferma presa di posizione, in quella occasione però da parte del cardinale Camillo Ruini, presidente della Cei, la Conferenza episcopale italiana.
Concordato: cos’è e perché il Ddl Zan lo violerebbe
Il Vaticano, nella nota di pochi giorni fa, sostiene che il Ddl Zan violi il cosiddetto Concordato, cioè il documento ufficiale che regola i rapporti Stato-Chiesa in Italia. Istituito per la prima volta all’interno dei Patti Lateranensi del 1929, sottoscritti da Benito Mussolini e dall’allora segretario di Stato vaticano, Cardinale Pietro Gasparri, sono stati modificati l’ultima volta nel 1984, quando premier era Bettino Craxi.
Gli interventi principali riguardano la rimozione della clausola che definiva quella cattolica come “religione di stato” dell’Italia, trasformando l’ora di religione nelle scuole da obbligatoria a facoltativa, e la possibilità di istituire scuole parificate cattoliche, che diano titoli di studio riconosciuti come equipollenti a quelli degli istituti pubblici.
Ora il Vaticano teme che le posizioni di alcuni sacerdoti o membri della Chiesa in tema di omosessualità possano essere perseguite come reato, quando espresse in pubblico.
Si ritiene una forzatura, inoltre, l’istituzione o adesione a giornate di sostegno per i diritti Lgbt da parte anche di scuole cattoliche.
Dall’Ue dichiarazione congiunta pro Lgbt
Intanto, l’Europa si schiera contro l’Ungheria e la sua legge, appena varata, contro l’omosessualità. Il Governo Orban, infatti, ha approvato un testo che vieta ai minori di 18 anni sia film che libri a contenuto Lgbt.
In risposta è stata sottoscritta una condanna, da parte di Belgio, Francia e Germania a cui si è accodata all’ultimo anche l’Italia. Ma la questione dei diritti della comunità Lgbt agita anche il mondo del calcio e in particolare arriva a Euro 2020.
Le polemiche per lo stadio “arcobaleno” di Monaco
A tenere banco sono le polemiche per la decisione di illuminare con i colori arcobaleno lo stadio di Monaco, dove oggi si disputa proprio la partita Germania-Ungheria per i Campionati europei di calcio. Alla vigilia dell’incontro l’Uefa è intervenuta fermando l’iniziativa, voluta proprio in segno di protesta contro lo Stato ungherese.