
Il primo luglio 2021 la principessa Diana sarebbe una bella, ricca ed elegante signora di 60 anni dal sorriso dolce, lo sguardo malinconico e quel suo capo appena inclinato che toccava il cuore di tutti. Forse con un altro marito, un altro cognome, e perfino altri figli, e magari avrebbe messo fine da tempo alla “guerra” con la famiglia reale, l’ex suocera, la regina Elisabetta, l’ex marito, il principe Carlo, di 12 anni più grande di lei, ancora in attesa di salire al trono. E potrebbe anche aver “perdonato” l’odiata Camilla diventata nel frattempo “principessa consorte”.
Oppure no. Diana avrebbe ancora una vita in bilico tra nuovi amori e battaglie umanitarie da portare avanti. Probabilmente sarebbe una celebrità del Web, una influencer con milioni di like, tenuta alla lontana dalla Royal family…Forse. Di sicuro però nonna Diana avrebbe intorno a sé George, Charlotte, Louis, Archie e Lilibet Diana, i suoi cinque nipotini da amare come aveva amato i figli William e Harry.
E perché no, andrebbe d’accordo con le nuore l’impeccabile Kate, che va pazza come lei per i bei vestiti, e la dissidente Meghan, di cui capirebbe l’amarezza per le umiliazioni familiari che la moglie di Harry dice di avere subito. Lei, Diana c’è già passata. Ma soprattutto la sua tragica fine, seguita da teorie complottiste e implicazioni politiche, che qui immaginiamo mai avvenuta, non avrebbe ossessionato i pensieri di Harry: il principe scappato in America, lontano dalla famiglia reale perché secondo lui il “sistema Buckingham Palace”, dopo quella di sua madre, stava per mettere in pericolo anche la sicurezza della moglie Meghan. Chissà…
Lady D era una donna magnifica, per tutti la “principessa del popolo”, come la ribattezzò il giovane primo ministro Tony Blair. E nel giorno in cui Diana avrebbe compiuto davvero sessant'anni, per volere di William e Harry, una statua in suo onore sarà installata nei giardini di Kensington Palace, il palazzo londinese in cui visse con i figli dopo il divorzio dal principe Carlo.
La storia
La sua breve vita finisce domenica 31 agosto 1997, alle 4.05 del mattino, sul tavolo operatorio del Pavillon Cordier dell’ospedale Pitié-Salpêtrière di Parigi. Diana aveva 36 anni. Quella morte così assurda getta nello sgomento tutto il mondo che aveva amato la fiaba triste dell’ingenua e nobile ragazza, sposa di un principe per niente azzurro, che si era rivelato un marito traditore.
Quando il matrimonio va in pezzi i media (con i quali Diana aveva un rapporto di complicità), fanno di lei una specie di Santa. Lady D, madre esemplare di due figli che l’adoravano, due suoceri glaciali, bulimica, attratta dalla magia, con amanti poco discreti, modaiola, paladina dei più deboli, impegnata nella lotta contro le mine antiuomo e la fame nel mondo.
Il divorzio
Diana Spencer divorzia ufficialmente da Carlo il 28 agosto 1996: lo ha voluto la regina. Non ha più il titolo di Altezza reale, ma mantiene quello di principessa del Galles ed è sempre la madre di un futuro re. Può vivere a Kensington Palace e riceve 17 milioni di sterline come “buona uscita”.
Un anno dopo Diana naviga tra le acque di Saint-Tropez e della Sardegna sullo yacht “Jonikal” che Mohamed Al-Fayed ha regalato a Dodi, suo figlio. Un brutto colpo per la famiglia reale che, come tutti quelli che in Inghilterra contano, ha sempre snobbato Al-Fayed, un egiziano ricchissimo, all’epoca proprietario dei magazzini di lusso Harrods.
Anche Diana aveva in passato rifiutato gli inviti dell’imprenditore, ma ora è lì, sua ospite, corteggiata dall’affascinante figlio playboy di 42 anni. È una storiella estiva o vero amore? Secondo molti Diana non aveva accettato nessun anello di fidanzamento, mentre Al-Fayed ha sempre detto che i due volevano sposarsi.
Domenica 10 agosto il Sunday Mirror pubblica uno scoop mondiale: una foto di Diana e Dodi che si baciano. La nuova coppia è braccata dai fotografi, persino la principessa che è sempre stata attenta e sensibile ai media, ora cerca di nascondersi. Perché?
L’ultimo giorno di Diana e Dodi
Il 30 agosto alle 15.20 Dodi e Diana sbarcano a Parigi, all’aeroporto Le Bourget, quello riservato alle celebrità. Da qui inizia l’assalto dei fotografi che inseguono la Mercedes della coppia prima a villa Windsor ( la villa dove avevano vissuto i duchi di Windsor, Edoardo e Wallis, affittata dal padre di Dodi), poi al Ritz, di proprietà di Al Fayed.
Lei va dal parrucchiere lui raggiunge la gioielleria Repossi di fronte all’albergo e vi resta per poco più di 7 minuti. Va a ritirare l’anello scelto in precedenza per Diana? Poco dopo la coppia assediata dai reporter raggiunge l’appartamento di Dodi vicino all’Etoile, ma ne escono alle 21.35 per andare in un ristorante: fuori però ci sono troppi fotografi e rientrano al Ritz.
Alle 22.10 si fanno servire la cena nella loro suite: place Vandôme è piena di paparazzi. Dodi decide di tornare con Diana nel suo appartamento, a guidare la macchina sarà il vice capo della sicurezza dell’albergo, Henri Paul, che nell’attesa (rivelerà poi l’esame tossicologico), ha bevuto una quantità spropositata di alcol.
La coppia lascia l’albergo pochi minuti dopo la mezzanotte, nonostante le guardie del corpo abbiano cercato di fargli cambiare idea, Henri Paul inseguito dai fotografi imbocca la galleria dell’Alma a una velocità folle, tra 118 e i 155 chilometri l’ora, in macchina c’è anche una guardia del corpo, Trevor Rees-Jones (l’unico sopravvissuto, oggi responsabile della casa farmaceutica AstraZeneca che produce il vaccino anti Covid), dietro sono seduti Diana e Dodi, non hanno le cinture di sicurezza.
“La corsa verso la morte dura tre minuti”, scrive Antonio Caprarica, in quegli anni corrispondente da Londra per la Rai nel suo libro pubblicato nel 2017, L’ultima estate di Diana, “mezzanotte era passata da 23 minuti”.
La Mercedes è un ammasso di lamiere, i fotografi scattano le prime foto di uno spettacolo terrificante. Diana respira ancora, si lamenta, ha la testa incastrata tra i sedili, Dodi e gli altri sembrano già morti. I soccorritori racconteranno poi che le ultime parole di Diana sono state: “Mio Dio cosa è successo”?
Sull’ambulanza il cuore della principessa smette di battere, viene rianimata, poi in ospedale si ferma di nuovo, e di nuovo la riportano in vita. Nell’impatto il cuore si è spostato a destra del torace. Il terzo arresto cardiaco è fatale.
Le telefonate
La prima telefonata al castello di Balmoral, in Scozia, dove i reali sono in vacanza arriva poco dopo l’una di notte. A chiamare da Parigi è l’ambasciatore britannico: "C’è stato un incidente d’auto” comunica, “Diana è gravemente ferita, il fidanzato Dodi al Fayed è morto".
Robin Janvrin, vice segretario privato della regina sveglia Sua Maestà e il principe Carlo. La sovrana decide che per il momento non è necessario avvisare i nipoti: William e Harry hanno 15 e 12 anni, dormono tranquilli, poche ore prima avevano parlato con Diana. Una telefonata veloce, i ragazzi hanno fretta di tornare a giocare con i cuginetti, salutano la mamma: “Ci vediamo presto”, sono le ultime parole.
Intanto Carlo non sa cosa fare, se partire subito per Parigi o aspettare. Poi al castello arriva una seconda telefonata: anche Lady Diana è morta. Carlo chiama Camilla, la sua amante, è disperato, le dice: "Daranno la colpa a me".
Il 6 settembre 1997, giorno dei funerali della principessa del popolo a Londra arrivarono circa 4 milioni di persone, una sorta di lutto collettivo mondiale: la regina è costretta a far abbassare su Buckingham Palace la bandiera della Gran Bretagna, e tenere un discorso in televisione in uno dei momenti più difficili della monarchia.
L’ipotesi del complotto
Mohammed al-Fayed, si rifiuta di credere che il figlio Dodi e Diana siano morti per una tragica fatalità. Ripete con chiunque, che l’incidente d’auto è stato provocato dai servizi segreti del Regno Unito: secondo il miliardario egiziano l’establishment britannico, venuto a sapere che Diana e Dodi al-Fayed intendevano sposarsi, non poteva accettare che la principessa del Galles sposasse un musulmano.
Nella lunga inchiesta sulla morte di Diana e Dodi, l’ipotesi di un complotto e le accuse di Al-Fayed non hanno mai trovato nessun riscontro.
Ma sono in molti a credere che Lady D sia stata comunque una vittima dello Stato britannico o della stampa oppure della Royal family. E nel cuore di tutte queste persone, e nella fantasia collettiva, Diana resta per sempre una martire.